Correva l’anno 1985 ed ero un giovane che stava studiando musica, appassionato di Jazz-Rock, che si stava avvicinando alla Fusion per modernizzarsi. D’altronde il Rock col quale avevo iniziato a entusiasmarmi per la musica fu subito affiancato dai Return to Forever, Mahavishnu Orchestra, Weather Report… Mi interessava soprattutto la musica strumentale, pertanto pure il Rock più alto e avanzato lo sentivo costringente; figuriamoci il Pop (o Pop-rock).
Conobbi i Prefab Sprout appena prima di partire per il servizio di leva militare, il loro disco era Steve McQueen, appena pubblicato, quello più noto. E per moltissimo tempo fu l’unico per me.
Correva l’anno 1985 ed ero un giovane che stava studiando musica, appassionato di Jazz-Rock, che si stava avvicinando alla Fusion per modernizzarsi. D’altronde il Rock col quale avevo iniziato a entusiasmarmi per la musica fu subito affiancato dai Return to Forever, Mahavishnu Orchestra, Weather Report… Mi interessava soprattutto la musica strumentale, pertanto pure il Rock più alto e avanzato lo sentivo costringente; figuriamoci il Pop (o Pop-rock).
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Il movimento vitale è dato da collisioni più o meno marcate, più o meno sfumate tra oggetti. Attriti energetici; potenza dinamica del calore.
Senza questi urti, contrasti, divergenze, resistenze, ci sarebbe la rigida, glaciale, immobilità. Dunque nel nostro vivere siamo continuamente alle prese con attriti di ogni tipo. Naturalmente pure in musica esiste ciò. All’alba dei ’90 del ‘900 sorsero due stili musicali molto diversi tra loro: l’Acid Jazz e il Grunge.
Uno britannico ed elegante, l’altro americano e scapigliato; uno parecchio innervato da interventi strumentali di buona qualità, l’altro soprattutto vocale e strumentalmente un po’ trasandato. Uno, sorta di iper raffinato Funk, l’altro, ruvido Rock contiguo con l’Hard; in sostanza quasi agli antipodi, quasi delle antitesi musicali. Ma c’è un importante contenuto musicale che li accomuna. Ad eccezione della stragrande maggioranza della musica Classica del Novecento e del Jazz, nella musica moderna c’è (soprattutto stata*) un’importante differenza: quella dai contenuti di alto e basso profilo, quella più impegnata (e impegnativa) e quella più disimpegnata e commerciale.
Si potrebbe indicare, semplificando**: le musiche che rientrano nell’alveo difficili e facili, complicate e semplici, sono categorizzate da una parte nei generi Progressive e Jazz-Rock, e dall’altra Pop, Funk-Dance, Blues e Rock (quello più semplice di natura blues o di canzone pop rivestita con suoni più sofisticati o al contrario più “duri”: l’Hard-rock) ***. I californiani Beach Boys, capeggiati da Brian Wilson, furono tra i più importanti gruppi in assoluto del nascente Rock che, in quell’alba degli anni Sessanta, coincideva col Pop.
Help! fu il primo brano dei Beatles che più mi avvinse a livello compositivo-esecutivo.
Ero un ragazzo che aveva da pochissimi anni iniziato lo studio della chitarra e della musica, pertanto la causa questa fascinazione era connessa a un’impressione a orecchio, affatto non razionale. Images and Words del 1992 è uno tra i dischi più importanti di una delle band più influenti degli ultimi trent’anni.
La musica non esiste.
O meglio, esiste solo in un preciso spazio-tempo: la musica finché non è prodotta o riprodotta da strumenti o apparati elettronici che generano una variazione di pressione molecolare dell'aria, quindi un'energia, sussiste solo intellettualmente. Post, l’album di Bjiork pubblicato nel 1995 dopo Debut del ’93, fu un felice urto che subì il mondo musicale più pop. L’artista islandese confermò le sue qualità già molto apprezzate, rilanciando la posta in gioco con questo disco, che rimane a tutt’oggi la sua prova artistica più d’impatto.
La coincidenza della stessa data di pubblicazione a distanza di due anni tra l’ultimo disco dei Police (Synchronicity, 1 giugno 1983) e del primo del loro leader Sting (The Dream of the Blue Turtles, 1 giugno 1985) ci dà lo spunto per tracciare qualche linea di riferimento musicale tra loro nel tentativo d’inquadrare meglio uno dei massimi protagonisti della musica più popolare degli ultimi decenni.
Sono passati molti anni dalla pubblicazione del disco Street Fighting Years dei Simple Minds, uscito l’8 maggio 1989. Un’enormità di tempo relativamente al Rock e Pop; in generale a tutta la musica moderna, ossia quella nata nell’era elettrica del Novecento. Nel Rock e Pop elettrico (includendo lateralmente anche gli altri generi e stili affini, Hard Rock ad esempio) impressiona particolarmente come il tempo sembra scorrere: da un lato più velocemente, dall’altro lentamente; se non addirittura tornare indietro.
Come tutti ebbi il primo contatto con la musica attratto dal vitale pulsare ritmico; la sincronizzazione del corpo e della mente a quel particolare frazionamento del tempo: tanto elementare quanto irresistibile. Molte persone in seguito attirate più dai motivi melodici. Io mica tanto... Nella mia camera, accanto alla chitarra classica che volli acquistare e che strimpellavo nell’estate del 1978, avevo già dei sontuosi quanto pesanti e ingombranti bonghi che con pari abilità della chitarra malamente sbatacchiavo, “andando appresso” ai dischi che ascoltavo in quei primi anni di meravigliose esperienze musicali.
