One Finger Snap e Oliloqui Valley sono votati a un moderno hard-bop. Il primo è fondato su una brevissima e irruente frase tematica in veloce swing, poi apertura armonica. Si susseguono i soli di Hubbard e Hancock su semplici armonie, poi Williams, ripresa di un frammento tematico (la seconda parte della frase originaria), dunque brevissimo, chiusura.
La trama progressivamente si scioglie, si apre a una libertà vigilata, dopo un paio di minuti quasi non si riconosce più. A quattro minuti è ripreso il riff di piano e tema, ma a cinque tutto si ferma. Carter solo con l’archetto, interventi sparuti di piano e percussioni. A sette minuti nota grave e pianoforte al proscenio, per po’ è solitario, poi è raggiunto da Carter e Williams e si innesca una sezione più convenzionale, in swing. Ma per poco, si riapre tutto, ancora un controllato free, improvvisazioni che si incrociano, susseguono e sovrappongono. A undici minuti è il turno di Williams prima con le spazzole poi con le bacchette per un peculiare assolo che termina con un pattern di 2/4 ove Hancock a 12’48” si sovrappone col suo riff in 3/4 (seguito da Carter), facendo ripartire finalmente anche Hubbard e portare a termine il pezzo anche questo però in dissolvenza.