Questo disco di Herbie Hancock pubblicato nel 1964 ha la mia età, ma non è certo per questo che ne scrivo oggi. Empyrean Isles è il quarto disco in studio di Hancock ed è un altro di quei dischi che ha contribuito ad ampliare la grandezza del Jazz, imprimendo ulteriori traiettorie a ciò che in questo genere gli artisti a cavallo tra i Cinquanta e i Sessanta stavano compiendo, andando oltre quella coniugazione stilistica chiamata hard-bop (e soul-jazz): la svolta modale e free.
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Post, l’album di Bjiork pubblicato nel 1995 dopo Debut del ’93, fu un felice urto che subì il mondo musicale più pop. L’artista islandese confermò le sue qualità già molto apprezzate, rilanciando la posta in gioco con questo disco, che rimane a tutt’oggi la sua prova artistica più d’impatto.
La coincidenza della stessa data di pubblicazione a distanza di due anni tra l’ultimo disco dei Police (Synchronicity, 1 giugno 1983) e del primo del loro leader Sting (The Dream of the Blue Turtles, 1 giugno 1985) ci dà lo spunto per tracciare qualche linea di riferimento musicale tra loro nel tentativo d’inquadrare meglio uno dei massimi protagonisti della musica più popolare degli ultimi decenni.
Musicante, pubblicato il 18 maggio 1984, è il sesto disco di Pino Daniele, che anticipa solo di quattro mesi Sció live il suo primo album dal vivo (doppio)*.
È noto che il secondo disco dei King Crimson In The Wake Of Poseidon uscito solo sette mesi dopo quello di esordio (In The Court Of The Crimson King) è stato concepito e realizzato tra dissapori all’interno del gruppo; con Greg Lake, Mike Giles e Ian McDonald in via di uscita (abbandonarono dopo la registrazione del disco)*.
Penso che molti come me abbiano nel proprio cuore e nella propria mente alcuni dischi per peculiarità che sono percepite caratterizzanti: qualcuno in modo romantico, energico o complicato o… astratto. L’album Weather Report, il loro primo del ‘71, è il mio disco di astrazione... Musica ineffabile perché sembra senza forma, fluida; come suoni un po’ casuali e quindi non prevedibili, aleatori…
Però attenzione, l’astratto musicale in Weather Report non attiene semplicemente a rarefazione sonica con sospensione del parametro più elementare che collega tutti noi, ossia il ritmo: solo due brani, Milky Way e Orange Lady, non hanno scansioni percussive, e i rimanenti sei sono pure parecchio propulsivi ritmicamente. Sono passati molti anni dalla pubblicazione del disco Street Fighting Years dei Simple Minds, uscito l’8 maggio 1989. Un’enormità di tempo relativamente al Rock e Pop; in generale a tutta la musica moderna, ossia quella nata nell’era elettrica del Novecento. Nel Rock e Pop elettrico (includendo lateralmente anche gli altri generi e stili affini, Hard Rock ad esempio) impressiona particolarmente come il tempo sembra scorrere: da un lato più velocemente, dall’altro lentamente; se non addirittura tornare indietro.
John McLaughlin, quasi ottantenne, ha pubblicato il suo disco più peculiare. È interamente cantato. Is That So? è comunque in assoluto un disco molto insolito, perché è cantato dall’indiano Shankar Mahadevan con i loro modi melodici (raga) e sistema musicale a 22 note, quindi melodie “indiane” che si muovono su armonie occidentali generate dalla chitarra sinth (McLaughlin), e le percussioni (predominano le tabla) di un altro indiano, Ustad Zakir Hussain, storico collaboratore di McLaughlin nel progetto Shakti alla ribalta nel 1975. Le complicatissime strutture melodiche modali dei raga insieme con quelle altrettanto complicate dei loro ritmi (qui semplificati, ma non banalizzati) sono perfettamente adattate e quindi amalgamate con le complesse trame solutive armonico-accordali ideate dal chitarrista.
A volte l’emozione di alcune musiche porta un acuirsi dei sensi elementari. Un sottile fremito, deliziosa trepidazione; un po’ come gli animali quando sentono l’avvicinarsi di un terremoto. Impulsi primari.
