La grande novità della musica moderna fu l’originarsi all’alba del XX secolo della musica afroamericana: il Blues e il Jazz. Coevi e reciproci in termini di ascendenze e influenze.
I decisivi apporti e rapporti del Blues e del Jazz inerenti alla musica moderna li abbiamo visti varie volte e da prospettive differenti; facciamone una breve sintesi e aggiungiamo un tassello.
La grande novità della musica moderna fu l’originarsi all’alba del XX secolo della musica afroamericana: il Blues e il Jazz. Coevi e reciproci in termini di ascendenze e influenze.
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Quel magnifico strumento chiamato pianoforte è uno strumento sempre stonato, pure quando perfettamente accordato.
Le note alte sono più alte e le note basse più basse di quanto debbono essere nella scala del nostro sistema musicale ossia del Temperamento equabile*. È un fatto che sorprenderà molti, tuttavia per gli specialisti è cosa nota; inesorabile. Non poche volte mi è stato chiesto: si può fare musica solo col rumore? Qual è la differenza tra una nota e un rumore?
Ebbene, no, non si può fare musica solo col rumore; almeno non del tutto. E vedremo meglio più avanti perché e cosa si può fare col rumore, anche perché prima occorre comprendere cosa è una nota e cosa un rumore. Quando e perché si ritiene particolarmente poetica la musica? Si può stabilire quest’aspetto musicale che sembra tra i più soggettivi?
La poesia è “l’arte di produrre composizioni verbali in versi, cioè secondo determinate leggi metriche, o secondo altri tipi di restrizione; con una certa approssimazione si può dire che il significato di poesia è individuabile, nell’uso corrente e tradizionale, nella sua contrapposizione a prosa, in quanto i due termini implicano rispettivamente e principalmente la presenza o l’assenza di una restrizione metrica”. Così l’Enciclopedia Treccani. Tutti più o meno conoscono i tre fattori fondamentali della musica: ritmo, melodia e armonia.
Chiunque sa che una melodia è una sequenza di note singole che si possono fischiettare, l’armonia è realizzata dagli accordi dell’accompagnamento cioè molte note eseguite più o meno simultaneamente, e il ritmo è dato dagli impulsi contenuti in un ciclo di pochi secondi che in maniera reiterata qualche strumento esegue. C’è un ulteriore elemento chiamato tempo cui tutto ciò è biunivocamente connesso. Il tempo musicale significa due cose indipendenti tra loro: velocità e metro. Musica Enchiriadis (manuale di musica) è il nome di un celeberrimo testo il cui autore è anonimo*; probabilmente redatto nella seconda metà del IX secolo nella Francia settentrionale. A oggi è il testo più antico del mondo relativamente all’armonia musicale, alla polifonia. Fu una meravigliosa innovazione estetica e poetica; diffusissimo, un riferimento.
Ancora oggi si ritiene diffusamente (anche in autorevoli enciclopedie) che nel Medioevo si credesse che in musica ci fosse una particolare combinazione di suoni dissonanti in grado di evocare il diavolo (pure fosse solo metaforicamente); che quindi sarebbe stata severamente vietata in quell’era umana così tanto religiosa quanto superstiziosa: è falso.
Non c’è alcun riscontro a ciò a tutti i livelli, né documentali né nella prassi. In musica il più rapido effetto lo riceviamo dalla natura dei suoni: qualità fisica musicale; sovrastruttura.
Ciò determina quell’impatto emotivo che spesso è permanente negli ascoltatori anche più accorti, e che sovente non permette un approfondimento dell’ascolto più sostanzialmente musicale. Ossia quel che definisce la struttura della musica: ritmo, melodia e armonia. Nei generi musicali tra le discriminanti più importanti vi è la cosiddetta modulazione*.
In un brano la modulazione è il cambiamento di tonalità, ossia la variazione della scala basamento della melodia e armonia correlate. Può essere temporanea o permanente, cioè si può modulare ulteriormente andando a un’altra tonalità o ritornare a quella di partenza (o rimanere fino al termine del brano a quella raggiunta), per esempio da LA maggiore a MI maggiore e poi a SI minore o tornare a LA maggiore (o rimanere in MI maggiore). Premettendo che si sa poco e che si hanno pochissime certezze della musica dell’antica Grecia (dalla quale è principalmente derivata la musica occidentale), tanto che diffusamente nei testi di storia della musica è riservato pochissimo spazio, possiamo tentare di sintetizzare per brevemente relazionarla alla prassi della musica moderna.
Un paio di interessanti sorprese. Seppur la stragrande maggioranza di noi occidentali sia ben felice del proprio patrimonio musicale, quale che sia il genere, Classica, Pop, Jazz, Rock, Funk ecc., questa stessa maggioranza conosce le peculiarità delle musiche indiane e arabe, ossia di essere esclusivamente ritmiche e melodiche (non hanno accordi). Per contrappeso, oltre alla sofisticatezza ritmica, hanno un ancor più sofisticato sistema per melodizzare. Lo abbiamo intuito tutti. Affronteremo, seppur in modo sommario, questo argomento perché, oltre a essere parecchio sconosciuto, quel poco che si sa è anche alquanto scorretto; ma soprattutto perché è molto più legato alla nostra musica di quanto si creda.
La magia di un’invisibile energia che viaggia nell’aria e colpisce il nostro udito incantandoci.