Ammettiamolo, l’assolo di chitarra è roba da vecchi. Un tempo tutte le canzoni ne avevano uno, ma oggi sono in via d’estinzione. Perché la chitarra solista è sparita dal mainstream? Così recentemente un articolista sulla rivista Rolling Stone; e ammonticchiando parecchio confusamente ed erroneamente alcune questioni e argomenti, non si è nemmeno risposto…* Però è vero, gli assoli di chitarra elettrica in special modo con timbro distorto un tempo erano più presenti nelle produzioni musicali; tuttavia la tendenza è iniziata moltissimo tempo fa**, non è cosa recente.
Verrebbe subito da chiosare considerando che storicamente nelle produzioni più disimpegnate, come quelle delle boy band, l’assolo è praticamente assente, pertanto far conseguire che più che indice di modernità la rarità di assoli è sintomo d’immaturità; e viceversa, altro che "roba da vecchi"… Ma approfondiamo un minimo. I britannici Supertramp esordirono nel 1970 con l’omonimo disco, nel quale, ad atmosfere di raffinato Progressive, innestarono qualche sprazzo più aggressivo, melodie accattivanti e più asciutte (quasi pop) e qualche buon intervento solistico, pure di chitarra. Dopo il buon Indelibly Stamped (’71) e ben tre anni di “silenzio” pubblicarono il loro capolavoro Crime Of The Century (’74); seguirono l’ottimo Crisis? What Crisis? (’75) ed Even in the Quietest Moments... (’77), molto virato verso il pop-rock. Nel 1979 il loro sesto disco, il best-seller Breakfast In America. Già erano una band di successo, ma questo album fu in tal senso un vero evento discografico.
Si sa che i giovanissimi componenti dei Beatles erano entusiasmati dalla musica americana, dal rhythm and blues al rock and roll ai loro ascendenti e derivati: presero le mosse da ciò per sviluppare le loro opere che, dai primi anni Sessanta, cominciarono a sgorgare in Europa come una vigorosa linfa che creerà un’originale musica che a sua volta influenzerà praticamente tutti. E se all’inizio i Beatles erano dei giovani super talentuosi che stavano cercando di affermarsi elaborando un po’ ingenuamente gli esempi americani, solo pochissimi anni anni dopo nell’estate del bollente 1968 dall’alto della posizione massima già raggiunta, pubblicarono uno degli esempi in assoluto più semplici e popolari di elegante summa tra la musica americana e le loro avvenute maturità planetarie: Hey Jude. L’autore principale è Paul McCartney.
Talvolta accade d’innamorarsi; e un po’ sorprendersi. Ci si stupisce perché quella realtà che ci ha conquistato è lontana dai nostri gusti nel tempo acquisiti e ormai stabilizzati. Sì, certo, un interesse o anche un’infatuazione è talvolta avverabile; ma un vero innamoramento… Però si sa, il “lontano” attrae, e talvolta è un magnete così potente che trattiene e rapisce. Rock semplice e cantato, stile USA, non mi è vicino, anzi, eppure dopo il primo ascolto di Pacific Ocean Blue di Dennis Wilson, batterista, cantante e autore (fratello minore del grande Brian Wilson e componente dei Beach Boys), ho subito provato interesse. Poi me ne sono infatuato. E più lo ascoltavo e più ne ero attratto. Innamoramento sorprendente. Ma a pensarci meglio, non è la prima volta che ci casco…
L’appassionato musicale ha una percezione alquanto alterata del ruolo del produttore di dischi. Se il normale ascoltatore mediamente non lo considera (vuoi perché non sa di questa figura, vuoi perché probabilmente immagina sia semplicemente qualcuno che stampi e distribuisca dischi), l’appassionato che si informa tramite riviste musicali ecc. mediamente attribuisce al produttore eccessiva influenza in relazione all’esito “artistico” di un disco.
Questo articolo è tratto dal libro 📙 Eroi elettrici - I grandi solisti della chitarra Lo statunitense George Benson (Pittsburgh, 22 marzo 1943) è un magnifico chitarrista jazz apparso sulle scene nei ’60. Il grande successo lo ottenne nei due decenni successivi spostandosi progressivamente verso una musica più facile, cantata (benissimo), finanche danzereccia. In particolare dal disco Breezin’ del 1976 e con l’apice di Give Me The Night del 1980, ma ha continuato fino a oggi a esser ben presente sia discograficamente sia in concerto. Ottimo esempio della sua fase più luminosa è il live del ’78 Weekend in L.A..
La stragrande maggioranza dei brani di successo sono più che semplici, però quelli che si usurano meno, diventando dei “classici”, spesso hanno delle caratteristiche occulte. Questo è il loro segreto: avere dei segreti. Il piano su cui sono erette la stragrande maggioranza delle musiche di successo è quello assiale dell’occidentale “tonalesimo” con la parificazione ritmico-metrica, pertanto tutto ciò che devia da questo, con vari livelli di gradualità, struttura ulteriori tensioni e quindi rende più dinamica la forma. Anomalie creative.
I capolavori si logorano meno delle altre opere simili ma di qualità inferiore. Nonostante il trascorrere del tempo, e di moltissime altre cose che si succedono, sono sempre attuali; riescono a sprigionare sempre un arcano fascino, posseggono una strana aura, incantano, divenendo così dei classici, unici…
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Carlo Pasceri
Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore. TEORIA MUSICALE
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Novembre 2023
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