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Libro Eroi Elettrici

Herbie Hancock, un grande in continuo movimento

12/4/2017

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Da ragazzino prodigio pianista-concertista di musica Classica nei primi anni Cinquanta a nume tutelare della Dance elettronica degli Ottanta; questi trenta anni Herbie Hancock li ha trascorsi costruendo un’importantissima carriera jazzistica.
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Si fece notare nel ’62 con il pezzo Watermelon Man che fu un successo soul-jazz, influenzando non poco la cosiddetta scuola Blue Note: sorta di asciutto hard-bop modale innervato con cicli ritmici binari e melodie cantabili ma non banali. Seguirono Cantalupe Island (’64), un altro dei suoi brani hit (evoluzione di Watermelon Man), e Maiden Voyage (’66) disco tra i più importanti in assoluto. 
Parallelamente a questa sua carriera solista, ci fu quella di membro (dal ’63) del gruppo jazz che scriverà la storia di questo genere a caratteri cubitali: il nuovo quintetto di Miles Davis.
Sorta di “slowhand” del pianismo jazz e mai complicato compositore, Hancock privilegia la sinuosità armonico-melodica e incisività ritmica; si distingue per uno stile pianistico (e compositivo) non fondato su appariscenti virtuosismi, complicazioni e velocità, ma su un raffinato linguaggio a tutto tondo, melodico-armonico-ritmico (e timbrico), che coniuga fluenti parabole melodiche con irruzioni ritmiche dirompenti (“fortissima” mano dx), mediando il tutto con un moderno incedere che sfrutta gli approcci cromatici, però disallineandosi dalle formule be-bop (e hard-bop).
​
​Forzato da Davis nell’uso degli strumenti elettrici (piano e organo), se ne innamorò, divenendone appena dopo, un pioniere. All’alba degli anni Settanta fonda due gruppi “elettrici” molto importanti: Mwandishi e Headhunters.
Il primo, tre anni per tre dischi (’71-’73), sestetto sperimentale, permeato da un africanismo spaziale non alieno dalle suggestioni davisiane, con le sue ellittiche polifonie, tempi dispari, melodie sospese da esacerbate estensioni e impasti timbrici inusitati. Pregevolissimo.
Il secondo, quintetto che debuttò nel 1973 con il clamoroso successo di vendite dell’omonimo disco, è un ragguardevole gruppo di funk strumentale declinato con linguaggio jazz.; andò avanti fino alla fine dei Settanta, degradandosi fino a un esplicito approdo del genere Dance.

Nel frattempo riprese la carriera di un più ortodosso Jazz acustico, ma non rinunciò a rinnovare nei primi Ottanta la ricerca di linguaggi giovanili più innovativi: nel 1983 con il techno-rock/dance di Rockit (album Future Shock) ebbe un successo da pop star.
Hancock rimane a tutt’oggi uno di quegli artisti capaci di mettere d’accordo un po’ tutti, dall’appassionato di Jazz a quello di generi più commerciali, grazie alla sua abilità di sintesi nell’intercettare il fattore comune dell’immediata affabilità musicale che non rinuncia alla personalissima qualità di fondo che lo contraddistingue.
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    Carlo Pasceri
    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


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