L’album Weather Report, il loro primo del ‘71, è il mio disco di astrazione...
Però attenzione, l’astratto musicale in Weather Report non attiene semplicemente a rarefazione sonica con sospensione del parametro più elementare che collega tutti noi, ossia il ritmo: solo due brani, Milky Way e Orange Lady, non hanno scansioni percussive, e i rimanenti sei sono pure parecchio propulsivi ritmicamente.
Se si fatica a comprendere ciò che determina normalmente la forma musicale, cioè l'ordinamento delle sue parti costituenti nel suo divenire tramite ricorrenze e discontinuità dei suoni che si sovrappongono e susseguono (riff, motivi, progressioni di accordi, melodie, arpeggi, ritmi ecc.), non si riconosce la figura di quell’oggetto energetico che sta impattando i nostri sensi.
L’istintivo impulso è comprenderne almeno gli aspetti più vaghi, giacché la forma per la sua funzione regolatrice offre un elemento identificativo stabile della realtà; se non ci riusciamo potremmo decretare l’“incomunicabilità” di quella musica: non la capiamo, non ci piace, ce ne allontaniamo.
Immagino che per molti questa opera sia così, per altri invece sia ammaliante proprio per l’annientamento di quelle strutture formali che biunivocamente polarizza i suoni come enti a sé stanti.
Puri timbri che sollecitano al massimo i sensi di chi ascolta, perché il suono musicale in sé è una realtà altamente significante a prescindere dalla sua organizzazione con altri: potrebbero bastare pochissime note.
Una singola nota è un centro energetico che determina un campo di forze interagenti e interdipendenti: la musica non è semplicemente suoni inanimati che si susseguono e sovrappongono in modo più o meno “ordinato”, come possono essere le lettere di un alfabeto che, messe insieme, formano parole ed esprimono concetti, perché è direttamente il suono in sé che determina un campo di azione potenziale formidabile, tanto asemantico quanto suggestivo.
Ecco l’estremo fascino di musiche come quelle di Weather Report, ove non è presente il climax emotivo proprio di altri generi e musiche ed è privilegiato il senso e il concetto di omogeneità; con un’estetica di questa natura Manfred Eicher, ovvero colui che ha fondato e diretto la casa discografica ECM (Editions of Contemporary Music) appena due anni prima di questo disco, segnerà la storia della musica strumentale nei decenni successivi.
Indubbiamente i due leader Zawinul e Shorter hanno tesaurizzato l’esperienza con Miles Davis, come d’altronde il terzo lato del triangolo, il contrabbassista (occasionalmente al basso elettrico) Miroslav Vitous è, a dispetto di quel che comunemente si pensi, uno dei pochissimi che ha messo in modo molto personale e modernissimo a frutto la lezione di “libertà” di Scott LaFaro.
*Sorprendente non sia a oggi corretto l’errore di mix a 1’36”: elementare eliminare quell’attimo di nota di sax.