Carlo Pasceri
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Libro Eroi Elettrici

La modernità di Antonio Vivaldi, dissonante e thrilling

30/5/2019

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Le levigate melodie iper diatoniche della musica del periodo barocco o classico (‘600/’700) hanno fatto ai più intendere che l’angolarità e il cromatismo, le “dissonanze” e le complessità extra tonali siano prerogative dei secoli successivi, quelli regnati da titani come Wagner, Charlie Parker, Debussy, Davis, Schönberg, Monk, Stravinsky, Coltrane, Mahavishnu Orchestra, Mingus, Bartok, King Crimson...
Non è andata in questo modo.
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Questa linea melodica di 27 note è costituita di ben 11 note diverse (pertanto ne manca solo una per essere del tutto risalente alla scala Cromatica), e se considerata la base diatonica di LA minore (che rammento non ha alterazioni: La, Si, Do, Re, Mi, Fa, Sol) gli eventi “fuori tonalità” sono ben 9, un terzo (tratti rossi).
Peraltro non solo sono presenti 8 cromatismi, ma anche ben 4 salti tritonici (tratti in verde) e uno di settima maggiore (in viola), quindi le maggiori “dissonanze” a disposizione dei musicisti per generare tensioni melodiche.
Fin qui la cruda analisi, ora la sintesi, cruda.
Innanzitutto non è una parte musicale degli autori citati all’inizio né di loro coevi, ma è del nostro Antonio Vivaldi, è l’incipit del secondo movimento del Concerto in re maggiore per quattro violini, archi e basso continuo, op. 3 n. 1, RV 549, composto nel 1711.
​

Per comodità di lettura l’ho trasportata in LA minore e ho neutralizzato il suo formidabile carattere ritmico, che tanto ne acuisce la drammaticità, quasi thrilling; potrebbe essere stato parzialmente mutuato da Bernard Herrmann per le colonne sonore dei film di Hitchcock, chissà…
Dunque, tre secoli fa sono state composte linee melodiche con un lessico amplissimo, in sostanza totale, mentre anche i più bravi musicisti della nostra epoca mediamente nemmeno riuscirebbero a concepirla una melodia o un riff così… (Mi ha molto sorpreso che nella folta e profonda pubblicistica del settore classico questo incipit sia stato pressoché ignorato.)
​

Insomma, il comune orecchio odierno percepisce quasi come stonature quando ascolta linee melodiche che non siano della scala Maggiore o dell’abusata pentatonica adoperata per “rockeggiare” (considerata come una riduzione appunto di quella Maggiore).
E il fatto di ascoltare e riascoltare i medesimi brani per decenni, sovente delle canzoni, non aiuta a evolvere la propria sensibilità, la capacità di accogliere tantissima musica già composta e suonata che sta lì in attesa di essere apprezzata. Peraltro non solo di autori di nicchia, astrusi, ma anche di quelli famosissimi, che conosciamo benissimo, però solo per una manciata di affascinanti note, come per Vivaldi.
È magnifico il ritornello della sua Primavera, ma di cui spesso si tralascia il seguito, figuriamoci delle altre sue stupende “stagioni, estri e stravaganze” pronte lì a meravigliarci. Buon divertimento.
​
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    Carlo Pasceri
    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


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