Tony Iommi più di altri suoi colleghi guitar heroes, ha legato sé stesso alla vicenda di un gruppo musicale: i Black Sabbath. E questo gruppo, nato in Inghilterra sul finire degli anni Sessanta, è molto importante per lo sviluppo musicale del Rock. Iommi con i Black Sabbath (Ozzy Osbourne voce, Geezer Butler basso e Bill Ward batteria) non ha puntato solo sul nome, sui titoli e sull’iconografia per suggestionare gli ascoltatori; nella sostanza è un gruppo musicale davvero peculiare, è quello che ha dato vita al genere Heavy Metal.
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Il Jazz è difficile che piaccia perché dona pochi appigli su cui reggersi e “godere del panorama”. È perlopiù sfuggente, scivoloso; è un po’ come una musica voodoo, per iniziati. Certamente c’è quello più popular, con declinazioni più semplici, meno arduo, ma in sostanza il discorso non cambia. Il meraviglioso quintetto di Miles Davis degli anni '60 con Wayne Shorter, Herbie Hancock, Tony Williams e Ron Carter fu (anche) una ingegnosa rivisitazione dei principi free di Ornette Coleman: alla fine degli anni 50, Coleman dette un grande impulso innovativo. Certamente fu uno di quelli che carezzarono poco l’orecchio dell’ascoltatore.
Neil Young da mezzo secolo il cantautore-chitarrista dalla voce infantile e dalla chitarra, sia acustica sia elettrica, sempre colorata di grande rock. Questo artista scarmigliato (in tutti i sensi) è il precursore del grunge (ed estimatore del punk). Sempre piuttosto prolifico e attivo. Sembra un paradosso, ma Young, seppur fortemente ancorato alla tradizione, è ed è sempre stato un iconoclasta. Ciò ha fatto sì che le sue opere siano sempre state ben accette da alcuni, ma pure criticate da altri.
Jazz + vocalità + Funk = Fusion cantata. Semplice ed elegante. Semplice ed elegante come era lui; Al Jarreau è stato l’esempio più garbato e alto di interprete moderno che ha unito molte caratteristiche musicali con disinvoltura. Quando è apparso al proscenio, nel ‘75 con il disco We Got By, era già in fase avanzata quella fusione tra generi che, avendo l’ascendente principale nel Jazz, ha prodotto, dal versante più colto, musica popular di grana fine e profumo sofisticato. Lui incrementò l’inclinazione.
Ascoltai i Rush per la prima volta proprio all’indomani della pubblicazione di Moving Pictures (12 febbraio 1981). Mi piacque immediatamente la loro particolare miscela di netto hard rock con tracce di potenti e virtuosi innesti strumentali di matrice Prog e dintorni, quella strana e acuta voce del cantante bassista Geddy Lee, e che a suonare fossero solo in tre (il chitarrista Alex Lifeson e il batterista Neil Peart, oltre al già citato Lee); mi conquistò. Nel tempo mi persuasi che erano un gruppo notevole, e non solo un felice episodio musicale.
Gary Moore il chitarrista rock camaleonte per eccellenza; nel corso della sua lunga carriera, iniziata nei ’70 e continuata fino alla sua prematura morte avvenuta nel 2011, in tutti i generi e gli stili che ha affrontato, è sempre riuscito a ritagliarsi vaste porzioni di successo sia tra gli specialisti (i chitarristi) che di pubblico. Seppur impegnato a confrontarsi con bravissimi chitarristi, Moore è riuscito a emergere perché lui era una sorta di prototipo del potente chitarrista rock.
Ho iniziato a strimpellare rock sul finire degli anni ’70. Era il tempo in cui nei gruppi (di solito formati da due chitarre, voce, basso e batteria), chi mostrava di cavarsela con la chitarra meglio di un altro aveva il ruolo di solista, l’altro era delegato ad accompagnare. Ma le comitive, le compagnie di amici all’epoca erano formate da tante persone, e inevitabilmente c’era sempre qualcun altro cui sarebbe piaciuto entrare in una band… era a un bivio, il terzo strimpellatore chitarrista della compagnia: o suonava il basso, magari cantando, oppure portava bibite e panini e mestamente guardava… Allora i bassisti rock erano spesso dei chitarristi frustrati.
Il musicista statunitense Chick Corea, con già all’attivo vari dischi solisti e collaborazioni di grande rilievo, fonda nel 1972 il superbo gruppo dei Return to Forever. Chiama con sé la straordinaria coppia brasiliana Flora Purim (voce e percussioni) e Airto Moreira (batteria e percussioni), Stanley Clarke (basso) e Joe Farrell (sassofoni e flauto). Nel corso del ’72 pubblica due bellissimi dischi, l’omonimo Return to Forever (che è formalmente accreditato al solo Corea) e Light As a Feather.
L’album U.K., realizzato dalla band omonima nel 1978, è grande disco crossover. E’ il prodotto del supergruppo formato da quattro musicisti principeschi: due magnifici co-leader (Bill Bruford e John Wetton), uno stimatissimo session man (Allan Holdsworth) e un emergente (Eddie Jobson). Il disco è un crossover tra Jazz-Rock e Progressive; ottimo esempio di opera che ha differenti traiettorie musicali, utile anche per chiarire in tal senso alcuni profili. In questo album dominano le componenti e il carattere Jazz-Rock, tuttavia può confondere il fatto di essere in parte cantato e che alcuni membri del gruppo abbiano avuto esperienze legate al Progressive e dintorni.
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Carlo Pasceri
Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore. TEORIA MUSICALE
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Ottobre 2024
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