Carlo Pasceri
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Libro Eroi Elettrici

King Crimson: la strada verso "Red"

9/1/2016

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Tratto dall'introduzione al libro "King Crimson – Red” (amzn.to/1YUgD0Q). 

1969 – 1974, sei anni di una dorata epoca per la musica, e per i King Crimson sette dischi che porteranno il gruppo direttamente tra quelli che hanno contribuito a scrivere tra le pagine più importanti della storia del Rock; peraltro quello più contiguo al Jazz.
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I KC in questi anni sono stati un gruppo instabile, un laboratorio capeggiato da Robert Fripp con via vai di assistenti, e spesso proprio questa instabilità ha prodotto musica eccellente. D’altra parte il Rock è un tipo di laboratorio completamente aperto, permeabile a tutto e tutti ma che principalmente ne permea altri, importando qualsiasi cosa (e persone) gli interessi per realizzare musica. Fripp, il leader dei King Crimson, è un grandissimo musicista (e chitarrista) in grado di trattare lo spazio sonoro in maniera straordinaria: manipola facilmente timbri e tempo, ed ha un talento particolare: è uno di quelli cui basta pochissimo materiale per renderne interessantissimi gli esiti. Lo ha sempre dimostrato, prima e dopo Red. Condivide questo suo talento con un altro gruppo, i Pink Floyd. Fripp in particolare ha un’abilità aggiuntiva derivante forse anche dalla sua istruzione musicale, ovvero quella di riuscire a realizzare interi brani che siano in buona sostanza delle varianti di altre matrici… Continuamente Fripp varia e rimescola le carte offrendo sempre delle partite avvincenti. Dunque un altro fattore comune che contraddistingue l’intera opera di Fripp è la potente ed efficace adesione al concetto (con relative tecniche) di tema, variazione e leitmotiv […]
[…] al netto dei contenuti più prettamente musicali, ciò ha fatto la differenza per la percezione di una confezione sonica che quindi si discostava dalla stragrande maggioranza delle altre produzioni rock. Mediante queste coordinate i KC hanno sollecitato nei fruitori rock sensazioni meno consumabili per tutte le occasioni, rendendoli più sensibili a una fruizione intima e crepuscolare, notturna, più “artistica”. Finalmente anche il Rock aveva i suoi poeti con i loro poemi sonici.
​[…] Il percorso dei KC prima fase (’69-’71) è formato prevalentemente da strutturali materiali R&B e adagi barocchi in condimento rock, patinato, lussuoso e compatto, aumentato da costanti e notevoli sovrastrutture dei contributi personali dei musicisti, ulteriormente incastonati da pregevoli interventi e solismi di solito non legati pedissequamente a quei generi di riferimento, accrescendo in questa maniera la sfera musicale. […] Fripp nella seconda fase ’73-‘74 forma un altro gruppo, con un'altra filosofia musicale e suoni, in particolare ha un approccio differente alla chitarra, dimenticando quasi del tutto i toni acustici e colorando con toni aspri e taglienti, linee geometriche e vorticose. Trova in Bruford un prezioso alleato, con l’alter ego Muir, elemento estremistico di apparente disordine sonico tutto colore e nessuna propulsione. Il magnifico collante è Wetton, e in ordine sparso gli altri musicisti ospiti. 
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​Fripp ha iniziato con Larks, proseguito con Starless e concluso con Red, un processo d’innovazione del Rock.

Nella trilogia il gruppo interpreta quelle componenti strategiche musicali dall’interno, forgiando in parte nello stesso momento in cui agisce la forma stessa, mediante un linguaggio dialogante tra i musicisti, mutuando così la fondamentale lezione di libertà e ricchezza sintattica del Jazz coniugandola con i suoni e i riff squadrati e sgarbati del Rock, realizzando in questo modo delle straordinarie terre musicali, ampie, talvolta desertiche altre lussureggianti, comunque tutte facenti parte dello stesso territorio, ma con morfologie mai viste prima. Fripp ha iniziato con Larks’, proseguito con Starless e concluso con Red, un processo d’innovazione del Rock: inseguendo un chitarrismo sempre più aguzzo e martellante ha disperso l'afflato languido e pomposo che aveva fatto la fortuna dei primi King Crimson, ne opera in questa maniera l'ennesima palingenesi, producendo una musica aspra e ossessiva. Dunque intervalli tensivi oscuri con suoni abrasivi, ritmi con metri spigolosi meno fluidi e rotondi più meccanici: riferimenti vicini che possono essere stati ispirativi sono i Magma, alcune cose degli ELP, ma soprattutto i Van Der Graaf; peraltro Fripp aveva collaborato come chitarrista nei due dischi più belli dei VDGG, due capolavori assoluti: H To He Who Am The Only One (‘70) e Pawn Hearts (‘71).
[…] Questa trilogia accredita nei decenni successivi al Rock quarti di nobiltà. E Red è l’ultimo atto, la ciliegina sulla torta: il compendio di un’era al tramonto, ma anche un’eredità per il futuro Rock. I KC sono i campioni di un Rock moderno, ibrido e fecondo al contempo intellettuale e corrosivo, in cui si è trasmutato in violento fragore anche quel sinfonismo a tratti patetico e calligrafico dal quale si era in origine mosso. Fripp, con i suoi assalti chitarristici a capo di una pattuglia agguerrita come non mai, concreta un disco che suona come una liturgia sotto un cielo nero senza stelle: incubi rosso sangue, inquietanti provvidenze, angeli che cadono e Re che fuggono. Anche se Red è un disco diretto e semplice e in copertina sono raffigurati Fripp, Wetton e Bruford, solo il primo brano omonimo dà l’impressione di essere suonato da loro tre (di fatto c’è un quarto musicista nella sezione centrale), ma con la chitarra dal suono saturo di Fripp costantemente doppiata più spesso triplicata e distribuita nel panorama stereo dx-sx, aumentando in questo modo l’impatto volumetrico e il campo scenico della band. In questa opera ci sono vari ospiti, e la realizzazione finale vede la combinazione fra il trio e gli altri musicisti mutare in ciascuna delle altre quattro tracce che lo compongono. Abbiamo già rilevato che i KC hanno organizzato i loro dischi con la seconda parte meno di immediata presa, e Red è strutturato ulteriormente in maniera simile al primo In The Court Of Crimson King, con cinque brani. Contribuisce alla similitudine pure il riemergere (per l’ultima volta) del Mellotron, e l’apporto dei fiati (tra gli altri, Ian McDonald) così importanti alla prima fase del gruppo, e che in Larks’ e Starless erano stati dismessi. Red è disco relativamente più diretto e meno multiforme e sinuoso dei precedenti, ma quello che la complessità persa non può più donare, è ampiamente riguadagnato da una scrittura e realizzazione più compatta dei brani che favorisce l’impatto e la memorabilità.

Il libro su “Red” dei King Crimson è disponibile in brossura e in versione elettronica.
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    Carlo Pasceri
    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


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