Carlo Pasceri
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Alan Parsons Project e quel "FA" che altera la percezione

16/6/2024

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Qualunque ascoltatore può immaginare che una canzone accattivante, magari di successo, sia fondata su fattori molto semplici.
E spesso è proprio così; anche più semplici di quanto si pensi.
Ma quei brani hanno sovente qualcosa che li distingue nella loro essenza.
Uno di questi è I Wouldn't Want To Be Like You del gruppo britannico The Alan Parsons Project (di fatto il duo Alan Parsons- Eric Woolfson tastierista), pubblicato nel 1977 e contenuto nel disco I Robot. 

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Approssimazioni e semplificazioni: rivolti di accordi e ritmo

10/6/2024

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In musica ci sono semplificazioni e approssimazioni atte ad ottenere col minimo sforzo dei buoni risultati in un dato contesto, come già affrontato per la questione dell’equivalenza d’ottava, che poi però divengono norme indiscutibili; ciò limita l’evoluzione musicale.
Pertanto un altro fondamentale fattore assai utile per ampliarne la realizzazione è quello di superare il concetto, ampiamente propalato nei manuali musicali e dalla secolare prassi, di rivolti degli accordi, e stimare ciò che sono le armonie accordali nella realtà oggettiva, fisica.

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E.S.P. e l'avvio della rivoluzione dolce di Miles Davis

9/6/2024

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E.S.P. è  tra i dischi più importanti della carriera di Miles Davis; per più di un motivo.
Fu registrato nel gennaio del 1965 e pubblicato l’agosto di quell’anno dal quintetto che da qualche mese suonava in giro per il mondo; oltre a lui alla tromba, c’erano Herbie Hancock al piano, Wayne Shorter al sax, Ron Carter al contrabbasso e Tony Williams alla batteria.
Le sette composizioni sono tutte a firma di uno dei componenti del gruppo (due la coppia Carter-Davis) fatto salvo il batterista, e si discostano significativamente dalle cose fatte fino ad allora; è un disco di svolta. Oltre a essere “democratico” nelle autorialità delle composizioni è assai equilibrato in quanto ad assetti musicali, sia percettivi sia nella sostanza.

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L'annosa confusione tra generi e stili: il Soul Jazz

31/5/2024

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Non è certo demerito degli ascoltatori, ma è dei cosiddetti giornalisti musicali e simili (quindi di chi si è incaricato di informare di musica), se da sempre vige una confusione pressoché totale per quanto concerne i termini usati per indicare le varie declinazioni musicali inerenti la musica moderna.
Termini dunque molto utili, soprattutto allorquando precisi, naturalmente rammentando che sempre ci sono state e ci saranno gradualità più o meno significative di ibridazioni.
Utili non tanto e non solo per orientare il fruitore nell’ascolto e il conseguente acquisto dei dischi – magari bulimico, agognato dall’industria e dal suo indotto - quanto per farne comprendere almeno un po’ le vere caratteristiche musicali, facendo la tara a quelle di superficie, contribuendo così a una più profonda consapevolezza degli ascoltatori di ciò di cui si sono appassionati.
Quella tra generi e stili è la prima e complessiva confusione.

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Ingredienti semplici, miscela esplosiva: Money dei Pink Floyd

26/5/2024

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​Questo articolo è tratto dal libro: The Dark Side of the Moon (Analisi musicale e guida all'ascolto)

Money dei Pink Floyd è tra i brani Pop-rock più famosi ma meno “conosciuti”.
Pubblicato nel celebre disco del 1973 The Dark Side Of The Moon, è tra le hit che più si può considerare fusione di fattori semplici ma determinanti di vari stili e generi.
Blues, Reggae, Rock, Progressive e R&B, ciò che più connette in Money questi generi è l’andamento ritmico: per tutta la sua durata è pervaso e “sorretto” dal ritmo terzinato shuffle (tipico del Blues e i suoi derivati).
L'altra caratteristica sono le parti di basso, oltre quella celebre ed evidente del riff principale: sono le fondamenta propulsive di tutte le fasi di Money.

