Carlo Pasceri
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Libro Eroi Elettrici

L'arte di Joe Zawinul, maestro insuperato

11/9/2017

4 Comments

 
Che Joe Zawinul sia il tastierista più importante di tutti non è difficile sostenerlo; ma è comunque riduttivo rispetto a ciò che è stato musicalmente. Joe Zawinul è stato un artista speciale.

Tastierista e compositore nato in Austria (Vienna) nel 1932, si trasferì negli USA e da qui prese avvio la sua carriera. Dapprima, a cavallo tra i ‘50 e i ’60, come collaboratore di grandi leader (Maynard Ferguson e Dinah Washington), proseguendo dal 1961 con la lunga militanza nella band dei fratelli Cannonball e Nat Adderley (suo il grande successo Mercy, Mercy, Mercy del 1966). Poi, a cavallo tra ’60 e ’70, con Miles Davis. 
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Nel frattempo registrò alcuni ottimi dischi come solista; ma soprattutto diede avvio nel 1971 (insieme con Wyane Shorter e Miroslav Vitous) al gruppo dei Weather Report: il gruppo strumentale più notevole di tutti, insuperato in longevità, quantità e qualità di opere (ed esibizioni live).
Zawinul, dopo lo scioglimento avvenuto nel 1986, dando alle stampe This Is This, continuò per la sua strada, producendo sempre dell’ottima musica; a volte eccellente…

​Da tenui e sfumati trascoloramenti di puri timbri che sembrano acquerelli di lievi nuvole dipinte in cieli aurorali senza confini, a poderosi tratti di colori fluorescenti realizzati con squadre e compassi su predisposte tele, il suo suonare le tastiere era un tutt’uno con la composizione, le improvvisazioni solistiche e la ricerca timbrica.
Ciò che egli tracciava era frutto della stupefacente sinergia di questi quattro aspetti.
Che fossero intricati reticoli a china, pennellate lievissime o secchiate di colori, si presentavano contemporaneamente a lui, e a chi lo ascolta, in modo compatto; che fossero impalpabili atmosfere o groove da rituali danzanti, erano sempre concordi alla sua stupenda estrosità, mai forzati e incoerenti.

Joe Zawinul è un tastierista che, a differenza di altri giganti suoi coevi (per esempio Hancock e Corea), è riuscito a staccarsi dal pianoforte definitivamente. (Solo Jan Hammer e George Duke possono vantare una simile ricerca sonico-tecnica indipendente dal pianoforte, tuttavia non hanno prodotto compositivamente cose altrettanto valide. Discorso a parte il “rocker” Keith Emerson…)
È cresciuto come pianista, ma il suo strumento originario era stata la fisarmonica; forse questo ha determinato la sua diversità. Fu uno dei primi (nei ’60) a inserire nel Jazz il piano elettrico, in seguito, oltre a filtrarlo pesantemente, usò l’organo e ancor dopo i sintetizzatori. Quando dalla metà dei ’70 ci furono i sinth polifonici, ebbe un ulteriore impulso creativo, eccellendo ancor più.
Zawinul ebbe sempre una visione corale della musica, a lui non interessava l’improvvisazione fine a se stessa come capitava spesso nel Jazz e nel Blues, nonostante fosse un maestro anche in ciò, era ben più interessato alla composizione.

Tuttavia non si accontentò di avere uno strumento come il pianoforte, qualche timbro di tastiera, e governare altri musicisti per generare la sua musica; tentò direttamente con le sue mani e la sua testa la difficile impresa di andare ben oltre le linee e le strutture musicali squadrate e monocolori offerte dal pianoforte, rendendole meravigliosamente sinuose e curve, tingendole di colori mai ammirati. Le sue flessuose pitture musicali avevano sempre un’insita logica, geometrica, ciò le rendeva speciali, non erano astratti giochi di luci e colori, ma originali cattedrali sonore, con forme particolari e con dentro oggetti mai visti e, laddove più comuni, non uguali ad altri.

Giunse a una sofisticazione inusitata, e tuttora la sua lezione è formidabile, perché nessuno ancora è riuscito a combinare così efficacemente ricerca timbrica, armonie, melodie, improvvisazione, forme e composizioni; discorso un po’ a parte per l’elemento ritmo (e metrico): è stato per lui importantissimo (meno quello metrico), ispirandosi molto a quelli etnici, segnatamente africani, sempre di più e sempre più esplicitamente, ovvero con meno elaborazioni personali.

