Pertanto, iniziato nei secoli precedenti, ci fu l’incontro tra la musica di matrice europea (che per comodità chiamerò dei Bianchi) con quella afroamericana (dei Neri).
Quindi certamente sin da subito si sono verificate numerosissime venature e ibridazioni, che poi sono state incrementate in termini di quantità e qualità. Ciononostante, a un attento esame, le peculiarità di queste due culture sono mantenute: le attitudini fornite da secolari esperienze in termini di filosofia/religione/scienza sociale e quindi le procedure adottate, sono molto diverse (seppur ovviamente non del tutto).
Dunque, un po’ esagerando per poter meglio inquadrare la questione, da parte dei Neri, pur acquisendo tratti dei Bianchi, quelle psicofisiche disposizioni innate e/o acquisite hanno favorito il compimento di semplici schemi alquanto liberi e liberatori in un alveo collettivo sacrale dogmatico e di culto. I Bianchi, pur acquisendo tratti dei Neri, hanno individualmente continuato ad attuare schemi più costringenti, cerebrali e razionali e quindi in un solco eroico filosofico hanno indagato realtà forgiando organismi fecondi sempre più complessi.
Ciò si può rilevare non solo nel confronto tra le musiche dei secoli e millenni scorsi tra gli europei e i popoli africani, ma anche coi moderni generi: originati dai Bianchi quelli articolati e complessi come il JAZZ-ROCK e il PROGRESSIVE (e successivamente pochissimo frequentati dagli afroamericani); mentre i Neri hanno generato il BLUES, il JAZZ e il FUNKY-DANCE. Peraltro essi hanno frequentato poco il ROCK e la FUSION; ancor meno il METAL.
Questo è accaduto (in linea generale) sia per i gruppi sia per i singoli artisti, naturalmente ci sono state eccezioni, oltre che ibridazioni di artisti bianchi e neri nei vari progetti.
La musica afroamericana tende a essere ciclica e tribale: concerne una viscerale e carnale manifestazione mediante la libera permeazione individuale dell’ambito dato da un collettivo organizzato. Ciò permette continue associazioni/dissociazioni all’interno di quel sostanziale perimetro di sincronia impulsivo-ritmica: l’insita sensualità di questo rito è spesso espressa anche in modo esplicito pure con un’intensità emotiva talvolta drammatica.
É musica fisica e spontanea, “sudata” e ormonale. È lasciarsi andare, ottenendo così una sensazione di appagamento pagano/sacrale. Ci sono strutture semplici e connessioni sincroniche, date in sostanza da ritmici eventi impulsivi e ben poco da raffinate moltitudini di intonate frequenze soniche (le note); non ci sono intricate trame musicali e le musiche si somigliano.
Nella musica profana bianco-occidentale, che è comunque una derivazione di quella sacra*, il singolo è autosufficiente. È soprattutto con la solitaria e continua ricerca delle combinazioni dei suoni intonati (delle melodie e delle armonie), insieme con ritmi e timbri e forme strutturali, che i Bianchi hanno generato una pletora incommensurabile di differenti musiche.
Musiche tendenzialmente intellettuali e non necessariamente emotive, basti pensare al concetto e alla pratica della musica scritta: se confrontata con l’ardente musica dei Neri quella dei Bianchi è gelida.
Di certo la musica sembra destinata, come tutte le altre cose degli uomini, a essere sempre più globalizzata, “colorata”**, tuttavia, sperando sia sempre più potentemente prismatica, questa del terzo millennio più che composta di iridescenti colori nuovi è sempre più pervasa da ineffabili sfumature di grigio.
*Era comunque basata su monodie prive di ritmo proprio per non mettere in rapporto il corpo con la concentrazione spirituale, che serviva per conseguire l’ascesi e quindi l’elevazione e il contatto con l’Altissimo.
** In controtendenza, un tanto raro quanto notevole esempio di sintesi cross-over fu il gruppo Living Color (un nome un programma), costituito da musicisti afroamericani e attivo alla fine degli anni ’80 purtroppo per soli tre dischi : fece dell’ottimo Rock con importanti connotazioni Metal e Jazz-Rock.