Sì, certo.
Solo successivamente ci si preoccupa del pur importante fattore interpretativo (personalizzazione delle parti date). D’altronde se le parti non sono sufficientemente a tempo un’ottima interpretazione serve a poco o nulla, anzi, è essa stessa sminuita*. Quindi quale sarà l’esecuzione finale da pubblicare è definito primariamente dal dato strutturante della precisione e sincronizzazione temporale, e secondariamente da quello sovrastrutturante dell’interpretazione**.
Pertanto, la qualità tecnica*** di un’esecuzione musicale è data da quanto è precisa nella dimensione dello scorrere cronometrico del tempo.
C’è pure un’altra qualità da tenere in considerazione ed è conseguente a quella meramente tecnica: la qualità artistica**** connessa all’interpretazione. Essa è data da quanto l’esecuzione trascende lo scorrere cronometrico (la scansione dei battiti) in modo estemporaneamente fantasioso (secondariamente è data dall’articolazione, la pronuncia).
Può sembrare che le due qualità siano in opposizione: o l’esecuzione è particolarmente tecnica o artistica. Non è così.
La qualità artistica ingloba quella tecnica, aumenta quest’ultima, perciò è un plus tecnico.
Approfondiamo un po’.
La qualità tecnica è inerente alla sincronia dell’esecuzione in relazione a un tempo cronometrico dato (esplicitato da un metronomo-click o da qualcuno in sua vece - direttore d’orchestra/batterista, o addirittura implicito), in virtù del quale tutto è rapportato. Dunque che sia una parte imposta come un tema o sia un’improvvisazione, la qualità tecnica dell’esecuzione è relativa a ciò.
La qualità artistica è inerente a quanto è caratterizzata l’esecuzione; e questo concerne due aspetti: temporale e articolativo-timbrico.
Questa qualità, il trascendere il tempo, è soprattutto negli assolo, ma anche nell’esposizione di melodie; poco negli accompagnamenti, e di certo non può essere nel caso di parti obbligate all’unisono. In questo caso può esserci solo l’aspetto caratterizzante la pronuncia dei suoni.
La pronuncia dei suoni può essere neutra ossia senza particolari inflessioni di condotta del suono e perciò senza peculiare carattere, o all'inverso, conseguendo “personalità”: in quest’ultimo caso può essere aderente al tempo dato o trascenderlo, ossia entro la cornice di una cellula temporale di una o più misure far fluttuare liberamente l’esecuzione (variare la durata dei suoni) ma con perfetta consapevolezza di dove sia il battito di riferimento e quindi alla bisogna “rientrare” e marcarlo.
Dunque le due qualità non si escludono l’una con l’altra, benché possano non coincidere o essere sempre conseguenti come gradienti: non necessariamente chi più è cronometrico è più capace di trascendere fantasiosamente il tempo; anzi. Però è vero il contrario: chi più sa trascendere il tempo è perché più capace di essere cronometrico, di andare perfettamente a tempo.
Come d’altronde chi più è abile nel pronunciare i suoni in modo personale non necessariamente è più abile nell’andare a tempo, tantomeno di trascenderlo (se accade è più esito di casualità che di volontarietà). Ma viceversa chi sa caratterizzare parecchio l’esecuzione come pronuncia perfettamente a tempo spesso è pure in grado di accedere al livello successivo, quello temporale, cioè di far durare le note quanto vuole e conseguire ulteriore personalità esecutiva e quindi artistica nell’esecuzione, trascendendo l’inesorabile scansione metronomica.
Insomma, l'abilità ritmica (precisione e variazione) è dirimente per valutare la qualità tecnica di un'esecuzione musicale: la differenza tra un mediocre esecutore e uno buono è data da quanto essi siano capaci di andare a tempo, ugualmente tra un buon esecutore e uno ottimo; chi eccelle evidentemente oltre a tenere perfettamente il tempo è in grado di caratterizzare l’esecuzione mediante pronuncia e fluttuazioni temporali tanto volontarie quanto estemporanee.
Quindi stimare tutto ciò è piuttosto complesso, la scienza del tempo musicale consiste nel percepire e poi valutare una moltitudine di eventi, sia simultanei sia diacronici, non nell’ordine di qualche decimo di secondo, ma di qualche centesimo di secondo: eventi musicali asincronici di qualche decimo sono inaccettabili; e basti pensare che la rapidità massima di reazione di un umano a fronte di un impulso è di circa due decimi di secondo.
Dunque, un buon musicista deve avere una spiccata abilità specifica in tal senso (sviluppata e aumentata esercitandosi duramente per anni): andare quasi metafisicamente oltre le capacità naturali, pertanto acquisire un’ineffabile condizione ma che si traduce musicalmente in qualcosa di percepibile; va da sé che un normale ascoltatore non ha sviluppate queste capacità, perlomeno non in tal modo.
Per esempio i Weather Report sono più tecnici degli Allman Brothers perché più precisi e fantasiosi ritmicamente e come pronuncia; anche per questo possono permettersi di suonare musiche molto complesse, perché in grado di mantenere un alto grado di precisione e al contempo essere flessibili.
Va comunque segnalato che da alcuni decenni tramite la tecnologia digitale (hard-disk recording) l’aspetto della precisione ritmica (e non solo) è facilmente alterabile, per quanto concerne dischi o financo video, giacché la digitalizzazione dei dati permette una manipolazione di essi tanto facile quanto totale.
*La stragrande maggioranza dei musicisti professionisti sono sconosciuti ai più, e sono i cosiddetti “session man” (turnisti di studio od orchestrali), la loro più importante caratteristica è riuscire rapidamente ad eseguire le parti nel modo più preciso possibile a livello ritmico: è sottointesa la “pulizia” esecutiva e un’efficace versatilità stilistica.
** I non addetti ai lavori idealizzano l’interpretazione, la ritengono frutto di chissà quale ispirazione, la questione è molto più prosaica e seria: un buon musicista professionista è in grado di replicare con grande efficienza anche i dettagli di una parte. Sono piuttosto minuscole le differenze che spesso entrano in gioco, che peraltro i più percepirebbero poco o nulla, o comunque non possono essere per loro stabilenti oggettiva qualità. Comunque, l’incidenza dipende quale parte è: una cosa è quella di un accompagnamento, altra è di un solista o cantante.
*** Come prima, dando per scontato un’ottimale articolazione-pronuncia dei suoni, cioè ben distinguibili.
**** La complessiva qualità artistica musicale è data da quanto è creativa ossia originale la composizione in tutti i suoi elementi e non solo l’esecuzione ritmico-temporale o di pronuncia.