Basta una nota per attirare la nostra attenzione; per emozionarci, stregarci… La musica crea un‘atmosfera che altera in modo profondo la nostra percezione dell‘ambiente circostante; appena quei suoni smettono di far vibrare l‘aria, la magia cessa. Il successo di un brano (similarmente anche l’ottima accoglienza di un solo di uno strumentista) è dato perlopiù dalla sua facile cantabilità melodica: il motivo “orecchiabile”. E il buon dizionario musicale della Garzanti (Le Garzantine) ci informa che cantabile è un “pezzo vocale di carattere melodico, simile o uguale all’Aria, che si mantiene nell’ambito medio di un dato registro evitando intervalli difficili e rapide successioni di note”.
Vale a dire, lenti movimenti in un ridotto spazio musicale (di solito nell’ambito dell’ottava musicale ossia nello spazio di raddoppio-dimezzamento frequenziale delle note: per esempio Do1 – Do2). La bellezza è musicale.
La musica è la massima espressione della bellezza. Come ci informa l’enciclopedia Treccani, il concetto di bellezza rinvia a ordine, armonia e proporzione delle parti. La Natura con le attività umane, specialmente quelle artistiche ma pure quelle laterali come l’architettura, sono correlate in varie maniere, alcune delle quali è proprio il caso di dire che sono sotto l’occhio di tutti come nelle arti plastiche e figurative. Però, seppur conosciute come informazioni cognitive, i modi correlativi più notevoli non coscientemente percepiti sono mediante proporzionalità matematiche, come quella della sezione aurea. Ovviamente qui non è il caso di estendere e approfondire l’affascinate argomento di quanto i rapporti matematici siano presenti in natura e nelle arti, solo un cenno in nesso con la musica, segnatamente nell’armonia musicale, chiarendo perché per esempio una diade (accordo di due note) è all’orecchio parecchio più elementare di una triade ed è incomparabile a una quadriade. E perché una triade pur avendo solo una nota in meno è molto più incisiva di una quadriade, e come mai gli accordi di cinque note in poi sono armonie tanto “ricche” da essere quasi una categoria a parte, pur avendo solo un paio di note in più degli altri.
Lo strumento musicale più diffuso in Occidente è la chitarra e lo è per vari motivi: tra i più importanti è che essa permette di produrre armonie, accordi, cioè due o più note contemporaneamente. Quella armonica è la dimensione musicale più complessa sia a livello percettivo sia cognitivo ovvero il suo concepimento e realizzazione; d’altronde basta eseguire qualche accordo uno dietro l’altro imparato alla buona su uno strumento da poche decine di euro e fischiettare un motivetto per fare già musica alquanto articolata. Noi occidentali diamo per scontato questo aspetto, ma nel resto del mondo così non è; la musica armonica è una nostra prerogativa, le altre civiltà, che siano orientali o africane, hanno generato musiche prettamente melodiche e ritmiche.
L’Atonalità cosa è? Verrebbe subito da dire che è la negazione della Tonalità; e allora: cosa è la Tonalità? Nel diffuso manuale di armonia di Walter Piston troviamo: La tonalità è l’organizzazione dei rapporti tra le altezze attorno a una tonica. Questo significa che vi è una nota centrale sorretta, in un modo o nell’altro, da tutte le altre. Nella musica che definiamo “in do maggiore” tale nota centrale è il do; questa musica usa le note della scala di do maggiore e contemporaneamente ne definisce anche la tonalità. E così in sostanza tutte le scale o brani, anche modali, attengono al principio di tonalità, finanche in sistemi diversi dal nostro occidentale, per esempio nella musica indiana…
La musica è un’organizzazione di suoni (e silenzi) che in massima parte sono note, ossia suoni (a loro volta intrinsecamente correlati in modo aritmetico) generati dalla nostra voce o strumenti specificamente costruiti. La nostra prima esperienza paramusicale l’abbiamo col ritmo del cuore ancor prima di nascere. Ciò attiene al basilare concetto ritmico di suono/silenzio. Ed è proprio alla nozione di dualità cui semplicemente ci riferiamo come primaria esperienza musicale, che ci aiuta a comprendere come la musica è massimamente percepita. D’altronde è nelle differenze che si intendono meglio le cose, nel loro confronto.
Recentissimi studi indicherebbero che la percezione della pulsazione musicale ossia il battito primario di scansione regolare (beat) sia innata. Questo aiuta le persone a sincronizzare i loro movimenti l'un l'altro, cosa necessaria per ballare o produrre musica insieme. La rilevazione del battito richiede solo la misurazione della lunghezza tra un impulso e un altro e quindi questo mini ciclo è rappresentato nel cervello come modello base di un’aspettativa (pertanto una preconizzazione) invariante. Ciò consentirebbe non solo di percepire il battito, ma anche di costruire una rappresentazione del ritmo gerarchicamente ordinata (induzione metro).
Nel mondo musicale è molto diffusa la parola e nota l’importanza dello swing, meno la sua conoscenza; rispondendo a una specifica domanda di un lettore... Swing: con questa parolina inglese (oscillazione) dal ’900 si designa, di solito quando con la maiuscola, uno stile del Jazz in voga per una decina di anni pressappoco dalla metà degli anni Trenta ai Quaranta; con la minuscola, una qualità ritmica (prevalentemente del Jazz). Ci occupiamo di quest’ultima.
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Carlo Pasceri
Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore. TEORIA MUSICALE
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Aprile 2023
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