Carlo Pasceri
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Libro Eroi Elettrici

L'esordio dei Weather Report: inafferrabile astrazione

9/5/2020

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Penso che molti come me abbiano nel proprio cuore e nella propria mente alcuni dischi per peculiarità che sono percepite caratterizzanti: qualcuno in modo romantico, energico o complicato o… astratto.
​L’album Weather Report, il loro primo del ‘71, è il mio disco di astrazione... 
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Musica ineffabile perché sembra senza forma, fluida; come suoni un po’ casuali e quindi non prevedibili, aleatori…
Però attenzione, l’astratto musicale in Weather Report non attiene semplicemente a rarefazione sonica con sospensione del parametro più elementare che collega tutti noi, ossia il ritmo: solo due brani, Milky Way e Orange Lady, non hanno scansioni percussive, e i rimanenti sei sono pure parecchio propulsivi ritmicamente.
A non essere convenzionali sono gli altri elementi musicali ovvero linee melodiche e intelaiature armoniche che si intrecciano senza peraltro i consueti spazi di assoli e quindi, insieme a strutturazioni anomale rispetto alle song (pure con interne espressioni ritmiche piuttosto rapsodiche), rendono la loro musica poco afferrabile, memorizzabile e preconizzabile.
Se si fatica a comprendere ciò che determina normalmente la forma musicale, cioè l'ordinamento delle sue parti costituenti nel suo divenire tramite ricorrenze e discontinuità dei suoni che si sovrappongono e susseguono (riff, motivi, progressioni di accordi, melodie, arpeggi, ritmi ecc.), non si riconosce la figura di quell’oggetto energetico che sta impattando i nostri sensi.
L’istintivo impulso è comprenderne almeno gli aspetti più vaghi, giacché la forma per la sua funzione regolatrice offre un elemento identificativo stabile della realtà; se non ci riusciamo potremmo decretare l’“incomunicabilità” di quella musica: non la capiamo, non ci piace, ce ne allontaniamo.
Immagino che per molti questa opera sia così, per altri invece sia ammaliante proprio per l’annientamento di quelle strutture formali che biunivocamente polarizza i suoni come enti a sé stanti.
​Puri timbri che sollecitano al massimo i sensi di chi ascolta, perché il suono musicale in sé è una realtà altamente significante a prescindere dalla sua organizzazione con altri: potrebbero bastare pochissime note.
Una singola nota è un centro energetico che determina un campo di forze interagenti e interdipendenti: la musica non è semplicemente suoni inanimati che si susseguono e sovrappongono in modo più o meno “ordinato”, come possono essere le lettere di un alfabeto che, messe insieme, formano parole ed esprimono concetti, perché è direttamente il suono in sé che determina un campo di azione potenziale formidabile, tanto asemantico quanto suggestivo.
Ecco l’estremo fascino di musiche come quelle di Weather Report, ove non è presente il climax emotivo proprio di altri generi e musiche ed è privilegiato il senso e il concetto di omogeneità; con un’estetica di questa natura Manfred Eicher, ovvero colui che ha fondato e diretto la casa discografica ECM (Editions of Contemporary Music) appena due anni prima di questo disco, segnerà la storia della musica strumentale nei decenni successivi.
Indubbiamente i due leader Zawinul e Shorter hanno tesaurizzato l’esperienza con Miles Davis, come d’altronde il terzo lato del triangolo, il contrabbassista (occasionalmente al basso elettrico) Miroslav Vitous è, a dispetto di quel che comunemente si pensi, uno dei pochissimi che ha messo in modo molto personale e modernissimo a frutto la lezione di “libertà” di Scott LaFaro.

La meravigliosa e minimale Milky Way è l’esito di straordinarie idee non solo compositive in senso stretto ma pure realizzative: l’aurorale senso di un qualcosa di tenuissimo che sorge dal notturno vuoto mediante sax e pianoforte è ottenuto registrandoli acusticamente con procedure assolutamente fuori dalla norma*. 
Umbrellas è un pezzo teso, tirato, dominato dal basso elettrico di Vitous con sax e piano elettrico filtrato (e pianoforte aggiunto nelle sezioni iniziali e terminali) che puntella i brillantissimi interventi di basso.
Seventh Arrow, dopo un rapido obbligato di tutti, è una costante interazione di linee melodiche, armonizzate dal piano elettrico, come una conversazione. Anche questo è rapido, e nel dialogo si inseriscono batteria e percussioni, molto in evidenza, contribuendo alle continue mutazioni. Nella parte finale, intorno ai quattro minuti, sale la temperatura col piano elettrico alterato elettronicamente.
Orange Lady è un brano che Zawinul aveva già registrato con Davis; piano elettrico effettato (e reso stereofonico) e l’ampissima, lenta e invocativa melodia esposta da sax e contrabbasso con archetto (e saturato). Percussioni solo dopo molti minuti, nella sezione centrale ove cambia anche atmosfera divenendo più “world”. Da notare che la ripresa del tema melodico a 6’24” non concerne l’apparizione a 38” ma il tratto parecchio successivo, quello da 1’39”… Elegiaco.
In Morning Lake l’incessante, lenta, lirica melodia di soprano è interpolata dal contrabbasso… Interventi armonici di due effettati piani elettrici, molto soppesati, calibrati, come le scansioni ritmiche di batteria e percussioni.
Waterfall potrebbe essere parte di una suite insieme col brano precedente; qui a dominare, almeno all’inizio, è uno dei due piani elettrici, che innesca sequenzialmente un serrato e ricorsivo motivo armonizzato, poi si dispiega l’assiduo dialogo melodico tra sax e contrabbasso. Da notare che dopo circa venti secondi la sequenza di piano elettrico diviene da 4/4 a 9/8 per un paio di volte per poi estendersi ancora irregolarmente operando una continua torsione percettiva nel continuum piuttosto monocromatico del lungo brano.
Tears è un brano breve e molto mobile, estremamente equilibrato tra le linee melodiche che s’intrecciano del sax, basso elettrico effettato e voce evocativa con le armonie arpeggiate dei piani elettrici sempre effettati e le ritmiche percussive; a 1’24” piglia, per un tratto, un incisivo andamento rockeggiante.
Eurydice il pezzo di gran lunga più tradizionale (anche se nella profusa coda finale riprende il carattere più astratto e fluido dell’opera). Un rapido swing con gli assoli, in particolare di Zawinul al piano elettrico, l’unico dell’intero disco. 
Un mese di prove (con qualche elaborazione di alcuni passaggi musicali precedentemente inseriti in altri dischi dagli autori) e tre giorni di registrazioni per questo meraviglioso disco iniziatico del rituale percorso di questo gruppo, che sarà sempre più apprezzato nelle sue multiformi sfaccettature e incarnazioni, e che donerà al mondo alcune tra le musiche più importanti del Novecento.
​
*Sorprendente non sia a oggi corretto l’errore di mix a 1’36”: elementare eliminare quell’attimo di nota di sax.
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    Carlo Pasceri
    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


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