Carlo Pasceri
  • HOME
  • BLOG
  • SHOP
  • BIOGRAFIA
  • DISCOGRAFIA
    • Curvatura 9
    • Cannibali Alchimie
    • No Gravity
    • Real Koob
    • Blue Challenge
  • PUBBLICAZIONI
    • Libri
    • Riviste musicali
    • Jazzitalia
  • DIDATTICA
    • Corso "Tecnica Audio"
    • Seminario "Percorsi Melodici"
  • STRUMENTAZIONE
  • MEDIA
    • Audio
    • Video
    • Foto
  • CONTATTI
Libro Eroi Elettrici

Melodia, atonalità e improvvisazione: qualche considerazione

4/1/2024

0 Commenti

 
Foto
Da oltre mezzo millennio sì è progressivamente sviluppata una formidabile risorsa musicale: l’arpeggio melodico.
Da quando in Europa nel XVI secolo si è iniziato a teorizzare e usare gli accordi, pertanto a mischiarli con la polifonia medievale (basata su più linee melodiche scalari), quindi a svilupparli sempre più in sequenze nel XVII secolo, giungendo nel secolo successivo a fondare il Sistema Tonale.
L’arpeggio melodico* è semplicemente suonare (o cantare) le note costituenti un accordo, una dopo l’altra senza far risuonare le precedenti (come nell’arpeggio armonico).
Ciò consente di “raccontare” melodicamente in maniera efficace ed efficiente una sequenza accordale; se impiegato troppo diviene una prevedibile meccanica musicale, stucchevole. Quindi l’uso ad hoc è quello di inserirlo in uno scorrere prevalentemente lineare in quantità limitate e qualità che si ritengono opportune. Connette in modo molto coerente l’azione melodica (di per sé scalare) con una proiezione più profondamente armonica.

Quel che ha innescato una riconsiderazione verso questa ottimale procedura è stato circa un secolo fa la rivoluzione dodecafonico-seriale di Schoenberg. Non a caso fu chiamata (non da lui) Atonalità, giacché si prefiggeva di offrire un’alternativa alla ormai secolare Tonalità delle scale diatoniche con le loro fruste armonizzazioni accordali (e conseguenti arpeggi). Scosse profondamente la Classica.

Dopo pochi decenni il Free Jazz (lo chiamarono anche New thing) scosse profondamente il Jazz: iniziò a svilupparsi quest’altra rivoluzione, parente all’Atonalità.
Se è vero come è vero che la base del Sistema Tonale fu il pensiero armonico-accordale desunto da una scala diatonica, e che la base dell’arcaico (e pure medievale) Modale è la nota fondamentale di una scala, se si voleva più che innovare, rivoluzionare, non bastava pensare a nuovi accordi e scale, si doveva eliminare il concetto stesso di nota fondamentale attorno alla quale tutto il resto orbita.
Dunque venne assunta la scala generale, ossia la scala Cromatica, al contempo come esclusivo fondamento e “tutto”: nessuna nota doveva essere la privilegiata, quella magnetica attrattrice; Schoenberg ci riuscì mediante particolari e rigorose procedure (serialità).
In questo modo l’effetto è del tutto caleidoscopico, destabilizzante, quindi tensivo; mai ascoltato prima qualcosa di simile.

Per conseguire genericamente un effetto analogo, il Free adottò varie tipologie procedurali affatto diverse, e non solo pratiche, pure concettuali. Abbracciò sì il “percorrere” senza limiti l’intero spazio musicale cromatico (senza accordi e sequenze di essi, perlomeno nel modo usuale), con la scala Cromatica che, però, non doveva essere pedissequamente prescritta ed essere l’esclusiva fonte di fraseggio, ma liberamente usata (ancorché adottata strutturalmente e non come semplice riserva di note alla quale attingere occasionalmente per ottenere effetti di tensione-risoluzione istruiti da una rete armonico-accordale come il Jazz aveva già ampiamente fatto).

Ciò nelle improvvisazioni si tramutò in un’individuale e feconda anarchia, permettendo di giungere, nel suo sviluppo più maturo e consapevole (p.e. Pat Metheny), a improvvisare in questa maniera anche in brani convenzionali. Un’altra grande innovazione.
Ma qui un punto assai critico a carico del Jazz: di grandi melodisti non ce ne sono stati molti, pochi da mezzo secolo a questa parte (pochissimi i fuoriclasse** in tal senso e in assoluto, dunque pure al di fuori del Jazz), e il Free ha contribuito a peggiorar le cose, pure perché le linee free (a differenza dell'Atonalità) sono sempre veloci.
​​
Questo perché i solisti, che hanno imparato la lezione free e vogliono esser “nuovi”, infondono in modo invalso l’improvvisare linee assai rapide e scalari*** (parzialmente) free non solo in brani convenzionali e canzoni piuttosto melodiche, ma addirittura in ballad.
Se non free, sovente affrontano questi pezzi come fosse un moloch musicale tipo Giant Steps.
Pertanto in canzoni come My Funny Valentine, Stella By Starlight e decine di altre, l’invenzione melodica è in sostanza assente, andando totalmente a snaturare quel che si è scelto di suonare (solitamente senza accompagnamento armonico, per esser ancor più efficienti ed efficaci nel suonare linee free, o comunque parecchio complicate).

