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Libro Eroi Elettrici

L'estetica ECM: dal '69 un punto di riferimento

21/12/2022

1 Comment

 
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ECM (Editions of Contemporary Music) è una casa discografica fondata nel 1969 da Manfred Eicher in Germania. È divenuta un punto di riferimento per la sua eccezionale estetica: musica atmosferica prevalentemente strumentale di matrice jazzistica.
La sua poetica non è semplicemente della non aggressività, della quiete ritmico-tempistica e rarefazione sonica, con ampie arcate melodiche reiterate, altrimenti sarebbe semplicemente la poetica delle ballad, di pezzi lirici, densi di pathos, “sentimentali”, di cui ce ne sono innumerevoli in tutti i generi.  
La diversa “atmosfericità” e rarefazione privilegiata dall’ECM è data dall’emancipazione dalle forme consuete (intro AABC ecc.), nel dare pari importanza agli elementi armonici e timbrici rispetto a quelli melodici e ritmici, nel preferire sfumature pure riguardo alle articolazioni soniche (attacchi e dissolvenze) rispetto ai più abituali e marcati effetti dinamico-timbrici tanto efficaci per “colpire” emotivamente gli ascoltatori. *

Dunque gli schemi jazzistici sono pressoché assenti, soprattutto quelli di derivazione bebop o hard-bop, nessuna sanguigna affabulazione; per converso si mira a ordire un tessuto musicale in grado di suscitare una sorta di estraneazione dal presente, un ambiente quasi meditativo; tuttavia non ha la caratteristica staticità, non di rado un po’ cialtronesca, della musica new age, è ben più pregna di contenuti e mobile.
Questo peculiare spazio musicale, espanso e fecondo di echi quasi atavici, quindi più di misterica sospensione che di avvincente narrazione, ma al contempo dinamico, è ottenuto tralasciando le simmetrie formali, quelle metrico-ritmiche, i cadenzali percorsi armonici tensivo-risolutivi, ampliando la fraseologia lessicale melodica anche tramite scale meno frequentate, non di rado di radice etnica o addirittura, talvolta, con accenni di atonalità. 

Dunque il Sistema Tonale, per quanto allargato già dalle importantissime esperienze jazzistiche precedenti, è solo uno dei sistemi musicali usati; più frequentemente la trama di riferimento è di plurimodalità. Le note, che siano melodiche o armonico-accordali hanno deboli funzionalità diatonico-tonali, non servono per muoversi in spazi precostituiti, da manuali di teoria, ma per conseguire particolari sonicità sensazionali.
Quindi si potrebbe pensare a una musica “impressionistica”, debussiana, sì, ma si sbaglierebbe nell’associarla all’importantissima corrente pittorica nata nella seconda metà dell’Ottocento in Francia; la musica e la pittura sono arti troppo diverse per relazionarle**.

Va da sé che nell'ormai vastissimo catalogo ECM si trovano anche cose che non rientrano precisamente in queste coordinate, peraltro, soprattutto negli ultimissimi decenni, l’etichetta ha incrementato pubblicazioni di musicisti classici.
Comunque è singolare che uno dei gruppi più “ECM” di tutti, gli Oregon, di cui non si erra parlandone con superlativi (nato peraltro poco dopo l’ECM stessa), non sia stato arruolato da Manfred Eicher, se non brevemente, circa a metà degli anni Ottanta e nel periodo creativamente più difficile. Per chi è interessato a una musica altamente atmosferica, innovativa e di pregevoli contenuti strumentali se ne raccomanda l’ascolto, specialmente la produzione anni Settanta.


* La differenza tra l’atmosfericità di un brano e una ballad può chiarirsi confrontando, per esempio degli stessi autori, Weather Report, Morning Lake o Orange Lady con A Remark You Made; in maniera più semplice, di Coltrane, Psalm con Central Park West, o addirittura dei Santana e presenti nello stesso disco, Eternal Caravan of Reincarnation con Song Of The Wind.
 
** L’Impressionismo con le caratteristiche musicali prima descritte ha solo qualche superficiale connessione, basti pensare che in massima parte si disfò delle metafore, allegorie e simbolismi di cui fino ad allora i dipinti erano colmi, concentrandosi puramente su transitorie impronte di luci, su sensazioni emotive proprie del momento tradotte direttamente in macchie di colori senza linee disegnate, creando certamente sfumate atmosfere visive, meravigliose, ma di quell’attimo e senza profondi rinvii concettuali.  
Al contrario, in musica, le atmosfere si tenta di crearle sovente relazionando, all’insito linguaggio musicale, esperienze soniche esterne, ossia esistenziali, associazioni di suoni a eventi peculiari di cui si conserva memoria; operando così all’inverso dell’Impressionismo, giacché eventualmente in maniera quasi fonosimbolica si evocano coscienze extra musicali tali da evadere dal presente, da uno specifico momento, immergendo in dimensioni sublimanti il passato, proiettando nel futuro.
1 Comment
Luca Maggi
2/1/2023 01:43:14

Ti confesso che degli Oregon santificando gli anni 70 fatico a buttare qualcosa e i 3 ECM mi sono sempre piaciuti parecchio così come gli album del compianto Collin Walcott sempre x la stessa...

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    Carlo Pasceri
    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


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