Se è vero che i WR, come comunemente accade per i fuoriclasse, non sono rigidamente ascrivibili in generi giacché li ibridano, è tuttavia utile cominciare a intenderli distinguendo le loro due fasi principali (ce ne sarà una terza finale).
La prima è dal 1971 fino al 1975 (primi cinque dischi) e la seconda dal 1977 (da Heavy Weather) al 1982, con il 1976 (Black Market) come ponte.
La prima fase è Jazz-Rock, la seconda è Fusion, seppur alla loro maniera…
Peraltro si rammenta che diffusamente sono considerati come loro capolavori I Sing The Body Electric (secondo disco del ‘72 metà in studio metà dal vivo, col resto del concerto pubblicato in Live in Tokio), Mysterious Traveller (quarto del ’74) ed Heavy Weather (settimo).
Quest’ultimo è anche il loro best seller, quello con la frizzante hit Birdland (e in subordine la romantica A Remark You Made), e la spettacolare entrata in scena del poi famosissimo bassista elettrico Jaco Pastorius: divenuto sin da subito più che una star... appena dopo un mito.
Per molti versi una gran fortuna per il gruppo avere in squadra lo strepitoso Pastorius, anche in termini di successo commerciale (era l’attrazione primaria nei concerti: faceva una gran scena), per altri un po’ controproducente; biunivocamente, anche per lui stesso.
La terza e ultima fase dei WR, quella dei quattro dischi tra il 1983 e l’86, quella del dopo Pastorius, si caratterizza per una ripresa del segno più etnico e moderno, di equilibrio e compattezza, meno legata al catalizzatore-Jaco pertanto con uno strumentista così sovraesposto rispetto agli altri; altresì tralasciarono le derive più marcatamente swing. Sorta di rilettura fusion dei tempi di "Mysterious " e "Spinnin’ ".
Con i primi due album (71-72) espressero una musica astratta e tesa allo stesso tempo. Era un meraviglioso calderone gorgogliante di vitalità e profluvi nel quale tutti sciabordavano agevolmente e in modo parecchio libero, con pochi punti di riferimento formali e stilistici.
Erano dati i contorni e la trama di massima, qualche tratto e colore da seguire, e poi ognuno dipingeva al momento ciò che sentiva tentando di collegarsi all’altro… Un’elettrica eterodossia jazzy che Miles Davis aveva inaugurato proprio con Shorter sul finire dei Sessanta e corroborata con Zawinul un paio di anni prima.
Fluidi, con metriche e ritmi non complicati, eludendo sgargianti obbligati unisoni.
Dunque i WR erano l’altro lato del Jazz-Rock, che proprio nel ‘71 fu clamorosamente portato al proscenio da un altro titano ex Davis, John McLaughlin, con la sua deflagrante Mahavishnu Orchestra.
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Sensibili a evocazioni-suggestioni di suoni stranieri, ritmi e melodie delle diverse latitudini e longitudini del mondo, non da sbrigativi turisti con Polaroid, ma da artisti impregnati di originarie fratellanze.
(Boogie Woogie Waltz, Scarlet Woman, Jungle Book e Badia i brani più espliciti di questa specie di “world music” del periodo '73 - '75.)
E i WR raggiungono lo stato dell'arte di questo stadio evolutivo col successivo Tale Spinnin': opera di compattezza e maturità eccelse in tutti i suoi brani e performance strumentali.
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Cieli e terre, immaginazioni e memorie.
Sarà forse una coincidenza, ma con l'entrata nel gruppo in via definitiva di Pastorius la musica, che in Black Market ondeggiava tra i generi, vira decisamente verso la Fusion. L’astrattezza poetica, la libertà formale, le visioni etniche e la straordinaria profusione melodica manifestate nelle altre opere sono qui praticamente assenti, a favore di una musica ben più focalizzata e schematicamente ridotta sul piano strutturale, cantabile e che fa battere il piede. Fusion di altissimo rango, felicemente incisiva, dominata dal basso elettrico e dalle tastiere, con Shorter un po’ eclissato (ancor più le "coloristiche" percussioni, qui ortodosse).
Poi 8:30 (doppio del ‘79), maggior parte dal vivo (gran compattezza ed energia, qualche notevole picco e pochissime sorprese), con una facciata dell’originale vinile dedicata a quattro inediti registrati in studio: non eccezionale.
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Peraltro "Domino" è anche il disco dei WR con il più massiccio uso dell'elettronica (drum machine, sequencer ecc.), forse anche per questo poco "arioso", claustrale.
Trilogia che si conclude col più zawinuliano** e quindi meno ricco di apporti altrui, ancorché di gran livello, Sportin’ Life (’85).
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E si fa fatica a individuare un gruppo meno prossimo ad altri, più mutevole e totale ma sempre perfettamente identificabile, più longevo e influente però mai emulato come i Weather Report, vanno molto ascoltati per poter davvero entrare in contatto con tutti i loro stupendi mondi.
*Tra i fondatori anche il contrabbassista-compositore Miroslav Vitous, fuoriuscito nel 1974 perché non incline alla direzione intrapresa più elettrica e funky; fu sostituito da un altro fuoriclasse Alphonso Johnson. Quindi Pastorius subentrò a Johnson; insomma, i WR ebbero tre giganti nel ruolo.
**Compositivamente l'apporto maggiore di Shorter è nel disco di debutto, mentre quello di Zawinul nell'altro omonimo, quello del 1982; altresì l'apporto minore di Zawinul è in Black Market.