Dunque ecco l’agile ed efficientissima monodia accompagnata (base armonica con un sovrastante tema melodico), e non intricate strutture melodiche (contrappunti, canoni e fughe) che si incrociano continuamente cui il testo è poco comprensibile e sicuramente non interpretato.
Beninteso, come al solito nessuna improvvisa frattura, già nel ‘500 alcune avvisaglie di tensioni verso un mutamento di assetto c’erano state, e Gioseffo Zarlino, illustre teorico e compositore italiano, fu il massimo vettore di ciò, andando a concettualizzare quel che nel secolo successivo s’impose come prassi basilare e nel primo Settecento ebbe l’impianto formale risolutivo: la nascita dell’armonia (studio di più note suonate simultaneamente chiamati accordi e loro concatenazioni) e del Sistema Tonale (norme che disciplinano le funzionali connessioni accordali nell’ambito della scala Maggiore, in subordine della relativa Minore; poi esteso alle due derivate Armonica e Melodica). Tutt’oggi regna questo sistema.
Ancor prima, nel ‘300, a fronte del progressivo sviluppo della polifonia modale che intorno al Mille ebbe fioritura, la disputa fu tra chi voleva frenare l’ascesa della sempre più complessa musica polifonica (fase chiamata Ars Nova) per ritornare a quella precedente più semplice e piana (Antiqua) e chi appunto premeva per andare ancor più avanti.
Controversia avvenuta per gli stessi motivi che mossero i “combattenti” del ‘600, tuttavia ci furono tre differenze importantissime: nel ‘300 era la Chiesa che capeggiava questo scontro, nel ‘600 erano notabili laici; nel Medioevo i reazionari furono sconfitti, nella piena età controriformistica vinsero.
La terza differenza fu che il tentativo riuscito di ritornare all’arcadica e “naturale” semplicità, richiamandosi peraltro a una congetturata classicità greca e bollando il Medioevo come oscuro e decadente, dette esito comunque in due innovazioni correlate: l’adozione dell’armonia col risultato di una monodia accompagnata sempre più raffinata e l’invenzione dell’Opera (simile è l’Oratorio in ambito sacro), del “dramma per musica”, poi conosciuto come melodramma.
Sorta di teatro musicale ove l’azione scenica è dominata da cantanti con accompagnamento strumentale che avvalendosi dell'armonia accordale sono ora in grado di narrare vere e proprie storie con dialoghi (o monologhi) in successione cronologica che la polifonia contrappuntistica con le sue simultanee linee incrociate non poteva offrire. Prevalenza del testo musicato sulla musica di per sé (eventualmente cantata).
Claudio Monteverdi, genialmente, fu il primo grande esponente di questa enorme novità (chiamata seconda prattica), lui che si era già affermato nella polifonia (prima prattica).
Nel Rock sin dalla sua apparizione sul finire degli anni Sessanta, allorquando alcuni gruppi come Who, Genesis e Pink Floyd si sono cimentati, la rock opera* (su disco) ha riscosso amplissimo successo, ed è comunemente considerata come qualcosa di superiore a un normale album costituito di vari brani indipendenti giacché sorta di concept album cioè una realizzazione progettuale organica; in questo specifico caso dotata di una prevalente trama narrativa con un tema solitamente a sfondo drammatico, quindi col testo cantato in primo piano.
Come i Gentle Giant (di là che non hanno prodotto rock opere, comunque il disco “Three Friends” è considerabile un concept album): sono quelli che nel Rock e dintorni di gran lunga più si sono avvalsi delle antiche tecniche contrappuntistiche e quindi quelli meno legati ai principi della semplice monodia accompagnata, pertanto alle strutturazioni contenutistiche proprie dei brani-canzoni (per quanto estese, sofisticate e sperimentali come quelle pur prodotte dai loro illustri colleghi citati e non).
D’altronde i GG sono quelli che hanno conseguito molto meno successo di tantissimi altri: come Bach, severi e poco inclini alle espressioni degli “affetti” e quindi ai facili effetti conseguenti.
E’ davvero notevole e sorprendente che la “gotica” polifonia contrappuntistica, che dal Medioevo al Rinascimento fu la musica europea per eccellenza, sia stata solo parzialmente compresa nei suoi principi costitutivi, altamente intellettuali e innovativi; probabilmente in modo voluto occultati.
I modelli teorici cui i compositori attingevano per generare brani di quella musica inusitata fondata su canoni e fughe rimangono perlopiù un mistero; trame enigmatiche persistono nella loro interezza segrete anche a specialisti e studiosi odierni.
Pure per questo sono musiche difficili da assimilare e apprezzare in pieno; da qui lo scarso successo relativamente ad altri sia recentemente sia nei secoli bachiani.
Musiche esoteriche** che sono ancora da individuare perfettamente e quindi in potenza rivelatrici di sistemi sonori che, insieme con altri, potrebbero creare le musiche del prossimo futuro.
*Non così dissimile dallo statunitense musical (a sua volta discendente dall’operetta), ma più compatta, senza recitazione e ovviamente coreografie; l’opera rock (su disco quindi senza azione scenica) per via della focalizzazione sul cantato, è simile all’Oratorio (però non ha il recitativo).
**Non è forse un caso che nel '900, il secolo della Dodecafonia, molti compositori abbiano "riscoperto" la tecnica contrappuntistica.
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