Carlo Pasceri
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Libro Eroi Elettrici

La grandezza (che non avevo compreso) di Pat Metheny

12/8/2018

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Pat Metheny è in assoluto tra i più grandi chitarristi-compositori contemporanei, ma io lo trovai all’inizio un po’ scialbo e antipatico. 
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Questo “inizio” sono i primi anni Ottanta e durò mica poco… fino all’estate del 1985: ascoltandolo per radio quando si esibì a Philadelphia per il Live Aid, quello sì un evento, affiancando Santana in alcuni suoi pezzi. 

La sua bravura emerse prepotentemente, mettendosi sullo stesso piano musicale del grande Carlos, fu all’altezza, con delle superbe linee melodiche, originali ed espressive al contempo.
Siccome usò la chitarra sinth con quel tipico timbro che rammenta una tromba (fu uno dei primissimi a impiegarla), ebbi la conferma del fatto che lo ritenevo un po’ scialbo unicamente per il suono che adoperava nella stragrande maggioranza dei casi, con la semiacustica: alquanto effettato e gracile (soprattutto quando non suonava cose più jazz). ​
Mi era un po’ antipatico perché all’epoca Metheny era ammiratissimo nell’ambiente più snob di appassionati e studenti di musica jazz. Ma non era solo la mia indole più rock e quindi più di “strada”, era perché non capivo un granché ciò che aveva fatto nei suoi dischi; pur volendolo comprendere.
Pat Metheny dal ’76, nell’arco di circa un ventennio, ha connesso in modo innovativo tanta di quella musica (generi e stili) da far girare la testa, sia come compositore sia come chitarrista; col suo Pat Metheny Group (coadiuvato dall’ottimo Lyle Mays) ha prodotto una Fusion complessa e originale, anche perché non era funkeggiante, era rilassata e discorsiva, screziata di Brasile e dintorni. Melodica ed evocativa, musica che scorre come immagini di un road movie.

Come chitarrista solista, stupendo affabulatore di intricate e rapidissime linee cromatiche ma anche molto disteso, lirico e cantabile, seppur molto apprezzato e imitato già per il suo lavoro individualissimo col PMG, ha saputo elevarsi al rango massimo mediante i suoi dischi di natura più jazz: stilisticamente più serrato in queste occasioni, più lirico nelle altre.
Nei primi dieci anni di carriera tendeva a essere più netto nel separare queste componenti stilistiche, in seguito le ha più amalgamate.
La sua discografia è ampia e articolata, le opere più importanti sono il debutto Bright Size Life leader del trio con Bob Moses e Jaco Pastorius; poi il primo del PMG, l’omonimo del ‘78, e a seguire Offramp, First Cirle e Still Life. Ancora a suo nome, 80/81 e Question and Answer; come co-leader As Falls Wichita, So Falls Wichita Fall (con Lyle Mays), Song X (con Ornette Coleman), I Can See Your House from Here (con John Scofield) e Jim Hall & Pat Metheny.

In special modo col PMG, Pat Metheny ebbe il grande merito di diffondere, quasi a livello di massa, una musica strumentale di altissima qualità. Grazie.
​​
Pat Metheny è uno dei protagonisti del libro 📙 Eroi elettrici - I grandi solisti della chitarra
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    Carlo Pasceri
    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


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