Carlo Pasceri
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Libro Eroi Elettrici

Crosby, Stills, Nash & Young - Déjà Vu (1970)

11/3/2017

11 Commenti

 
David Crosby, Stephen Stills, Graham Nash e Neil Young, i CSN&Y, sono stati una tanto breve quanto strepitosa avventura musicale. 
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Tutti chitarristi-cantanti e autori, hanno debuttato, senza Young, l’anno precedente con l’ottimo Crosby, Stills & Nash poi con Déjà vu, hanno assestato un gran colpo anche in termini di vendite: fu un successo; meritato. Loro arricchiti, ma pure il Rock con loro...
Sorta di elettrica versione cowboy, ma anche articolata e complessa, della musica di Simon & Garfunkel, mettendo insieme le loro esperienze e talenti (Crosby ragguardevole con i Byrds), sono riusciti con soli due dischi (pubblicheranno nel 1971 il bellissimo doppio live 4 Way Street) a costituire un importantissimo punto di riferimento musicale anche per gruppi fondamentali e non contigui alla loro essenza musicale, come per esempio Led Zeppelin e Genesis.
I CSN&Y confezionarono un disco compatto ed eterogeneo allo stesso tempo; per l’impresa furono coadiuvati da Dallas Taylor alla batteria e percussioni, e Gregory Reeves al basso, con due incursioni di Jerry Garcia alla pedal steel guitar (Teach Your Children) e John Sebastian all’armonica a bocca (Déjà vu).

Il brano iniziale, Carry On di Stills, è diviso in due parti, la prima è sostenuta da chitarra acustica e cori, che espongono frammenti melodici come una potente punteggiatura a un (assente) tema, e da commenti di chitarra elettrica solista. Circa a metà, dopo un break melodico di sole voci, la seconda parte rallentata un poco di velocità, con percussioni, organo e batteria, riffettino e ancora chitarra elettrica, sempre con il coro si riprende una rielaborazione del tema melodico; dissolvenza. Ottima partenza.
Teach Your Children di Nash è un pezzo a tempo rapido e leggero, da pomeridiano ballo domenicale, da vecchio West, aria spensierata e ben punteggiato dalla slide di Garcia
Ci pensa il “vecchio” Crosby a tendere nervi e muscoli con Almost Cut My Hair: elettrico e con temperatura rovente data dal suo perentorio cantato solitario, senza flessuosi cori, ritmica netta e dagli acidi assoli di chitarra elettrica. Corroborante.
Alla virile prova di Crosby segue, bilanciando caratteri e umori, Helpless di Young; canzone dolente e abulica nel suo incedere, cantilenata e ripetitiva: espressivamente efficace. Oltre alla ritmica e alla chitarra acustica, la connotano pianoforte e inserti di slide.
Con Woodstock, pezzo scritto da Joni Mitchell, si ritorna a un rock più corale e incisivo, denso e colorato di blu(es), con aperture melodiche e, sugli assoli delle elettriche che duellano, un bel raddoppio di velocità: purtroppo questo finale è stato dissolto nel missaggio (sfumato). Il vecchio Lp si chiudeva così…
…si riapriva con l’omonimo Déjà vu di Crosby. Dopo una finta partenza, pulsazione terzinata fornita da rapidi arpeggi delle chitarre acustiche e una dinamica parte di basso, segue energica e serrata frase discendente armonizzata a più voci, poi ripetuta ma variata; interpunzioni e interiezioni con il piano. Dopo nemmeno trenta secondi, un violento stop. Tutto muta: velocità, ritmo, armonie e tema melodico: ora con poche e sostenute note e successiva modulazione. Il brano s'infittisce con cori, motivi, susseguono raffinati stacchi con altri accordi, in una crescente sofisticazione armonica; interventi di chitarra solista (con tono dolce e vellutato) e armonica a bocca. Dopo un breve assolo di chitarra, un frammento melodico del coro, ed emerge addirittura un assolo di basso che, per linguaggio, non si può che attribuire allo stesso Stills. Ancora accordi che aprono ulteriori scenari armonici inusuali nel Rock e i cori che ripetono il frammento melodico, come a esortare il solo di basso; sorprendendo nella forma si conclude con ancora il basso che fraseggia in assolo, con brevissima coda accordale. Quattro minuti e una gemma di brano.
Our House ci riporta su sentieri più limpidi e semplici; brano di Nash, che potrebbe giungere da qualche spartito riposto nel cassetto dal suo conterraneo Paul McCartney, è rinforzato da cori e animato gradevolmente con alcuni cambi di velocità. Fu un singolo di successo.
Si cambia ancora carattere con 4 + 20 di Stills, breve e semplicissima ballata per la sua voce e chitarra acustica, sorta di moderno Woodie Guthrie. Suggestivo intermezzo.
Country Girl di Young è un brano lento e terzinato, quasi un valzer dal tono melanconico ma anche un po' epico, sottolineato da risonanti timpani. Principia con una progressione armonica a pendolo: prima sale poi ritorna sui propri passi. Rilevante è la successiva articolazione armonica: mediante modulazioni si ottiene un considerevole movimento. Oltre a chitarre acustiche, elettriche e voci, basso e batteria, è arricchito da altri strumenti: piano acustico, elettrico, organo e armonica a bocca. E nonostante le non poche variazioni, il brano è fluido: termina con una bella coda di quattro accordi discendenti e motivo che dondola (prima sale poi scende) similarmente a come principia con gli accordi. Notevole.
Stills e Young scrivono Everybody I Love You che sarà il brano a chiusura di Déjà vu. Pezzo rapido ed energico, innervato da cori e chitarre elettriche; è breve e termina con striature gospel su un dimezzamento del tempo. Modesta chiusura di un gran disco.
Comunque sorprende che l'opera risulti alquanto omogenea pur avendo, tra i brani e i loro autori/esecutori, notevoli differenze per qualità formali, strutturazioni e registri espressivi. Il notevole bilanciamento non è dato solo da una ponderata scaletta dei pezzi, ma da una grande cura manifestata dalla scelta di timbri e articolazioni espressive che giustappongono felicemente raffinatezza e precisione di voci e cori con ruvidità dei solismi elettrici, l'insieme e le individualità: mai estremi e fini a se stessi, ma funzionali alla realizzazione dei brani. E ciò a volte è concretato tra brani e brani e a volte all'interno dei brani stessi. Un disco semplice ma curato che salda benissimo acustico ed elettrico, delicatezza e durezza: né perfetto né geniale, tuttavia uno dei viatici per comprendere uno dei principali snodi del Rock.
11 Commenti
mario
11/3/2019 14:52:47

