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Libro Eroi Elettrici

McLaughlin & Surman: la "ribellione" free jazz inglese

31/8/2018

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Musica di protesta sociale, aggressiva, rapidissima, esasperata ed esasperante, incentrata sul rifiuto delle norme e regole compositive e tecnico-strumentali; e delle gerarchie. Trasgredisce tutto e tutti.
No, non è il punk, è il free-jazz.
Soprassedendo gli esperimenti di Lenny Tristano di fine anni Quaranta (e poi di altri), il free-jazz (chiamato all’inizio “new thing”) è nato e cresciuto in USA negli anni Sessanta per opera di musicisti di colore.
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E nel 1971 (registrato l'anno precedente) è pubblicato Where Fortune Smiles, successivamente accreditato al solo nome di John McLaughlin; un’opera discendente dall’esperienza che in quegli anni aveva raggiunto il culmine, che stava fecondato continenti diversi e musicisti non necessariamente legati alla causa del Black Power. Ciò indica il poderoso impatto che la “new thing” ebbe nella comunità musicale.
Il chitarrista era insieme col fiatista John Surman, Dave Holland al contrabbasso, Karl Berger al vibrafono e Stu Martin alla batteria. E il disco è costituito da cinque brani, di cui due composti da Surman, il quale era e rimarrà più vicino all’estetica e alla poetica “free”, tanto che si potrebbe considerarlo sorta di co-autore di Where Fortune Smiles.
Coerentemente all’essere una musica “contro”, di ribellione all’establishment, il free-jazz riduce al minimo il ritmo swing col walking bass, i metri con scansioni di misure, le sequenze accordali, i riff e i temi melodici: e così è Where Fortune Smiles.
Impulsiva estemporaneità, interscambio di ruoli, ognuno è protagonista, e lo è contemporaneamente agli altri, estrazione di timbri inusitati dagli strumenti, anche rumori, e quindi tecniche anticonformiste, nessuno schema, intonazioni alternative ai dettami del temperamento equabile… Insomma, specie di creativo regresso cognitivo-tecnico a un’espressione pre-istruttiva quasi infantile, naturalmente disinibita, dunque istinto liberatorio delle pulsioni ormai stratificate imposte dalla responsabilità sociale. Programmatica distruzione totale del portato millenario della musica?
​No, in realtà questo disco (e altri del genere) non è così radicale, minimi e celati ganci e ponti connettivi tutto e tutti esistono, e non solo nelle due affascinanti ballad, certamente non “free”. l’omonimo pezzo e Earth Bound Hearts (peraltro nella poetica free sembra sia necessario il gorgo di energia dato dalla velocità), ma anche nel principiare (e nel concludere) gli altri e ben più rapidi e violenti (e più lunghi) brani: Glancing Backwards, New Place, Old Place e Hope.
Infatti, all’inizio temi o motivi o riff ci sono, e quindi pulsazioni base, poi trasfigurate da rapidissime affabulazioni swing e walking quasi irriconoscibili che batteria e basso espongono in maniera apparentemente incontrollata: sono stabilite zone e fasi musicali che non sono così distruttive il senso della misura e della forma, pertanto, seppur con difficoltà, si possono rintracciare frammenti di “normalità” e quindi seguire nel divenire le evoluzioni dei musicisti.
In ogni caso la continua dialettica sonica del velocissimo flusso (apparentemente) del tutto caotico, in insistita collisione tra gli elementi, sprigiona un estremo calore che sgretola i legami che normalmente condensano le parti musicali, fa sprizzare in tutte le direzioni scintille di feroce energia: quella di questo disco è musica selvaggiamente elettrica.
Where Fortune Smiles è da maneggiare con cura, può ustionare.

Dopo Extrapolation (1969), le esperienze con Miles Davis, My Goal's Beyond e il pre Mahavishnu Orchestra Devotion, Where Fortune Smiles è un fondamentale tassello dello stupefacente mosaico che in quegli anni John McLaughlin stava creando.

John McLaughlin è uno dei grandi chitarristi solisti che ho raccontato nel libro Eroi Elettrici.
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    Carlo Pasceri
    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


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