I leader del gruppo sono i polistrumentisti (qui tastiere, armonica a bocca e chitarre) e cantanti Roger Hodgson e Rick Davies, che ottimamente si dividono gli oneri e gli onori di comporre (e cantare) i singoli pezzi di “Breakfast”. Sono altresì riusciti a produrre un sofisticato quanto distinguibile sound collettivo anche perché hanno ben amalgamato i loro brani con gli apporti degli altri componenti del gruppo: John Helliwell (fiati), Dougie Thomson (basso) e Bob Siebenberg (batteria). In particolare si distingue l’ampio uso solistico del sax, che predomina su quello della chitarra elettrica e del piano.
Breakfast In America è formato da dieci brani, tutti alquanto omogenei in termini compositivi, tranne (almeno parzialmente) uno, il primo: Gone Hollywood. Questo pezzo è qualcosa di più di una canzone, seppur duri cinque minuti, ha tratti più flessuosi che rimandano un po’ ai dischi precedenti “Crime” e “Crisis”.
Iniziale assolvenza di un accordo un po’ dissonante e thrilling, cui segue una quasi minacciosa linea melodica strumentale in registro basso rinforzata dalla chitarra distorta, contrappuntata da una particolare linea vocale. Dopo poco più di un minuto affiora una parte più statica in cui l’ordito musicale lentamente si infittisce di suoni, andando a comporre la trama per una nuova sezione cantata, che cresce ancora a 2’36” sospinta dalla “ritmica”, fino a giungere a una nuova sezione cantata. A 3’46” si riprende similarmente al principio per rapidamente passare al segmento finale con assolo di sax. Gone Hollywood ci rammenta i loro trascorsi più britannici…
Si segnalano una sorta di omaggio alle radici americane del primo Novecento nel brano Breakfast In America con l’andamento da marching band e conseguente adozione di tuba e clarinetto; il lirico intervento del sax soprano in Lord Is It Mine e il tocco vibrafonistico in Casual Conversation.
Tuttavia, seppur svanite tracce progressive, rispetto al precedente "Even" (il loro primo disco “americano”), Breakfast In America è tendenzialmente meno pop e più rock giacché più articolato strutturalmente; (in “Even” c’è una blanda sinuosità solo nel pezzo conclusivo Fool's Overture); peraltro ci sono più interventi solistici che nei precedenti album. Insomma meno lineare e più pulsante ed “elettrico” (soprattutto nel lato A del disco in vinile), infatti, oltre al prevalere del piano elettrico (in pratica mancante in “Even”) in “Breakfast” sono quasi assenti le preponderanti chitarre acustiche di “Even” a favore di quelle elettriche che, oltre ad arpeggiare qualche armonia, in ordine sparso rinforzano con timbri distorti qualche linea discendente, donando così una connotazione più rock a questo disco.