Carlo Pasceri
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Libro Eroi Elettrici

On the Run, il minimal-innovativo dei Pink Floyd

13/11/2022

1 Commento

 
Di The Dark Side of the Moon se n’è detto e scritto tantissimo; ce ne siamo occupati brevemente nel libro della collana Dischi da leggere: Pink Floyd 1967-1972 Gli anni sperimentali.  
​Estraendo dal testo.
“Mai come in quest’opera c’è una minuzia certosina al dettaglio sonico operato con esemplare equilibrio e coesione tra asciuttezza incisiva e profondità panoramica: un lussuoso confezionamento di addensamenti e diluizioni di trame soniche pop-rock in stile Soul/R&B.
Poco o nulla d’innovativo in assoluto e relativamente, però i Pink Floyd con Dark Side hanno donato una monumentale prova di potenza del Rock.”

Quindi si proseguiva citando l'"ottimo" On The Run.​
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Potrebbe sembrare strano, magari ritenendolo solo una gradevole e interessante transizione strumentale tra altri brani più famosi, un gustoso contorno, ma On The Run è qualcosa di più: è un piccolo pezzo di musica innovativo. Vediamolo un po’ più da vicino.
È basato su una brevissima e rapidissima sequenza di 8 note fatta suonare da un sinth a loop e 3 colpi di bacchette sul charleston chiuso della batteria. Nessuna variazione; se non quella timbrica del sinth. 
Su questa gracilissima ossatura musicale si sovrappongono molti suoni e voci di ambiente, susseguendosi durante tutto il brano. Tutto qui.
Ma la sintesi dei Pink Floyd di questi pochissimi fattori, a dir poco minimali, è ragguardevole.
Le note del drone tracciano una scala pentatonica, però non la solita, ma quella derivante dal modo Frigio. La peculiarità di questa scala è che non ha l’assai importante, quasi ineludibile, quinta di dominante, che tanto serve nel generare tensione per poi risolverla sulla nota fondamentale. Dunque qui l’effetto è più sospensivo.
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Inoltre, essendo abituati al classico backbeat batteristico ossia l’accento sul tempo debole (l’inverso della musica Classica), quindi non sull’1, ma sul 2 (insomma sul rullante), tendiamo a sentire in tal senso invertita temporalmente la sequenza del sinth di On The Run, quando in realtà ha l’accento sul primo movimento; ulteriormente marcato dall’ultimo colpo in mezzoforte della parte con le bacchette sull’ultimissimo tempo a disposizione dell’intera sequenza di note.
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Ciò contribuisce a un’inconsapevole attrazione-distrazione dal fulcro del movimento del drone, rendendolo più interessante giacché meno prevedibile: ammaliante, ipnotico. (Gli altri colpi in figura sono fantasma: ci sono ma in pratica inudibili.)
Insomma, quando si dice semplicità ma non banalità; eccone un esempio tanto estremo e famoso quanto seducente.
Dunque né Time né Money né… D’altro canto non si vive nemmeno di solo Prog o Jazz-Rock; i Pink Floyd con On The Run impartiscono un’altra lezione. Grazie.
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1 Commento
Amato
23/11/2022 22:16:34

É uno sballo il solo commento.

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    Carlo Pasceri
    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


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