La grande novità della musica moderna fu l’originarsi all’alba del XX secolo della musica afroamericana: il Blues e il Jazz. Coevi e reciproci in termini di ascendenze e influenze.
I decisivi apporti e rapporti del Blues e del Jazz inerenti alla musica moderna li abbiamo visti varie volte e da prospettive differenti; facciamone una breve sintesi e aggiungiamo un tassello.
La grande novità della musica moderna fu l’originarsi all’alba del XX secolo della musica afroamericana: il Blues e il Jazz. Coevi e reciproci in termini di ascendenze e influenze.
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ECM (Editions of Contemporary Music) è una casa discografica fondata nel 1969 da Manfred Eicher in Germania. È divenuta un punto di riferimento per la sua eccezionale estetica: musica atmosferica prevalentemente strumentale di matrice jazzistica.
La sua poetica non è semplicemente della non aggressività, della quiete ritmico-tempistica e rarefazione sonica, con ampie arcate melodiche reiterate, altrimenti sarebbe semplicemente la poetica delle ballad, di pezzi lirici, densi di pathos, “sentimentali”, di cui ce ne sono innumerevoli in tutti i generi. Sfido tutti gli appassionati di musica (pure musicisti, dilettanti o professionisti che siano) di far intonare con la voce da altra persona (o anche da sé) una nota qualsiasi e individuare 8 armoniche (note addizionali che si sviluppano insieme con la fondamentale); e intonarle.
La più che stragrande maggioranza non ci riuscirà. Magma è il nome di un eccezionale gruppo francese: poco conosciuto in Italia.
Fondato e capeggiato dal batterista-compositore (occasionalmente cantante, tastierista e percussionista) Christian Vander. Batterista straordinario, non apprezzato quanto merita, forse anche perché, a cominciare dal mix del suo strumento alle parti che idea ed esegue, mai egotico (strumentalmente), sempre al miglior servizio dei brani nel loro insieme: un vero compositore e leader. Musica Enchiriadis (manuale di musica) è il nome di un celeberrimo testo il cui autore è anonimo*; probabilmente redatto nella seconda metà del IX secolo nella Francia settentrionale. A oggi è il testo più antico del mondo relativamente all’armonia musicale, alla polifonia. Fu una meravigliosa innovazione estetica e poetica; diffusissimo, un riferimento.
Ancora oggi si ritiene diffusamente (anche in autorevoli enciclopedie) che nel Medioevo si credesse che in musica ci fosse una particolare combinazione di suoni dissonanti in grado di evocare il diavolo (pure fosse solo metaforicamente); che quindi sarebbe stata severamente vietata in quell’era umana così tanto religiosa quanto superstiziosa: è falso.
Non c’è alcun riscontro a ciò a tutti i livelli, né documentali né nella prassi. Nei generi musicali tra le discriminanti più importanti vi è la cosiddetta modulazione*.
In un brano la modulazione è il cambiamento di tonalità, ossia la variazione della scala basamento della melodia e armonia correlate. Può essere temporanea o permanente, cioè si può modulare ulteriormente andando a un’altra tonalità o ritornare a quella di partenza (o rimanere fino al termine del brano a quella raggiunta), per esempio da LA maggiore a MI maggiore e poi a SI minore o tornare a LA maggiore (o rimanere in MI maggiore). Premettendo che si sa poco e che si hanno pochissime certezze della musica dell’antica Grecia (dalla quale è principalmente derivata la musica occidentale), tanto che diffusamente nei testi di storia della musica è riservato pochissimo spazio, possiamo tentare di sintetizzare per brevemente relazionarla alla prassi della musica moderna.
Un paio di interessanti sorprese. Seppur la stragrande maggioranza di noi occidentali sia ben felice del proprio patrimonio musicale, quale che sia il genere, Classica, Pop, Jazz, Rock, Funk ecc., questa stessa maggioranza conosce le peculiarità delle musiche indiane e arabe, ossia di essere esclusivamente ritmiche e melodiche (non hanno accordi). Per contrappeso, oltre alla sofisticatezza ritmica, hanno un ancor più sofisticato sistema per melodizzare. Lo abbiamo intuito tutti. Affronteremo, seppur in modo sommario, questo argomento perché, oltre a essere parecchio sconosciuto, quel poco che si sa è anche alquanto scorretto; ma soprattutto perché è molto più legato alla nostra musica di quanto si creda.
All’alba dei ’90 del ‘900 sorsero due stili musicali molto diversi tra loro: l’Acid Jazz e il Grunge.
Uno britannico ed elegante, l’altro americano e scapigliato; uno parecchio innervato da interventi strumentali di buona qualità, l’altro soprattutto vocale e strumentalmente un po’ trasandato. Uno, sorta di iper raffinato Funk, l’altro, ruvido Rock contiguo con l’Hard; in sostanza quasi agli antipodi, quasi delle antitesi musicali. Ma c’è un importante contenuto musicale che li accomuna. La magia di un’invisibile energia che viaggia nell’aria e colpisce il nostro udito incantandoci.
Basta una nota per attirare la nostra attenzione; per emozionarci, stregarci… La musica crea un‘atmosfera che altera in modo profondo la nostra percezione dell‘ambiente circostante; appena quei suoni smettono di far vibrare l‘aria, la magia cessa. Who, Genesis, Bach, Gentle Giant, Pink Floyd e Monteverdi sono alcuni tra i nomi più importanti legati da una linea rossa, nemmeno troppo sottile… Nel corso della storia della musica occidentale sono state combattute molte guerre e battaglie sanguinarie. A oggi la guerra più decisiva è quella scoppiata in Italia nel ‘600 che vide coinvolti i fautori della restaurazione del primato del testo e della semplicità melodica, del “recitar cantando”, sulla musica più complessa e raffinata che poco evidenziava le parole e che era da molti considerata un’algida esibizione intellettuale.
