Innanzitutto l’originalità del flusso è data dalla non adozione di quelle efficaci formulette idiomatiche e locuzioni fraseologiche melodiche consumatissime dall'uso e dall'abuso storico (lick e pattern): così almeno Daniele si è allontanato dalla banalità e si è dovuto sforzare, riuscendoci, di manifestare idee musicali più fantasiose, accumulate e ordinate con più emancipazione.
Non ci sono nemmeno gli andirivieni per le scale musicali come si eseguono appunto quando ci si addestra, e poche reiterazioni di porzioni di scale dislocate ad hoc per modellare sorte di frasi, ma una libera e creativa associazione di note che attiene anche ad assegnazioni di durate sincopate pertanto poco lineari e simmetriche (ritmica). Infatti la scansione metronomica, perlomeno nei suoi accenti predominanti convenzionali (forte/debole), non è “vissuta” da Daniele come costringente il flusso fraseologico e le note non sono pronunciate a grappoli come multipli pari della scansione principale: se la scansione è quarti a 100 bpm la maggior parte delle note non sono ottavi a 200 bpm, sedicesimi a 400 bpm ecc., pertanto di durata come prestabilita e quindi con uniforme e prevedibile “ritmica”.
Anche quando deve iniziare e finire le frasi (oltre che nel fraseggio intermedio), Daniele non si preoccupa di stare necessariamente sui e nei tempi convenzionalmente assegnati, questo gli permette un pensiero musicale che travalica le cesure delle battute; almeno per un po’ (Es. Keep On Movin, Annaré).
Tutto questo insieme con un’articolazione tecnica (il controllo esecutivo delle quattro fasi d'inviluppo sonico: attacco, decadimento, sostegno e rilascio) di livello superiore, poiché le scelte predominanti di controllo di emissione sonica sullo strumento (pronuncia) sono anch'esse prive di schematicità limitanti: sia quello dato dalla mano destra dinamico e timbrico (curve d’intensità di volume sonoro, accenti, staccati e gli armonici) sia quello dato dalla mano sinistra che è determinato sulla chitarra con bending, legati, hammer on - pull off, glissati, vibrati, ecc. (Es. Ue Man, Puozze Passà Nu Guaio, Io Vivo Fra Le Nuvole,).
Nella musica del chitarrista napoletano gli episodi non prevalgono sulla trama: le canzoni non sono pretesti per assoli, anzi, spesso l’effetto di un suo ottimo assolo è per causa di un’ottima canzone che è, di fatto, pure interpretata e sviluppata proprio mediante quell'assolo. Daniele si pone, infatti, su quel piano d’intervento musicale che va al di là della semplice addizione della parte melodica solistica-improvvisativa come fosse una specie di adesivo che si applica alla superficie: a un ascolto attento degli assoli si distingue essendo più capace di altri di calibrare un creativo flusso d’idee coerenti con il brano stesso però senza usare quella astuta strategia che prevede di riprendere la melodia principale del pezzo e variarla un po’. Lui esalta la continuità incoraggiando la progressiva conoscenza della sua espressione musicale, con un moto dinamico e rutilante della trasformazione stessa nella successione temporale degli eventi musicali con mutazioni minime ma incessanti: l’assolo in questo quadro è il massimo grado di mutazione, ma nella cornice della rappresentazione stessa di un intreccio di costanza narrativa, senza forti irruzioni né espressive né di contenuti. Daniele, facendoci accettare quel continuum narrativo, non permette facilmente l’emersione della sua peculiarità qualitativa nel ruolo di chitarrista solista: questo è perciò il suo pregio/difetto. | Daniele si pone su quel piano d’intervento musicale che va al di là della semplice addizione della parte melodica solistica-improvvisativa come fosse una specie di adesivo che si applica alla superficie |
Tuttavia è evidente che ciò che Daniele ha voluto modellare e produrre è appunto questa compattezza dialettica ed espressiva: la massa del tutto e non il particolare elemento.
Talvolta il materiale scalare scelto dal musicista napoletano, già poco dopo l’inizio carriera, perciò nei primi anni ’80, non era quello del comune chitarrista di rock e dintorni, e quindi il più esteso lessico base optato gli ha offerto ulteriori condizioni di sviluppo del linguaggio musicale (Es. Tarumbò e Mo’ Basta pt2, in Sciò live ’84, Soleado).
P.S. Segnalo inoltre tre brani contenuti in dischi di altri nei quali Pino Daniele ha suonato, realizzando dei notevolissimi assoli: Stand Up e Things Must Change (Richie Havens “Common Ground”), Se Guardi Su (Claudio Baglioni “Q.P.G.A.”).