L’appassionato musicale ha una percezione alquanto alterata del ruolo del produttore di dischi. Se il normale ascoltatore mediamente non lo considera (vuoi perché non sa di questa figura, vuoi perché probabilmente immagina sia semplicemente qualcuno che stampi e distribuisca dischi), l’appassionato che si informa tramite riviste musicali ecc. mediamente attribuisce al produttore eccessiva influenza in relazione all’esito “artistico” di un disco.
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Steve Coleman, compositore-sassofonista (contralto) emerso dopo la metà degli Ottanta dello scorso secolo, è una delle maggiori figure del Jazz e dintorni. Ha fondato a New York un notevole collettivo musicale denominato M-BASE, acronimo di Macro - Basic Array of Structured Extemporizations, che ha esercitato una rilevante influenza sulla musica contemporanea, quella più avanzata e avvertita di segnali estetico-compositivi sperimentali.
Premessa L’autore di questo scritto è amante della musica strumentale, del Jazz-Rock e, segnatamente, dei Soft Machine. Preludio
Hidden Details è un disco di musica strumentale di genere Jazz-Rock, a nome dei Soft Machine. Ti è piaciuto? L’ho gradito; un po’ come quando si leggono quei romanzi di qualche autore di gialli che conosci già, che ha ideato qualche personaggio tipo un investigatore coi suoi amici… Lettura scorrevole e senza vere sorprese? Esatto. Si sa già cosa e come accadrà, tutto è smussato. Nessuna avventura? Fa passare tranquillamente il tempo, con le pantofole. Non lascia alcun segno. Certe musiche sono dei magnifici vettori catartici, ritualizzano vari tipi di palingenesi tanto potenti quanto transitorie. La stragrande maggioranza delle arcaiche e arcane musiche dei popoli di tutto il mondo hanno caratteristiche base alquanto simili e sono, dal XX secolo (benché create primariamente con suoni di natura elettronica), mutuate da alcuni generi musicali* che apparentemente hanno poco a spartire tra loro: Minimal, Dance ed Heavy Metal hanno con le musiche etniche molti e definenti fattori comuni.
Dopo dodici numeri trascorsi tra Stati Uniti e Inghilterra eccoci sbarcare finalmente in Italia. Per la prima volta, infatti, ci occupiamo di un gruppo di casa nostra, la PFM, forse il più grande, quasi certamente il più celebre al di là dei nostri confini. Per la prima volta, inoltre, l’argomento di un nostro libro è stato scelto dai lettori attraverso un sondaggio sulla pagina Facebook di questa collana. A gran voce, con un risultato pressoché plebiscitario, ci è stato indicato il nome del gruppo milanese (a scapito di Lucio Battisti – ma gli ammiratori del musicista di Poggio Bustone non disperino). Infine, anche la copertina del libro è stata selezionata con lo stesso metodo.
Nella storia del Rock non di rado è capitato che alcuni musicisti della prima fase di straordinari gruppi, per varie ragioni, siano stati sostituiti, e i loro successori ben accolti e rammentati. Di più, alcuni di questi musicisti, al netto delle inevitabili “sparate” dei fan, comunque alquanto sovrastimati e celebrati. Barriemore Barlow (Birmingham, 10 settembre 1949), il batterista dei Jethro Tull della loro era progressive (da Thick As Brick del ’72 a Stormwatch del ’79), fu ben accolto, ma non molto rammentato né giustamente stimato, anzi.
Quel meraviglioso ed enorme vortice di onde di energia qual è la musica per me è stato sin da subito una specie di radar che mi ha aiutato a orientarmi nel mondo: mi segnalava i profili e i colori della realtà circostante. Divenne anche un sonar per scandagliare in profondità; di conseguenza ho vissuto. E così tuttora vivo. Talvolta nella mia testa l’eco della musica mi fa come intravedere nel buio la coda di un segreto sul punto di svelarsi, ma che gira l’angolo e sparisce, inafferrabile. Come un sogno che sta svanendo e che si cerchi di rammentare… Tuttora lo cerco.
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Carlo Pasceri
Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore. TEORIA MUSICALE
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Dicembre 2024
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