Carlo Pasceri
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Post, la musica del 900 nel "frullatore" di Bjork

14/6/2020

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Post, l’album di Bjiork pubblicato nel 1995 dopo Debut del ’93, fu un felice urto che subì il mondo musicale più pop.  L’artista islandese confermò le sue qualità già molto apprezzate, rilanciando la posta in gioco con questo disco, che rimane a tutt’oggi la sua prova artistica più d’impatto.
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Erede diretta di Kate Bush e Peter Gabriel? Sì. Dell’elettronica europea tedesca kraftwerkiana? Sì. Del Pop black USA provocatorio ballereccio princiano? Sì.
Ma non solo, anche di altro, e ha fatto tesoro di quei tempi che stava vivendo mettendoci molto del suo.
La sua voce, sopranile con timbro così netto da sembrare infantile e intonazione scolpita nella roccia che non indugia in gorgoglianti vibrati, insieme con uno spiccato senso teatrale (più virato al dramma che alla commedia) di esprimersi musicalmente per giustapposizioni e sovrapposizioni stridenti, sono i più palesi vettori che hanno caratterizzato artisticamente Bjork, una protagonista assoluta della scena musicale degli ultimi decenni.
Brevi motivi (pertanto ripetuti a mo’ di ostinati), che concatenati formano un tema melodico più ampio, triangolari ossia con arditi salti intervallari (repentini cambi di direzione ascendenti/discendenti).
Pochissima armonia (espliciti accordi) ma con polifonie più o meno scarne o ricche (che sia un riff o minimi interventi a volte di altre sue voci sovraincise, suoni” industrial” o big band financo sezioni archi orchestrali). Ritmi percussivi assai semplici quando presenti (in Post non molto), regolari, non di rado elettro-tribal, perciò con quel senso techno di “futuro primitivo”. Queste le sue caratteristiche meramente musicali.
Un po’ abilissima giocatrice di carte e un po’ meravigliosa prestidigitatrice: il suo mettersi in gioco, i suoi azzardi musicali, sono sostenuti da uno spiccato senso dell’artificio per ottenere effetti sbalordenti. Spesso ci riesce benissimo.
Naturalmente figlia della sua era techno-pop ha saputo ritagliarsi, “ritagliando” musiche e suggestioni del passato, un’ampia fetta di successo di pubblica e critica.
Bjiork è una particolare creatura musicale, pop nel senso più alto: la sua missione sembra quella di conseguire una comunicazione più estesa possibile mediante un manifesto anticonformismo.
In Post si ritrova parecchio del suo alquanto schizofrenico percorso di crescita artistica, il Pop e il Rock insieme con il simil-Jazz broadwayiano cioè canzoni swing con orchestre (come dire il pop americano dell’epoca), l’industrial e quindi la Dance. Talvolta un po’ tutto in qualche brano, più spesso uno dopo l’altro nel corso dello scorrere del disco.
​
Esploriamo Post.
Army of Me è un industrial rock con riff e senza accordi, con interessante arco melodico cantato.
Hyper-ballad una canzone di tempo medio che, accentando ogni due movimenti, sembra più lenta, poi raddoppia la velocità con la cassa “in quattro” e charleston in levare che fa tanto dance, quindi dà la sensazione di quadruplicare la velocità, trasportando...
The Modern Things pulsa sincopata; poi modula e si riveste di suoni con Bjiork che fa salire di temperatura col suo canto inerpicato in alto e gridato.
It's Oh So Quiet è una cover di un pezzo jazzy-pop dell’immediato secondo dopoguerra.
Enjoy simile ad “Army”, più pesante e industrial; teso e terragno.
You've Been Flirting Again delicata e breve ballata che potrebbe provenire dal songbook frippiano dei primissimi anni crimsoniani; solo voce e archi.
Isobel il brano più lungo; apertura orchestrale, si sovrappone ritmo tribale serrato a tempo medio, segue lei con il suo solito stile melodico, spigoloso che tende sempre ad ascendere nel “ritornello”. È inclusa pure una terza sezione che rende più articolato del solito il pezzo.
Possibly Maybe lenta e minimale per ritmo e suoni impiegati, quasi convenzionale in tal senso (pure con una chitarra slide). Non proprio il risultato finale anche per le (sue) voci sovrapposte sul semplicissimo ritmo e il brevissimo arpeggio di tastiere che generano un “ambiente” onirico.
I Miss You cassa in quattro e percussioni “afrocubaneggianti”, un trenino ritmico… poi, dopo la voce, è inserita una parte di sezione fiati: senza troppe pretese né significativi esiti. Il pezzo più debole.
Cover Me il pezzo più breve, minimale e ambizioso; un ipermoderno lied. Clavicembalo, con suoni ed effetti stratificati, voce filtrata e note cantate, con l’arguto contrappunto tastieristico, che si affacciano per i sentieri dell’avanguardia colta novecentesca.
Headphones è simile al precedente ma senza grosse mire (pur durando oltre il doppio). Più semplice e “scherzoso”, Bjiork gioca con suoni ed effetti e la sua voce sovraincisa; un discretissimo pezzo “ambient” che chiude l’album contrapponendosi all’apertura aggressiva.
Bjork è una specie di artista “concettuale”, una poetica, seria e pacifica dadaista.
Quindi Post è una sorta di concept album, il cui tema di fondo sembra essere il conseguire in modo sistematico e continuo esiti surreali mediante la ricerca del materiale più disparato, in un processo postmoderno di pescaggio nel grande mare musicale del Novecento, connettendo e amalgamando mirabilmente tutto ciò per costruire scenari originali dai quali emergono quelle sue saettanti schegge melodiche, cantate benissimo.
Disco imperdibile.
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    Carlo Pasceri
    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


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