Altre volte quei sensi si sopiscono, non si sta più in sorveglianza del quotidiano vivere, ci si lascia andare come quando si sta in viaggio di vacanza; si socchiudono gli occhi al sole e si conquista quel che si vede con un’attenzione a dettagli e sfumature di colori e luci che normalmente non si ha, e che fa sentire lo scorrere di quel tempo come onirico, sospensione della realtà opprimente di pericoli: estranei della nostra sorte e quindi beatamente rilassati. Sovente la musica di Pat Metheny sembra donare questa sensazione di viaggio… La “trilogia elettrica” di Wayne Shorter risalente agli anni Ottanta è stata, ed è ancora, considerata poco e male. Poco e male sia in senso quantitativo (poco analizzata, quasi ignorata) sia qualitativo (stigmatizzata come sorta di abbaglio o inciampo). Wayne Shorter è un compositore-sassofonista (tenore e soprano) tra i più stimati e influenti in assoluto, membro del gruppo di Art Blakey nei primi anni Sessanta, ha avviato una carriera solista per poi parallelamente entrare a metà di quel decennio nel gruppo di Miles Davis, e fondare nel 1971 con Joe Zawinul i Weather Report (che nel 1986 cessarono le pubblicazioni).
Nel 1983 (registrato l’anno precedente) fu pubblicato un pregevolissimo disco dal vivo, Travels (doppio), di un gruppo in ascesa in termini di qualità artistica e di consensi di pubblico, oltre che composto di brani perlopiù inediti: ben otto dei dodici (in 11 tracce). Un’altra particolarità, per un live, è che ben quattro pezzi sono delle minimali ballad prevalentemente chitarristiche: Goodbye, Farmer's Trust, Goin' Ahead e Travels. Il Pat Metheny Group di quest’opera è un quintetto capitanato dal chitarrista-compositore Pat Metheny, sontuosamente coadiuvato dal tastierista-compositore Lyle Mays, e perfezionato dalla “ritmica” di Steve Rodby (basso e contrabbasso) Danny Gottlieb (batteria) e dal brasiliano Nana Vasconcelos (percussioni e vocalizzi).
I britannici Supertramp esordirono nel 1970 con l’omonimo disco, nel quale, ad atmosfere di raffinato Progressive, innestarono qualche sprazzo più aggressivo, melodie accattivanti e più asciutte (quasi pop) e qualche buon intervento solistico, pure di chitarra. Dopo il buon Indelibly Stamped (’71) e ben tre anni di “silenzio” pubblicarono il loro capolavoro Crime Of The Century (’74); seguirono l’ottimo Crisis? What Crisis? (’75) ed Even in the Quietest Moments... (’77), molto virato verso il pop-rock. Nel 1979 il loro sesto disco, il best-seller Breakfast In America. Già erano una band di successo, ma questo album fu in tal senso un vero evento discografico.
In America, si sa, l’ibridazione è di casa. E (segnatamente negli USA) uno degli esiti è stato la nascita nel Novecento del Jazz e del Blues. Successivamente è capitato che il Jazz e il Blues siano ulteriormente mutati fondendosi con altro; e tra loro. Sono sorti altri generi e stili pure alquanto popolari cantati e ballerecci (R&B, Soul, R'n'R, Funk), e una somma condensazione di ciò, prevalentemente strumentale e “di ascolto”, è stata la Fusion, che a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 ha vissuto il suo parabolico decennio.
Talvolta accade d’innamorarsi; e un po’ sorprendersi. Ci si stupisce perché quella realtà che ci ha conquistato è lontana dai nostri gusti nel tempo acquisiti e ormai stabilizzati. Sì, certo, un interesse o anche un’infatuazione è talvolta avverabile; ma un vero innamoramento… Però si sa, il “lontano” attrae, e talvolta è un magnete così potente che trattiene e rapisce. Rock semplice e cantato, stile USA, non mi è vicino, anzi, eppure dopo il primo ascolto di Pacific Ocean Blue di Dennis Wilson, batterista, cantante e autore (fratello minore del grande Brian Wilson e componente dei Beach Boys), ho subito provato interesse. Poi me ne sono infatuato. E più lo ascoltavo e più ne ero attratto. Innamoramento sorprendente. Ma a pensarci meglio, non è la prima volta che ci casco…
Il terzo disco della Mahavishnu Orchestra, Between Nothingness & Eternity è un disco molto più interessante di quanto potrebbe sembrare: ha alcune singolarità. Quella che salta subito all’occhio è che consta solo di inediti: tre brani (naturalmente piuttosto lunghi). Pertanto non sono inclusi alcuni cavalli di battaglia come quasi sempre accade nei dischi registrati dal vivo. Si potrebbe pregiudizialmente pensare sia un disco un po’ raffazzonato, tanto per pubblicare qualcosa magari per contratto: il gruppo era pervaso da malumori e litigi, infatti, la prima versione della MO ebbe termine proprio con questo album, registrato al Central Park di New York nell'agosto del 1973 e pubblicato in novembre.