uno dei primi Lp che comprai!!bellissimo

Rispondi
carlo monterenzi
12/8/2020 09:03:57

Complimenti, descrizione accurata e attinente, sono felice di averla letta, grazie.

Rispondi
carlo pasceri
15/8/2020 20:03:18

Benvenuto Carlo,
grazie a te per le belle parole.
A presto

Rispondi
marconyse
10/8/2021 21:02:46

forse ricordo male (parliamo di 50 anni fa) ma nelle note veniva citato Jerry Garcia anche al basso, sbaglio?

Rispondi
carlo pasceri
11/8/2021 06:32:53

Buongiorno marconyse,
Garcia presente soltanto come chitarrista in Teach Your Children; il bassista aggiunto è Stephen Stills.
Saluti.

Rispondi
Stefano
12/3/2022 06:47:40

Dopo 40 anni dal suo acquisto, a cui si sono seguiti ed accompagnati diverse migliaia di dischi, resta e credo resterà il più bel disco della mia collezione.

Rispondi
Giuseppe
18/8/2022 18:36:32

Ottima recensione Bellissimo disco, che ascoltai in realtà dopo il live 4 way street, per me superiore. Nell'album in studio si sente a volte l' intervento massiccio del mixaggio che tende alla perfezione armonica e melodica, mentre nel doppio disco live si apprezza l'autenticità e l'affiatamento dei 4 musicisti.

Rispondi
carlo pasceri
21/8/2022 06:52:46

Buongiorno Giuseppe,
grazie, e scusami per il ritardo, ho avuto un problema col sito.
A presto.

Rispondi
Gianni
11/3/2023 10:00:49

“Alla virile prova di Crosby…” ma dai, sembra la cronaca di una partita di calcio degli anni ‘60.

Rispondi
carlo pasceri
11/3/2023 12:00:28

Grazie di cuore Gianni,
per l'arguto e costruttivo commento, che denota cultura e intelligenza,
qualità non rare nei consumatori rock.
Torna a trovarmi presto, ti aspetto col sorriso sulle labbra e quaderno di appunti aperto, ciao.

Rispondi
Gerardo
10/8/2023 11:59:46

Uno dei miei dischi preferiti di sempre. Una recensione oggettiva che mi ha fatto stare col fiato sospeso fino al giudizio finale per ogni brano. Solo per il brano conclusivo ho una divergenza di giudizio classificandolo buono soprattutto per lo sforzo corale per fare del supergruppo (come si diceva a quei tempi )un vero gruppo. Per un breve periodo dopo lo scioglimento dei Beatles in molti credevamo che C SN&Y fossero i veri e straordinari successori per qualità, forza espressiva e culturale. Complimenti e grazie.

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    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


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