Jaco Pastorius fu pubblicato nel 1976; dunque lo stesso anno del celebre “Black Market” dei Weather Report, cui sostituì un altro fenomenale bassista, Alphonso Johnson: Pastorius suonò in due soli brani, ma si mise così tanto in luce che appunto il suo disco solista fu subito “recuperato” e da lì in poi la sua fama fu in esponenziale aumento.
Voluto e prodotto da Bobby Colomby, batterista e fondatore dei Blood, Sweat & Tears, con la partecipazione straordinaria di Herbie Hancock (che curò perfino le note di copertina).
L’apertura del disco, solo due miniti e mezzo, fu quasi uno shock: un famoso standard jazz di Charlie Parker e Miles Davis, Donna Lee, suonato soltanto col basso fretless (senza tasti) e congas (Don Alias). Sgomentò l’auducia e l’abilità con le quali ha affrontato il brano, esponendo il non semplice tema e svolto un rapido e brillante solo, presentando, seppur quasi di sfuggita, alcune tecniche che diverranno suoi marchi: profondi glissati di note, mini accordi e armonici.
Segue l’ottimo Laws; a 4’42” Hancock sale in cattedra: per quasi tre minuti è una tempesta di idee e groove, di squarci ritmici, dinamici armonici e melodici, per poi a 7’15” parafrasare meravigliosamente la prima parte della melodia del brano.
Insomma, sia per il basso sia per la qualità e varietà delle composizioni ed esecuzioni, Jaco Pastorius non può che essere stimata come un’opera di elevato rango.
* Comunemente, ma erroneamente, si attribuiscono a Pastorius innovazioni come l’uso del basso fretless, o che abbia messo, in termini di parti composte ed esecutive, in primo piano il basso elettrico, o l'uso di mini accordi e degli armonici: in assoluto non è così, però lui ha senz’altro grandemente esteso e approfondito queste cose.