Premessa L’autore di questo scritto è amante della musica strumentale, del Jazz-Rock e, segnatamente, dei Soft Machine. Preludio
Hidden Details è un disco di musica strumentale di genere Jazz-Rock, a nome dei Soft Machine. Ti è piaciuto? L’ho gradito; un po’ come quando si leggono quei romanzi di qualche autore di gialli che conosci già, che ha ideato qualche personaggio tipo un investigatore coi suoi amici… Lettura scorrevole e senza vere sorprese? Esatto. Si sa già cosa e come accadrà, tutto è smussato. Nessuna avventura? Fa passare tranquillamente il tempo, con le pantofole. Non lascia alcun segno. Musica di protesta sociale, aggressiva, rapidissima, esasperata ed esasperante, incentrata sul rifiuto delle norme e regole compositive e tecnico-strumentali; e delle gerarchie. Trasgredisce tutto e tutti. No, non è il punk, è il free-jazz. Soprassedendo gli esperimenti di Lenny Tristano di fine anni Quaranta (e poi di altri), il free-jazz (chiamato all’inizio “new thing”) è nato e cresciuto in USA negli anni Sessanta per opera di musicisti di colore. E nel 1971 (registrato l'anno precedente) è pubblicato Where Fortune Smiles, successivamente accreditato al solo nome di John McLaughlin; un’opera discendente dall’esperienza che in quegli anni aveva raggiunto il culmine, che stava fecondato continenti diversi e musicisti non necessariamente legati alla causa del Black Power. Ciò indica il poderoso impatto che la “new thing” ebbe nella comunità musicale.
L’eccentrico, lo strumentista e il “leggero”; l’esperto, il frontman e l’inglese. David Crosby, Stephen Stills e Graham Nash. Un triangolo strano, un rischioso accostamento di individualità (i brani sono in sostanza tutti firmati singolarmente) che appena dopo trovò un quarto lato (Neil Young) senza perdersi, anzi, un ulteriore punto che sarà cardinale per ampliare gli orizzonti del loro già principesco Rock.
Solitario, delicato, intimo Peter Hammill sull’orlo dei settant’anni, si presenta con questo From The Trees soltanto con la sua voce e chitarra acustica o pianoforte, e basso (ma non in tutti i brani); sovente sostenuto da cori e con qualche screziatura di altri strumenti, glissati elettrici o pennellata di tastiere di sfondo, ma rigorosamente senza alcuna esplicita pulsazione ritmica di batteria o percussioni.
Gentle Giant è un gruppo inglese importantissimo di Prog-rock, ma quello che tra i grandi ha avuto meno successo (fatta salva l’Italia). Costituito basilarmente da Derek Shulman - voce solista, Ray Shulman - basso, Kerry Minnear – tastiere, Gary Green - chitarre elettrica e Martin Smith - batteria. Tuttavia sono dei polistrumentisti e, a parte il batterista, cantano tutti.
I King Crimson con il loro primo disco “In the Court of the Crimson King” (10 ottobre 1969) hanno elaborato in modo sofisticato gli elementi più semplici di un certo fare Rock, immettendoli in un involucro diverso. Hanno prodotto in questo modo un disco che diverrà epocale.
Il 10 ottobre 1969 viene pubblicato il secondo album solista di Frank Zappa, "Hot Rats". E' uno dei dischi fondamentali di questo magnifico compositore-chitarrista; e siccome tra i maggiori artisti musicali del Novecento, deve essere preso in seria considerazione da chiunque sia interessato alla grande musica, senza peraltro sforzarsi più di tanto: Hot Rats ha una superficie scorrevole e smussata ma con contenuti notevoli al suo interno.
I Beatles hanno fatto molte cose straordinarie, e nella loro storia si possono annoverare miriadi di piccole e grandi singolarità, dei veri e propri primati. Una di queste eccezionalità è che dopo aver conseguito enormi successi di pubblico e di critica, che possiamo affermare oggi più che giusti, hanno realizzato uno dei loro capolavori al termine della propria carriera. In sostanza Abbey Road è l’ultimo album dei Beatles in termini di registrazioni (anche se fu il controverso Let It Be l’ultimo a esser pubblicato).
Rock Bottom di Robert Wyatt è stato pubblicato nel 1974, ed è il primo disco dopo l’incidente che lo ha costretto sulla sedia a rotelle; alcuni suoi amici, ottimi musicisti, hanno partecipato a questa opera, che è stata prodotta da Nick Mason.
Di solito quando icone rock di questo rango tornano a esprimersi con nuovi lavori dopo moltissimo tempo (in questo caso ben 25 anni), per stima e affetto, si è simpaticamente molto indulgenti. Anche noi nutriamo stima e affetto per Roger Waters, ma ciò non ci conduce verso un ascolto condiscendente.
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Carlo Pasceri
Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore. TEORIA MUSICALE
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