Spesso le sue linee colorate come meridiani e paralleli tracciati sul globo terrestre, considerando la sua magnifica propensione a quella che successivamente sarà chiamata World Music: Zawinul non azzardò banali scorciatoie, adottando qualche elemento sonico o pattern musicale per evocare terre esotiche, lui non sfiorava superfici, ma si impregnava di genti con culture diverse che poi condensava mediante la sua sensibilità e sapienza creando musiche inusitate. Congiunse moltissimo, polarizzando e proiettando attitudini d’altri insieme con le sue, ampliando enormemente le prospettive.

La sua opera è così vasta e qualitativamente alta che è difficile segnalare qualcosa di preciso. Semplificheremo così: da tutti è riconosciuto che il suo periodo migliore è quello coi WR, che divenne nel tempo sempre più la sua “creatura”. Di questo periodo Zawinul prediligeva un’opera in particolare: Black Market.
4 Comments
Roberto carpentari
8/7/2022 14:37:30

X me insuperabile I Sing The Body Eletrick

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Bozzo Mauro
9/7/2022 08:49:53

Con Jaco Pastorius, Shorter, Badrena e Acuna in Heavy Weather. j sing the body electric è perfetto.

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Federico Benedetti
11/7/2022 15:24:55

Ottimo esempio di critica musicale a-musicale, dove si parla di colori acquarelli nuvole e geometrie e MAI DI MUSICA, e su Zaw ce ne sarebbe da dire, al di là di discutibili classifiche ("il tastierista più importante di tutti", "il gruppo più notevole di tutti". Consiglio la lettura del testo di Boris Vian "le jazz et la critique".

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carlo pasceri
12/7/2022 06:41:18

Benvenuto Federico,
grazie per il commento critico e del suggerimento del grande Vian, anche perché da parecchi anni mi lamento di ciò che hai rilevato del mio articolo (questo è il diretto esempio https://www.carlopasceri.it/blog/i-sacerdoti-dellarte).
Poi, tra gli altri…
https://www.carlopasceri.it/blog/quando-un-critico-danneggia-gli-artisti
https://www.carlopasceri.it/blog/analisi-e-sintesi-lapproccio-critico-di-dischi-da-leggere
Al netto che in questo breve articolo su Zawinul, peraltro un’eccezione in cui si delinea una gerarchia (ci sono casi eccezionali e questo è uno), a ben leggere qualcosa tra le righe c’è come causa della sua eccezionalità (benché nemmeno minimamente a livello di “grammatica e sintassi” musicale).
Se avrai la bontà di scorrere tra le molte centinaia di articoli che ho scritto troverai parecchi riscontri in quel che sto affermando, pur sempre stando in una cornice, anche di spazio, di articoli sul web. (Può aiutarti il raggruppamento Archivio.)
D’altronde ho pubblicato parecchi libri della collana Dischi da leggere, in cui il perno fondamentale è proprio l’analisi musicale; altri di stretta, e consentimi, profonda, analitica teoria musicale.
https://www.carlopasceri.it/libri.html
Dunque, negli articoli mi sono concesso qua e là licenze più divulgative e meno profonde semplicemente per far conoscere l’opera di alcuni artisti nel sintetico giudizio e descrizione che ne fornivo, proprio perché ho fatto soprattutto altro.
(Comunque sotto ci sono esempi diretti proprio per Zawinul, pur nella loro brevità di articoli sul web)
https://www.carlopasceri.it/blog/birdland-la-hit-dei-weather-report-sotto-la-lente
https://www.carlopasceri.it/blog/in-a-silent-way-il-confronto-tra-joe-zawinul-e-miles-davis
E siccome sei intervenuto pure per Fariselli ti segnalo questi altri due
https://www.carlopasceri.it/blog/tra-le-note-de-la-mela-di-odessa-degli-area
https://www.carlopasceri.it/blog/cometa-rossa-degli-area-basta-una-nota-per-cambiare-mondo
Quindi ti potrebbero interessare anche quelli dell’altro nostro grande gruppo Jazz-Rock, il Perigeo.
https://www.carlopasceri.it/blog/nadir-del-perigeo-poesia-musicale-tra-davis-e-schonberg
https://www.carlopasceri.it/blog/nadir-del-perigeo-poesia-musicale-tra-davis-e-schonberg
https://www.carlopasceri.it/blog/via-beato-angelico-cinque-minuti-di-melodia-e-sperimentazione
https://www.carlopasceri.it/blog/perigeo-la-valle-dei-templi-lanalisi-del-disco
Grazie ancora, e torna a trovarmi, ciao.

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