I temi melodici sono rapidi e spigolosi, spezzettati e di solito esposti all’unisono tra gli strumenti, le armonie dense e dissonanti, di conseguenza i solisti che si avvicendano nelle improvvisazioni melodiche; che sembra non vedano l’ora di terminare l’esposizione dei temi per lanciarsi nelle loro peripezie.
Parker solisticamente si impose con uno stile bluesy ma estremamente fluente e sinuoso mediante l’aggiunta di un gran numero di note di collegamento nelle frasi melodiche (cromatismi), naturalmente facendo tesoro delle precedenti esperienze dei grandi solisti: tramite una specifica alterazione delle armonie dei pezzi tracciava nuovi percorsi melodici. Altresì il suo altissimo magistero tecnico gli permetteva un eccellente controllo micro dinamico-ritmico anche in velocità: l’esito espressivo era sempre notevole, mai frasi piatte e “robotiche”.
Le alterazioni armonico-melodiche cui erano costruiti i brani (con le conseguenti improvvisazioni), che di solito erano rielaborazioni di schemi blues e canzoni, erano profonde ma rispettose dei classici concetti diatonico-tonali (cadenze ecc.), ciò fece conseguire continuità con la tradizionale cantabilità: il nucleo, seppur ammantato di complessità, rimaneva semplice (era scelto scarno e schematico più della norma proprio per elaborarlo più efficacemente).
Per molti versi e con le debite misure, il be-bop di Parker e compagni fece col Jazz precedente quello che il romanticismo ottocentesco di Liszt e Wagner fece col Barocco di Vivaldi e Bach (e il conseguente classicismo di Haydn e Mozart).