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Le attitudini musicali e la peculiarità del ritmo

21/5/2024

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Mi rammarica non avere più il mio primo strumento; sono oltre quaranta anni che mi manca.
Da ragazzino undicenne avevo dei bonghi nordafricani che malamente percuotevo, tentando di andare appresso ai brani dei miei beniamini musicali.
Ho continuato così per qualche anno, pure dopo che ebbi la mia prima chitarra.
Benché il mio primo incontro con la musica (che non fosse solo ascoltarla) fu con una tastierina elettronica Bontempi che aveva un mio amichetto di 9 o 10 anni.

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Da Camembert a You: la metamorfosi dei Gong

18/5/2024

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Gli appassionati di musica dell’età aurea del Rock (all’incirca da metà dei Sessanta a metà Settanta) conoscono perlomeno nominalmente il gruppo Gong.
Molti tramite la cosiddetta trilogia Radio Gnome Invisible pubblicata nel biennio ‘73-’74, comprendente Flying Teapot, Angel’s Egg e You.
Daevid Allen, chitarrista (occasionalmente bassista), cantante e compositore, li fondò (insieme alla cantante e autrice Gilli Smiyth) subito dopo esser fuoriuscito da nucleo originario dei Soft Machine (senza esser presente nel loro album di esordio del 1968).

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Un tuffo nel cuore della memoria, col ritmo dei Rolling Stones

11/5/2024

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Chi ha l’adolescenza parecchio alle spalle lo sa bene, di quel periodo rammentiamo nostalgicamente alcune esperienze, anche piccole, di apparente insignificanza, ma che per qualche motivo ci portiamo dentro e che a volte riaffiorano in modo prepotente.
Spesso sono legate alla musica; d’altronde non è da oggi che la musica permea in modo quasi invasivo le vite di tutti noi.
Dei nostri cinque sensi la vista e l’udito sono quelli che associamo più facilmente e potentemente a ciò che ci accade, soprattutto in termini mnemonici.
L’olfatto, il tatto e il gusto molto meno.

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Le illusioni ritmiche del giovane Marsalis

4/5/2024

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Nel 1987 Wynton Marsalis pubblica il disco Standard Time Vol.1, un’opera che si discosta dalle due precedenti, Black Codes e J Mood (di notevole pregio), in cui non erano presenti standard e lui ne era quasi esclusivamente l’autore.
Qui propone sue interpretazioni di brani della comune “letteratura” jazz.
E pure questo disco è di gran rango, a fronte sia degli arrangiamenti sia delle esecuzioni generali; svettano i suoi solismi e quelli del pianista Marcus Roberts (sostituì da J Mood Kenny Kirkland).
Oltre a consueti pezzi come Caravan, A Foggy Day e Cherokee, sono presenti anche due sue composizioni: Soon All Will Know e In the Afterglow.
Ma è il brano più famoso in assoluto della selezione, Autumn Leaves, che riceve un arrangiamento, nell’esposizione del tema, degno di essere messo in evidenza per la sua peculiarità; al netto della sua estrema velocità.

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Dietro i "chops", il vuoto di idee solistiche

2/5/2024

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​Chop, in inglese “taglio”, nel gergo musicale una frase musicale particolarmente incisiva, di grande effetto.
Di norma sono linee molto rapide impiegate negli assoli, declinate differentemente secondo i generi: più articolate e tensive nel Jazz e Fusion, più aggressive timbricamente e spesso parecchio funamboliche (shredding) nel Rock e dintorni (contemplando pure l’uso di registri assai alti e talvolta device meccanici - leva vibrato - o elettronici). 

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Linguaggio, logica, significato: il "rebus" della Musica

29/4/2024

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“La musica è un linguaggio, ma con la particolarità che è privo di logica”.
Ieri pomeriggio nella trasmissione RAI di approfondimento culturale Rebus in cui (tra l’altro) gli autori si proponevano di evidenziare i rapporti tra musica e matematica, con ospiti quali Corrado Augias, il maestro Aurelio Canonici e la matematica Elisabetta Strickland, la cosa che più è invece risultata evidente è che le semplificazioni della divulgazione, la rapidità di comunicazione, sovente sono fuorvianti.

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We can work it out dei Beatles: quando con poco si può fare molto

18/4/2024

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Far soffermare chi è a digiuno di grammatica musicale a un ascolto pure solo appena più attento e quindi consapevole di ciò che sta accadendo musicalmente, è compito arduo, tuttavia ci proviamo.
E una semplicissima canzone, una hit di sessant’anni fa di due minuti, può far al nostro caso; può far comprendere anche a chi non ha alcuna istruzione musicale come la forma strutturale, il “contenitore” di melodie e accordi (le parti cosiddette introduzione-strofa-ritornello ecc.), divenga, allorquando non è quello solito, un fattore importante. 

