Carlo Pasceri
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Didattica

In musica una nota può andare a un'altra, o a se stessa; oppure possiamo "suonare" una pausa, e quando decidiamo di inferire alle note una delle infinite durate diverse che possono assumere (il ritmo), il numero di possibilità che abbiamo a disposizione è pressoché incommensurabile. 
Nella didattica, soprattutto americana, c‘è una tendenza alla specializzazione degli enti trattati. Nella fattispecie musicale le scuole, gli insegnanti e i testi affrontano singole parti di un tutto: "Il blues in MI", "Come suonare su un XY giro di accordi", "Oltre gli arpeggi", "La bossa nova" e così via...
L‘efficacia di questi metodi non è in discussione poiché permettono in pochissimo tempo al fruitore di suonare questo o quello in una maniera identificata e soddisfacente; d‘altra parte lo scopo dei metodi è questo. 
Nel caso in cui si voglia davvero comprendere l’arte dei suoni, seguire un metodo porta ad una semplificazione e ad uno scorporamento nell'affrontare la Musica per me eccessivo. 
Ma siamo nell'era dell'emulazione, quindi della soddisfazione nel replicare cose, e nell'era della massiva informazione per permettere a tutti democraticamente di suonare uno strumento nel più breve tempo possibile, magari pure dell‘essere efficienti professionisti di questo o quello stile musicale: niente di male in tutto ciò ma non corrisponde alla mia visione della musica, fatta così a pezzi senza che se ne comprenda non solo l‘essenza ma anche solo i suoi principi fondanti. 
Io per converso la vedo come un tutt'uno  che all'inizio appare come un ente magmatico e misterico da cui scaturiscono forse più difficoltà che soddisfazioni. 
Per questo lo studio della musica deve essere affrontato partendo dalle matrici del suono proseguendo con molta dedizione, serenità e sacrificio: non genererà degli effetti immediati (limitati ed effimeri), ma ne produrrà di profondi e duraturi, liberatori ed altamente appaganti. 
Con ciò voglio chiarire che la mia didattica (che affronta l‘ente suono nella sua oggettività ma in sostanza applicato in un soggettivo e limitato sistema temperato musicale occidentale dodecafonico) non vuol proporsi come un insegnamento definitivo: al contrario, va inteso come uno spunto iniziatico. 
L‘intento che mi sono proposto è che il mio insegnamento, e con esso il mio libro Tecnologia Musicale, sia di stimolo per iniziare idee e non definirle. 
Cerco sempre, infatti, di estendere concetti, più che di sintetizzarli in schemi pronti all'uso, fatte salve le scientifiche correlazioni musicali. 
Ciò che io offro allo studioso è un criterio diverso e una nuova prospettiva verso la musica; lo studioso riceverà così una consapevolezza più minuziosa e completa. 
La mia didattica prevede talvolta approcci nuovi nella trattazione dei suoni e nelle conseguenti elaborazioni di essi, che si ritrovano ovviamente anche scritti nei capitoli di Tecnologia Musicale.


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