Come di sovente accade, la maggior parte dei suoi contemporanei (sul crinale Ottocento/Novecento) di tutte le categorie (pubblico, critici, musicisti e compositori) non accolsero con favore le sue innovazioni.
Evidentemente quella semplice frase di flauto, sfuggendo ai precetti cui sono impregnati gli odierni esperti, pone troppi problemi…
Infatti, si fa fatica a individuare artisti che nei generi moderni hanno fatto quel che ha fatto Debussy: la stragrande maggioranza sta più in un alveo ortodosso che altro. Tanto per intenderci e scomodare giganti super colti come Chick Corea, lui è alquanto “classico” mentre il suo collega Joe Zawinul è più debussyano (un po’ come tra i chitarristi Ritchie Blackmore e Jeff Beck o tra Pat Metheny e John Scofield).
Sonorità affatto nuove, elettriche ed eccitanti insieme con ritmi di batteria e meravigliosi solismi strumentali hanno permesso a molti e validissimi preti rossi, barbari matematici, popstar, rockstar e vati di esprimersi alla grande, nel secolo scorso; tuttavia ormai nel nostro mondo abbiamo necessità di più Debussy, non fosse altro per dare un importante segnale di orgogliosa riscossa culturale a questo nuovo millennio.