È mediamente poco preso in considerazione dai compositori di Jazz, Pop, Funk, Rock ecc., e assai poco rilevato dagli ascoltatori; seppur non c’è bisogno di un’istruzione musicale specifica, basta prestare un minimo di attenzione.
O meglio, i compositori lo prendono in considerazione, ma nel senso che la stragrande maggioranza lo dà per scontato, appoggiandosi a una forma monotematica strofa-ritornello con le ali Intro-Coda. E quindi gli ascoltatori si sono assuefatti, pertanto ancor meno inclini a notare la forma musicale del brano che stanno ascoltando.
Insomma, Intro-A-A-B-A molteplici volte e poi Coda.
Ovviamente ci sono molte altre forme codificate, provenienti dalla musica Classica, alcune molto complesse, con molte più sezioni, anche strutturazioni bitematiche, tripartite ecc., pochissimo usate dalla musica moderna e contemporanea.
Ma nella moderna (e contemporanea) è poco impiegata, al netto del Blues, anche una forma addirittura più semplice di quella “canzone”, quella unicamente con strofa (A) senza ritornello (B).
Dunque Intro-A-Coda, con ovviamente A ripetuta N volte.
Pezzi così sono pure famosissimi, All Along the Watchtower e Little Wing di Bob Dylan e Jimi Hendrix per esempio.
I jazzisti, forse spinti dal successo che negli anni Cinquanta ebbero il R&R, R&B e il Soul, composero pezzi in cui amalgamarono Blues e canzone, quindi nel periodo hard-bop (tra la seconda metà anni Cinquanta e Sessanta); brani accattivanti che ebbero un buon riscontro di pubblico, come Moanin’, Watermelon Man, Cantaloupe Island, Mercy, Mercy, Mercy…
Pertanto pezzi con riff e armonie bluesy ma con strutture formali AABA e qualche appoggio melodico non pentatonico (ma diatonico).
Molti jazzisti (quelli evidentemente non interessati al neonato Free) all’epoca intrapresero questa strada, in particolare la casa discografica Blue Note promosse questa declinazione musicale.
Chi si sottrasse a ciò fu Miles Davis che, in controtendenza, col suo magnifico quintetto degli anni Sessanta produsse musica innovativa, difficile. Ma non sempre nella forma, anzi. Molti bellissimi brani erano di struttura circolare, pertanto una mono sezione strofica A ripetuta N volte con melodie minimali. La forma circolare Davis l’aveva già adottata nel decennio precedente: uno famoso fu Solar (poi Blue In Green e altri).
E nel 1968 nel disco Miles In The Sky pubblicò Black Comedy, a firma di Tony Williams, un brano poco ricordato ma che ha una particolarità aggiuntiva: pura forma A con minima melodia costituita da un breve riff e frase scalare ascendente, ma in una trama ritmo-metrica impressionante: 4 misure 4/4 + 13/4 + 13/4 + 15/4 + 12/4.
Il brano è straordinario anche perché così segmentato e dispari è imprevedibile; Williams sin dalle prime 4 misure in 4/4 è tremendo, apre con una sequenza poliritmica terzinata per poi scatenarsi per l’intero brano, complicando ulteriormente il lavoro degli altri nell’esporre invariabilmente una struttura così impegnativa.
Black Comedy ci insegna che pur adottando strutture elementari si può essere innovativi, certo ci vuole ingegno, ma soprattutto essere coraggiosi, come questi cinque afroamericani del secolo scorso.