Ciò perché è prettamente d’impianto modale pertanto scevro da trattazioni di teorie accordali che nel corso del consecutivo millennio si susseguiranno: per raggiungere determinati obiettivi si schematizzò sin troppo, relativamente alle potenzialità offerte in assoluto, irrigidendosi del tutto sul concetto di limite di ottava scalare che già in epoca antica c’era, ossia che una scala dopo il suo raddoppio (o dimezzamento) frequenziale deve necessariamente ripetere la stessa struttura intervallare.
Infatti, siccome già nella dimensione melodica innovativo, ancor prima del concettualizzare le armonie accordali fu nei secoli successivi criticato, quindi emendato.
Inquadriamo il periodo storico.
Per quanto concerne la musica, nel Medioevo del IX secolo ci fu una metamorfosi epocale: da concetti empirici a conoscenze operative della musica basate su spiegazioni razionali dei fenomeni musicali e delle loro relazioni.
Emersero due distinte correnti ma correlate: una filosofica e cosmologica (musica delle sfere), e una teorica volta verso la razionalizzazione delle pratiche musicali.
Il denominatore comune era la matrice numerica dell'armonia cosmica e del sistema acustico come tramandato da Severino Boezio, la cui autorità era all’epoca indiscussa.
E, per definizione, l’armonia è connettere differenti elementi formanti un tutto proporzionato e concordante; pertanto nulla di più logicamente susseguente il tentare di mettere insieme più suoni simultanei in modo armonioso.
Quindi la sintesi in Musica Enchiriadis, basata sul paradigma tetracordale (4 note nello spazio d’intervallo di quarta) di origine greca; tuttavia c’è un’elementare ma decisiva trasformazione: la reiterazione nello spazio musicale oltre la prima ottava della struttura del tetracordo.
Limitandoci a una sommaria descrizione, la cellula tetracordale tono-semitono-tono** è proiettata per quattro volte (e mezzo) a intervallo di tono (tetracordo disgiunto), fa conseguire una particolare scala costituita di 16 note (più 2 dette residuali), chiamata dasiana.
L’assunto a fondamento di Musica Enchiriadis è che l’intervallo più consonante (dopo quello di ottava) è quello di quinta, e l’obiettivo polifonico era (e lo fu anche nei secoli seguenti) di ottenere principalmente consonanza armonica (organum).
Infatti, con questa scala si può conseguire uno spazio musicale straordinariamente esteso e sinuoso sempre consonante quale che sia la nota (tra le tante) da armonizzare, realizzandolo in modo semplice e piano, ovvero data una nota la si doppia polifonicamente con la quinta, giacché tutte le note di questa eccezionale scala hanno relativizzate esclusivamente quinte giuste***.
Per esempio con la scala Maggiore (e i sui sei derivati modali) e con le scale minori Armonica e Melodica questo non è possibile.
Bisognerà attendere 1100 anni, con Funzioni Strutturali dell’Armonia di Arnold Schonberg, per rintracciare in un trattato qualcosa che, pur con le ovvie ed enormi diversità, innovi nel solco di Musica Enchiriadis.
*Sempre di autore o autori anonimi, in seguito ci fu Scolica Enchiriadis, sorta di complemento.
**Corrisponde al tetracordo Frigio dell’antica Grecia
***Per ottenere una trama polifonica più densa sovente raddoppiavano sia la vox principalis sia la vox organalis, disponendole nei diversi registri ossia un’ottava sotto o sopra le radici.