Lo strumento musicale più diffuso in Occidente è la chitarra e lo è per vari motivi: tra i più importanti è che essa permette di produrre armonie, accordi, cioè due o più note contemporaneamente. Quella armonica è la dimensione musicale più complessa sia a livello percettivo sia cognitivo ovvero il suo concepimento e realizzazione; d’altronde basta eseguire qualche accordo uno dietro l’altro imparato alla buona su uno strumento da poche decine di euro e fischiettare un motivetto per fare già musica alquanto articolata. Noi occidentali diamo per scontato questo aspetto, ma nel resto del mondo così non è; la musica armonica è una nostra prerogativa, le altre civiltà, che siano orientali o africane, hanno generato musiche prettamente melodiche e ritmiche.
Le levigate melodie iper diatoniche della musica del periodo barocco o classico (‘600/’700) hanno fatto ai più intendere che l’angolarità e il cromatismo, le “dissonanze” e le complessità extra tonali siano prerogative dei secoli successivi, quelli regnati da titani come Wagner, Charlie Parker, Debussy, Davis, Schönberg, Monk, Stravinsky, Coltrane, Mahavishnu Orchestra, Mingus, Bartok, King Crimson...
Non è andata in questo modo. Oggi viviamo un tempo di forti contaminazioni culturali, pertanto molte radici dei vari popoli si sono mischiate, innestate e sviluppate in folti rami. Tuttavia non solo fino a pochissimi decenni fa non era così, ma di certo non si può ancora affermare che le diversità e differenze culturali e artistiche si siano azzerate, omogenizzate in un super polpettone post moderno. In musica non è una mera questione di stile e superfici, ma al contrario qualcosa che va parecchio in profondità e indietro nel tempo.
Il Jazz-Rock è il genere che ha avuto meno fortuna, il suo periodo dorato è persistito davvero poco, meno ad esempio del contemporaneo Progressive che, successivamente, fu più celebrato e “resuscitato”. Nato a cavallo tra i Sessanta e i Settanta si è imposto sullo scenario internazionale sul finire del 1971 con il primo disco della Mahavishnu Orchestra The Inner Mounting Flame. Fece furore, influenzando molti grandi artisti anche di altri generi, ma già dopo soli cinque anni per vari motivi il Jazz-Rock è entrato in crisi e in sostanza sul finire dei Settanta era morente.
In qualche modo il posto di questa musica strumentale e alta lo prese il genere Fusion, che durò un po’ di più, a fronte di semplificazioni di molti fattori, per l’attiguità al cantabile Pop e al ballabile Funk. Ammettiamolo, l’assolo di chitarra è roba da vecchi. Un tempo tutte le canzoni ne avevano uno, ma oggi sono in via d’estinzione. Perché la chitarra solista è sparita dal mainstream? Così recentemente un articolista sulla rivista Rolling Stone; e ammonticchiando parecchio confusamente ed erroneamente alcune questioni e argomenti, non si è nemmeno risposto…* Però è vero, gli assoli di chitarra elettrica in special modo con timbro distorto un tempo erano più presenti nelle produzioni musicali; tuttavia la tendenza è iniziata moltissimo tempo fa**, non è cosa recente.
Verrebbe subito da chiosare considerando che storicamente nelle produzioni più disimpegnate, come quelle delle boy band, l’assolo è praticamente assente, pertanto far conseguire che più che indice di modernità la rarità di assoli è sintomo d’immaturità; e viceversa, altro che "roba da vecchi"… Ma approfondiamo un minimo. Quel che lega il Prete Rosso (Antonio Vivaldi), il Barbaro Matematico (J. S. Bach), la Popstar (W. A. Mozart), la Rockstar (L. Beethoven) e il Vate (R. Wagner) è un preciso modello musicale cui aderirono. L’epoca di svolta della musica occidentale (europea) fu quando nel Seicento, scalzando la magnifica polifonia medievale-rinascimentale, cominciarono a imporsi concetti teorici armonici-melodici e procedure formali che riguardavano un particolare sistema musicale (chiamato poi tonale) e suoi fattuali ordinamenti strutturali che stabilivano soggetti, ambientazioni e ripartizioni del quadro musicale (introduzioni, code, AABA ecc.), incorniciandolo.
In arte, e non solo, tra gli aspetti più affascinanti di tutti vi è quello della bellezza, inteso come armonia intrinseca di un qualcosa. Si sa, è un’antica questione che dalle nostre parti di mondo risale a Pitagora. La forma di un qualcosa è data dalla sovrana azione numerica, perciò, che sia poi sperimentata in modo più o meno cosciente, questo fornirà il gradiente di “soddisfazione” del fruitore che giungerà a delle conclusioni: se non “è bello, mi piace…”, perlomeno, “l’ho capito…”. E le due cose spesso sono legate biunivocamente, coincidono.
Lo statunitense Blues e lo spagnolo Flamenco sono parenti più di quanto si creda. D’altra parte circa un secolo fa Jelly Roll Morton, uno dei padri del Jazz, parlava della musica di colore spagnolo (Spanish Tinge)… La Spagna, terra abitata anche da gitani erranti, mercanti ebrei e schiavi provenienti dall'Africa, si è alimentata degli influssi culturali di ritorno dall’America anch'essa meticcia. E il Flamenco è un'espressione musicale prodotta in Andalusia nella prima metà dell'Ottocento ed è la sintesi tra l'Andalusia cristiana e quella musulmana.
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Carlo Pasceri
Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore. TEORIA MUSICALE
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Novembre 2023
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