Italia, Firenze, in piena epoca rinascimentale un gruppo di potenti persone, musicisti dilettanti, sta tramando a danno della rigogliosa polifonia madrigalesca che da secoli dominava le scene per una restaurazione della perduta e arcadica semplicità musicale.
I personaggi più influenti erano innanzitutto Giovanni Bardi, poi Jacopo Corsi, Giulio Caccini e Vincenzo Galilei (padre di Galileo). Questi, mossi da uno zelo umanista classicheggiante per il quale erano convinti della superiorità degli antichi un po’ in tutti i campi del sapere e del fare, hanno tentato d’imporre una fondamentale svolta alla musica del loro secolo: tutt’ora vige.
Il concetto era, brevemente, che la musica si dovesse sottomettere al testo e al canto: il recitar cantando e non, eventualmente, il cantar recitando. Si voleva sostituire la dotta e complicata costruzione polifonica con un canto piano, monodico, che raccontasse in maniera comprensibile da tutti delle passione umane, che esprimesse tutti i sentimenti dell’uomo che percorre il mondo.
Il primato del verso e della strofa, della narrazione, sulla musica pura o comunque non assoggettata al testo, si doveva compiere tramite alcune precise tattiche compositive: via intrecci democratici delle linee melodiche, ma un canto soprano e sovrano che si poggia su una ancor più semplice linea di bassi, generatrice di una struttura (qualche nota accessoria di mediana frequenza) addensante l’armonia in un accordo.
Insomma la cosiddetta monodia accompagnata: una melodia semplice semplice, che sillabi più espressivamente possibile il testo, sorretta da accordi: una canzone.
Pertanto dall’epoca barocca in poi si è andata affermando questa forma musicale che, seppur ha naturalmente visto nel corso dei secoli vari stili e ammodernamenti, è la matrice dell’odierna forma canzone che tutto il mondo conosce, il Pop. Infatti ha avuto un crescente successo, inarrestabile: l’unione dei tre componenti, testo, musica e individualità del (o della) cantante, è imbattibile in quanto a capacità di suggestione emotiva per la massa delle persone, è maggiore della somma delle singole parti. Fa addirittura vincere i Nobel per la letteratura!
P.S. 1 - Un’anticipazione della semplificazione polifonica si ebbe qualche decennio prima a cavallo tra il XV e il XVI secolo, soprattutto a Mantova, alla corte dei Gonzaga (ai tempi di Isabella d’Este): la Frottola era la canzone popolare dell’epoca (di solito a quattro voci), derivata dalle ballate trecentesche, lo stile era molto cantilenante nella linea superiore con il basso che cadenzava con I-V-IV (e le altre due voci di riempimento). Ehm, il nome la dice lunga…
P.S. 2 - A scanso di equivoci, le canzoni di Dylan rientrano agiatamente nel termine Pop, qualificato da qualche decennio come un genere: Pop non è solo quello ballereccio di Madonna o Michael Jackson…