Ci sono innumerabili occasioni per esprimersi in modo complesso e "nuovo", pure in blues o pezzi modali, anche lenti… Ciò lungi dall’essere una prescrizione, tutti liberissimi di suonare come vogliono, è solo una constatazione storica a fronte della diffusissima povertà melodica e del fatto che perlopiù quelle linee oltre a essere molto scalari (potentissimo retaggio didattico di chi studia Jazz) sono piuttosto simili tra un jazzista e un altro: soluzioni da anni schematizzate. 
​​
Insomma, va benissimo pure in una ballad inserire tensioni di qualsiasi natura, financo free, ma suonare sempre una ballad prevalentemente quasi fosse un pezzo free (o come Giant Steps) senza esser veramente melodici (ossia senza espedienti e formule****), e mai, magari per contrappasso in pezzi molto complicati e rapidi, essere melodici, indica che pure il Jazz contemporaneo non gode di buonissima salute.
​
* Nella hit Sultans of Swing (Dire Straits), usati nel finale in ostinato nel solo a 5’18’’.
Degli arpeggi in ostinato ne hanno fatto largo uso i Deep Purple (p.e. Lord in Highway Star da 2’14’’ a 2’30’’ e Blackmore a 4’30’’) o addirittura Hendrix in Bold as Love da 3'27'' a 3'40'' https://www.youtube.com/watch?v=ZYxfOxjswxc), mutuandoli direttamente dalla Classica barocca: conferma l’efficacia e l’efficienza del Rock, la sua estetica e poetica, di essere incisivo con poco.
** Metheny è uno di questi.
​
*** Linee molto omogenee di numerose note senza ampie dinamiche né d’intensità né articolative e senza cesure, soluzioni di continuità, soprattutto ritmiche.

**** Poche note insistite nel registro medio-acuto/acuto, pochissime note reiterate a mo’ di ostinato, timbri morbidi e/o atmosferici con profonde ambienze, parafrasi del tema del brano.
​
0 Commenti

Il tuo commento verrà pubblicato subito dopo essere stato approvato.


Lascia una Risposta.

    Immagine
    Carlo Pasceri
    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


    Foto
    TEORIA MUSICALE
    Foto

    Archivio

    Aprile 2025
    Marzo 2025
    Febbraio 2025
    Gennaio 2025
    Dicembre 2024
    Novembre 2024
    Ottobre 2024
    Settembre 2024
    Agosto 2024
    Luglio 2024
    Giugno 2024
    Maggio 2024
    Aprile 2024
    Marzo 2024
    Febbraio 2024
    Gennaio 2024
    Dicembre 2023
    Novembre 2023
    Luglio 2023
    Maggio 2023
    Aprile 2023
    Marzo 2023
    Gennaio 2023
    Dicembre 2022
    Novembre 2022
    Ottobre 2022
    Settembre 2022
    Agosto 2022
    Dicembre 2021
    Maggio 2021
    Marzo 2021
    Settembre 2020
    Agosto 2020
    Luglio 2020
    Giugno 2020
    Maggio 2020
    Aprile 2020
    Marzo 2020
    Gennaio 2020
    Dicembre 2019
    Settembre 2019
    Luglio 2019
    Giugno 2019
    Maggio 2019
    Aprile 2019
    Marzo 2019
    Febbraio 2019
    Gennaio 2019
    Dicembre 2018
    Novembre 2018
    Ottobre 2018
    Settembre 2018
    Agosto 2018
    Luglio 2018
    Giugno 2018
    Maggio 2018
    Aprile 2018
    Marzo 2018
    Febbraio 2018
    Gennaio 2018
    Dicembre 2017
    Novembre 2017
    Ottobre 2017
    Settembre 2017
    Agosto 2017
    Luglio 2017
    Giugno 2017
    Maggio 2017
    Aprile 2017
    Marzo 2017
    Febbraio 2017
    Gennaio 2017
    Dicembre 2016
    Novembre 2016
    Ottobre 2016
    Agosto 2016
    Luglio 2016
    Giugno 2016
    Maggio 2016
    Aprile 2016
    Marzo 2016
    Febbraio 2016
    Gennaio 2016
    Dicembre 2015
    Novembre 2015
    Ottobre 2015
    Settembre 2015
    Giugno 2015
    Maggio 2015
    Aprile 2015
    Marzo 2015
    Febbraio 2015
    Gennaio 2015
    Dicembre 2014
    Novembre 2014
    Ottobre 2014
    Agosto 2014
    Luglio 2014
    Marzo 2014
    Febbraio 2014
    Settembre 2013
    Luglio 2013
    Maggio 2013
    Marzo 2013
    Febbraio 2013
    Gennaio 2013
    Dicembre 2012
    Novembre 2012
    Ottobre 2012
    Settembre 2012

    Feed RSS

    Categorie

    Tutti
    Afrobeat
    Analisi Musicale
    AOR
    Basso
    Batteria
    Blues
    Cantanti
    Cantautori
    Cd
    Chitarra
    Classica
    Critica
    Dischi Da Leggere
    Eroi Elettrici
    Folk
    Funk
    Fusion
    Hard Rock
    Heavy Metal
    HiFi
    Hip Hop
    Jazz
    Jazz Rock
    Jazz-rock
    Krautrock
    Libri
    Libro
    New Age
    Pensieri
    Pianoforte
    Pop
    Progressive
    Punk
    Rap
    Recensione
    Rhythm And Blues
    Ritmo
    Rock
    Rock'n'roll
    Soul
    Storia Musicale
    Tecnica
    Tecnologia Musicale
    Tecnologie
    Teoria Musicale
    Vinile
    World Music

   Home   Blog   Biografia   Discografia    Shop   Didattica   Pubblicazioni    Strumentazione   Media   Contatti   

© Carlo Pasceri - E' vietata qualsiasi riproduzione anche parziale - Risoluzione minima 1024x768

designed by ALi

Basato su tecnologia Crea il tuo sito web unico con modelli personalizzabili.