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Mad World (Tears for Fears).... versioni a confronto

10/4/2024

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​Una decina di anni fa un caro amico mi fece ascoltare la breve canzone Mad World, nella versione di Michael Andrews e cantata da Gary Jules: me ne innamorai immediatamente.
È un brano dell’ottimo gruppo inglese Tears For Fears*, segnatamente composto da Roland Orzabal, originariamente pubblicato nel 1982.
L’arrangiamento di Andrews fu pubblicato nel 2001, usato per la colonna sonora del film Donnie Darko.
Le due canzoni come melodia, accordi e struttura non presentano diversità, per il resto divergono quasi totalmente. Comunque ebbero tutte e due successo.

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La soggettività della pulsazione ritmica: un celebre "caso"

5/4/2024

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È cosa risaputa che la musica ha la speciale dimensione del tempo; il suo inesorabile fluire.
E tutti i musicisti, chi in modo più consapevole e dotto, chi meno, chi in modo abilissimo esecutivamente, chi meno, devono tenere in considerazione questo fattore fondamentale, determinante.
Certamente per la stragrande maggioranza di chi ascolta ciò è alquanto ineffabile; infatti, al netto di quando si ascolta la musica per ballare (pertanto in maniera utilitaristica ci si sincronizza con la pulsazione* dominante che è appositamente più che palese), sovente si presta attenzione ad altro: melodie, suoni, ecc.; sebbene questo non significhi che i ritmi siano snobbati, no, ma…

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Senza fine: la pratica spirituale (e materiale) della Musica

31/3/2024

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Spirituale: proprio dello spirito, inteso come complesso e centro della vita psichica, intellettuale e affettiva dell’uomo.
Esercizio: qualsiasi atto con cui si addestri il corpo o si applichi la mente con lo scopo di svilupparne o conservarne le forze, l’agilità, l’efficienza.
Così il vocabolario Treccani.
​

Quindi anche la musica (verrebbe da dire soprattutto la musica) può esser sede e vettore di esercizi spirituali; e non solo facendola, ma pure semplicemente ascoltandola.

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Artisti pavidi e il cortocircuito della legge di mercato

28/3/2024

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Di solito nello scorrere della vita c’è il grigiore della normalità; ogni tanto l’essere coraggiosi o codardi.
​E, sebbene ovviamente in primis parta da se stessi per se stessi, il comportamento non può non coinvolgere altre persone.
Pertanto, al netto del neutro grigiore, si è o pro o contro il fare il bene altrui; prodi o vili.
A volte peggio ancora, vili senza pudore: vigliacchi.

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Colto, veloce e potente: il "killer" Steve Morse

17/3/2024

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Sì, country-bluegrass + bebop + classica + hard rock = Steve Morse.
Sì, scrivo ancora di un chitarrista; perché sono un chitarrista.
Sì, perché non c’è un’altra categoria di musicisti che annovera così tanta propensione alla fusione di generi e stili.
Così tanti compositori e/o titolari di dischi crossover che hanno innalzato il tasso qualitativo musicale, facendo ancor più grande la musica. Sono un chitarrista pure per questo. 

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Il wha wha e i suoi "fratelli": vademecum degli effetti audio

13/3/2024

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Sin dal secolo scorso con l’era elettronica e in questo secolo con l’era digitale, in progressione esponenziale, c’è stato, e c’è, un notevole ricorso alla manipolazione sonora, che ha caratterizzato moltissima musica.
L’elaborazione audio è divenuta un settore molto specializzato.
Pochi sanno o rammentano che gli effetti applicati alla musica si dividono soltanto in due categorie: quella che del segnale ne altera l’intensità e quella che ne altera il tempo.
Va da sé che possono coniugarsi.
Sebbene non entreremo nei dettagli (tantomeno nelle - per me avvincenti - specifiche tecnologico-matematiche), tenterò di darne una descrizione di massima che possa suscitare interesse e soddisfare qualche curiosità. 

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Shredder: velocità supersonica, caterve di note... ma poi?

