Carlo Pasceri
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Libro Eroi Elettrici

L'annosa confusione tra generi e stili: il Soul Jazz

31/5/2024

2 Commenti

 
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Non è certo demerito degli ascoltatori, ma è dei cosiddetti giornalisti musicali e simili (quindi di chi si è incaricato di informare di musica), se da sempre vige una confusione pressoché totale per quanto concerne i termini usati per indicare le varie declinazioni musicali inerenti la musica moderna.
Termini dunque molto utili, soprattutto allorquando precisi, naturalmente rammentando che sempre ci sono state e ci saranno gradualità più o meno significative di ibridazioni.
Utili non tanto e non solo per orientare il fruitore nell’ascolto e il conseguente acquisto dei dischi – magari bulimico, agognato dall’industria e dal suo indotto - quanto per farne comprendere almeno un po’ le vere caratteristiche musicali, facendo la tara a quelle di superficie, contribuendo così a una più profonda consapevolezza degli ascoltatori di ciò di cui si sono appassionati.
Quella tra generi e stili è la prima e complessiva confusione.
​Lo stile è subornato a un genere, pertanto di esso ha i caratteri dominanti; è a fronte di rilevanti variazioni di alcune caratteristiche (che ovviamente vanno oltre le differenti peculiarità compositive e le personalità di chi suona) che ci sono alcuni stili.
Ciò che varia stilisticamente attiene principalmente ai fattori non strutturali di un genere, pertanto a quelli connotativi, quelli “coloristici”.
​​
Del genere Jazz c'è lo stile Bebop o Cool ecc., del Rock l’Hard-rock, della Dance la Techno ecc.
Soprattutto dall’era più giovanile ed elettrica del consumo musicale (successivamente la metà del Novecento) c’è stato un eccessivo proliferare di termini che miravano (e mirano) a indicare stili (o addirittura generi) a ogni piè spinto, perciò a causare confusione.
E, siccome chi ha coniato e poi chi ha usato questi termini non erano degli esperti, ma appassionati di musica più o meno qualsiasi che però avevano modo di propalarli (scrivendo, parlando alla radio, televisione ecc.), ha spesso errato anche tra i generi e gli stili stessi.
Tra gli errori più diffusi ci sono Hard-rock/Heavy metal, Rock/Progressive, Progressive/Jazz-rock, Jazz-rock/Fusion, e quello forse più notevole, sicuramente il più annoso: Rhythm and blues/Soul.
Il Soul* è uno stile, derivante dal Rhythm and blues (o R&B). Il Soul è semplicemente la declinazione ballad del R&B: lento e lirico, sovente col ritmo terzinato.

E all’inizio dei Sessanta fu singolare la coniazione soul jazz, allorquando il Jazz si fece più semplice e adottò un paio di elementi del R&B, perché quei brani, che ebbero una buona diffusione in assoluto, erano piuttosto mossi e ritmici quindi non lenti e terzinati alla Soul.
Ma tant’è, Horace Silver e Art Blakey tra i precursori (Senor Blues** e Moanin’ pubblicati nel ’57 e ’58), e poi tra i tanti negli anni Sessanta, Work Song e Mercy Mercy Mercy dei fratelli Adderly, Watermelon Man e Cantaloupe Island di Herbie Hancock, The Sidewinder di Lee Morgan, The In Crowd di Ramsey Lewis, solo per citarne alcuni. 
La casa discografica Blue Note in quel decennio dette molto spazio alla pubblicazione di dischi che avessero quelle caratteristiche. Presto dette: riff, reiterativo groove ritmico (più “dritto” che terzinato), sequenza armonica di matrice blues, soli più cantabili e bluesy, meno complessi e sofisticati.
Dunque primariamente la differenza rispetto al R&B è data dalla natura non cantata dei brani e dalle notevoli abilità dei jazzisti espresse negli assoli.
Due annotazioni finali.
​
Miles Davis non si allineò a tale stile di successo nel Jazz, anzi, in quegli anni sofisticò ancor più la sua musica; tuttavia va segnalato il brano Eighty-One pubblicato in un suo importantissimo disco (E.S.P. del ’65), alla sua maniera, ha caratteristiche soul jazz.
Molti che hanno composto brani soul jazz di gran caratura sono pianisti, e il loro strumento è il meno blues o soul in assoluto: non possono “piegare” e sostenere le note, intonarle e modularle anche timbricamente, glissare e farle vibrare come chi canta, suona i fiati o la chitarra.  

​
*Per quanto mi riguarda non ha nemmeno senso di esistere, considerato che ciò che varia è pochissimo e direttamente proveniente dal Rhythm and blues: Soul è un termine pleonastico. Ma ormai c’è da tantissimo tempo pertanto bisogna farci i conti.
**Incident at Neshabur dei Santana ha parzialmente un andamento analogo.
2 Commenti
Doktoral informatika link
24/8/2024 16:59:56

Qual è la differenza fondamentale tra genere e stile musicale? Visit us <a href="https://journals.telkomuniversity.ac.id/">Telkom University</a>

Rispondi
carlo pasceri
25/8/2024 06:43:56

Benvenuto,

le denotazioni strutturali definiscono genericamente e oggettivamente un'opera (genere); mentre le connotazioni sovrastrutturali la "colorano" e la precisano (stile).
Le qualità denotative (strutturali) musicali sono date dagli intervalli di altezze relativi di melodie e di armonie, e/o gli intervalli di durate (rapporti di tempi) di un ritmo (anche esclusivamente melodico), cioè le distanze temporali relative tra le scansioni dell'unità di tempo degli eventi.
Le qualità connotative (sovrastrutturali) musicali sono (oltre le articolazioni di pronuncia ossia legato, staccato, portato, accentato, glissato ecc.): le altezze assolute dei suoni e quindi anche le globali tonalità/modalità, gli strumenti usati per emetterle per cui i timbri, le intensità dinamiche (piano-forte), le velocità metronomiche di esecuzione, e la forma musicale (quante e quando le varie parti come intro, strofa, ritornello, assoli ecc., si presentano nella composizione).
Per approfondire mio vecchio articolo pubblicato (dal mio libro Viaggio all’interno della Musica). https://win.jazzitalia.net/lezioni/carlopasceri/cpas_lezione3.asp
Ciao

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    Carlo Pasceri
    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


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