8/3/2024

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In musica l’uso della velocità c’è sempre stato, tuttavia mai come in questi nostri tempi.
L’avvento del web, di Internet e Youtube coi video che possono (chiunque sia l’autore) guardare milioni di persone, ha fortemente contribuito a esacerbare ciò.
L’esagerato accento sull’individualismo strumentistico basato su esecuzioni particolarmente rapide ha contribuito a una pressoché totale aridità di proposte compositive di significativa qualità, ossia creatività.
Naturalmente l’elemento visuale aumenta l’aspetto di mero intrattenimento del pubblico, facendo trascurare il resto che davvero conta in musica: vedere il “gesto” accresce notevolmente l’effetto dell’esecuzione in sé anche in termini puramente e brutalmente velocistici; e, soprattutto, distrae dal contenuto. 

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Metheny solista: l'impronta del gigante su presente e futuro

29/2/2024

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Come per la chitarra nessuno strumento ha avuto così tante e diverse declinazioni nei vari generi e stili.
Storicamente, così tanti strumentisti diversi tra loro sia in assoluto sia all’interno di un genere come per i chitarristi non si riscontrano; e ciò che fa più impressione, almeno a me, è nel Jazz.
E non soltanto nell’aspetto più evidente, quello timbrico, ma proprio nel linguaggio.
Ancorché intorno agli anni 2000 si sia delineata una certa direzione nell’improvvisazione: l’influenza solistica di Pat Metheny, che pure prima era fortissima, prevale su tutte.

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I miei brani preferiti e quel semitono seducente e "radicale"

24/2/2024

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Tutti hanno i loro brani musicali preferiti, quindi pure io.
La cosa particolare è che presto ho scoperto che tra i tantissimi pezzi che via via ascoltavo, dalla mia adolescenza in poi, le mie preferenze non di rado avevano un denominatore comune che andava oltre gli autori, i generi e gli stili musicali.
Dapprima e soprattutto ho amato Black Napkins, A Night in Tunisia e Nardis (di Frank Zappa, Dizzy Gillespie e Miles Davis): un’attrazione che le decadi di anni trascorse non ha indebolito, è ancora potentissima.

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"Zero" in grammatica per i musicisti di oggi

23/2/2024

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La “grammatica” musicale è per un verso molto semplice, per un altro parecchio complicata.
Semplificando, si può comprendere il processo generativo musicale pensando alle 13 note della scala Cromatica* come alle sillabe di un alfabeto.
E alla scelta di una scala (Maggiore, Minore, Pentatonica ecc.) già come a una sorta di pre formattazione lessicale, cioè un insieme di vocaboli (lessemi), che pertanto hanno già qualcosa ben più “significativo” rispetto alle sillabe.

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La dissonanza musicale: un errore considerarla spiacevole!

19/2/2024

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In musica non di rado si parla (e si scrive) di dissonanza: ma cos’è la dissonanza musicale?
È invalso (anche in specifici manuali e testi musicali) intendere e applicare questo termine per esprimere spiacevolezza nell’ascoltare alcuni suoni, come per il rumore, ma essendo questa sensazione del tutto soggettiva e variabile nel corso del tempo, nelle abitudini e geografie dei popoli, questo concetto è poco utile, se non controproducente, per comprendere oggettivamente la dissonanza.
Va da sé che la dissonanza è correlata con la consonanza.

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Infinite possibilità, ma scarse idee: un paradosso musicale

11/2/2024

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Sin dalle scuole elementari tutti conosciamo la proprietà commutativa dell’addizione (e della moltiplicazione): cambiando l’ordine dei fattori (o addendi) il risultato non cambia.
E similarmente, in modo diffuso (anche tra sin troppi musicisti e insegnanti professionisti), si ritiene che la cosa decisiva delle note sia quali sono presenti indipendentemente dal loro ordine di successione.
Cioè, scelta una scala di base p.e. Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si, Do, poco importa come saranno disposte le note (al netto di qualche minima variazione): la cosa fondamentale, a fronte dei secolari precetti del Sistema Tonale, è che siano quelle e non altre. E qui un paradosso.  

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Progressione, modelli e il "senso" della musica

8/2/2024

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In musica, dopo i rudimenti tecnici per imparare a emettere note tramite uno strumento, la cosa cui subito si scontra chi vuole imparare a improvvisare e/o comporre è dare coerenza a una serie di note che non sia una mera esposizione di eserciziari, acquisiti durante gli addestramenti sullo strumento; o altrui invenzioni. 

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    Carlo Pasceri
    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


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