Questa è l’esperienza più comune, quotidiana, che però solitamente produce confusione tra alcune parole molto importanti e i loro concetti: immaginazione, fantasia, idea e creatività.
Queste parole si tende a usarle come sinonimi, ma non lo sono.
Molto brevemente, pertanto senza alcuna pretesa di completezza, si tenta qui di chiarire la questione, per poi relazionarla al mondo dei suoni, alla dimensione musicale.
Le operazioni sono solitamente molto rapide e ciò spiega perché sovente si confondono i termini, soprattutto immaginazione e fantasia: quando s’immagina qualcosa, quasi subito viene elaborata e associata ad altre, fantasiosamente.
Dunque l’immaginazione è la capacità di evocare immagini; queste sono depositate nella memoria mediante esperienze. Più se ne hanno, o comunque si ha abilità nel rammentarle, più si ha immaginazione, o si è immaginativi. È la quantità del “cosa”.
La fantasia è la qualità del “quale” e del “come”. Con essa, quindi, vengono scelte quali immagini e come configurarle, la loro selezione ed elaborazione (mutazione) con la seguente composizione. Più si è in grado di elaborale (mutarle) più si ha fantasia, o si è fantasiosi.
E più è originale l’esito della composizione finale, l’idea, l’invenzione, più si è creativi.
Di norma si tratta di immagini di oggetti concreti, di esperienze di vita, pertanto le scene possono essere innumerabili in innumerabili combinazioni: una mela su un tavolo, un tuffo al mare ecc. In pratica si hanno come delle foto, che magari scorrono...
Se le si elaborano mentalmente in modo fantasioso, e poi si riescono tecnicamente a riprodurre (verbalmente o scrivendole, dipingendole ecc.), si creerà un’opera.
In linea di principio ciò accade anche nel puro mondo dei suoni, nella musica, ma piuttosto differentemente nella pratica, a causa della peculiarità della dimensione acustica e quindi della disciplina musicale, del tutto astratta: invisibile.
Le “immagini” musicali che l’immaginazione deve avere sono i suoni; e possono essere uno, stratificazioni di 100 o successioni di decine al secondo per un dato tempo...
Ciò si consegue con lo studio pratico di uno strumento e l’esperienza specifica e funzionale di ascolto di brani musicali (la “letteratura” musicale). In più, siccome la musica è anche scritta, c’è la letteratura vera e propria, le partiture, che si possono studiare a mente, appunto immaginando i suoni.
Più immagini musicali (il cosa) si hanno e capacità nel rammentarle più in questo senso si è colti, pertanto si hanno “vocaboli”, frasi, interi “capitoli” ecc. a disposizione per l’elaborazione da parte della fantasia (quali e come).
Quindi, con la fantasia si scelgono quali suoni e come configurarli mediante mutazioni.
Così vengono composte melodie, armonie, ritmi, assoli, sezioni di brani musicali e quindi intere opere.
La qualità creativa sarà data dalla quota di originalità dell’idea, dell’invenzione.
Dalla capacità della fantasia del musicista di selezionare dalla scorta mentale del “magazzino” immaginativo contenente infinità di suoni e tantissime schematiche disposizioni memorizzate, quelli più appropriati affinché componga un’idea che non sia pressoché un’emulazione di qualcos’altro, un “già sentito” ecc.
Ecco perché, per esempio, un musicista Rock-Blues, dotato di gran fantasia (gran capacità di scelta e di trasformazione delle combinazioni di suoni), ma che in assoluto nel magazzino mentale (giacché rock-blues) ha pochissimi suoni e combinazioni, quindi difetta di immaginazione, sarà un campione del Rock-Blues, ma non andrà di là di questo genere, non può accedere adeguatamente per esempio al Rock più colto, al Prog o al Jazz-Rock.
Ma è vero pure che se un musicista Jazz-Rock ha grande immaginazione, ma pochissima fantasia, sarà un modesto musicista anche in un genere come il Rock-Blues, figuriamoci nel Jazz-Rock.
D’altronde non di rado si sceglie in nuce di non acquisire moltissime “immagini”, affinché ci si possa più efficacemente concentrare nell’elaborazione fantasiosa e conseguire idee di alta qualità più agevolmente.
È una scelta strategica che di solito il musicista compie e a cui si attiene pressoché per sempre, aumentando, spesso a dismisura, l’applicazione tattica della fantasia e riproduzione tecnica: anche per ciò dopo pochi anni la creatività scema, scarseggia la materia prima: l’immaginazione.
Ciò non accade nelle altre arti, o in misura molto minore, data più dalla scelta a posteriori degli autori che da limiti intrinseci dell’immaginazione (casomai da quelli meramente tecnici di riproduzione).
Si può scegliere di fare un quadro di natura morta, un ritratto, una scena di mare in tempesta o un tramonto con bambini; più realistico o più stilizzato, espressionista o financo astratto.
Il fondamento è l’immaginazione, appunto, essendo arti figurative (in questo caso anche la letteratura lo è: si basa sul racconto di figure che scorrono) le persone hanno in memoria tutte le immagini possibili necessarie per comporre un quadro o narrare una storia, si basano su dirette e attive esperienze di vita.
In musica no. È necessario prima di tutto dotarsi delle immagini musicali che in natura, nel mondo, non esistono; e siccome le combinazioni sono pressoché infinite ma il tempo a disposizione no, si fanno al principio delle scelte di genere e spesso lì si rimane.
Comunque negli ultimi decenni si è sempre più volgarizzata la dimensione musicale, c’è musica subita passivamente dappertutto e in ogni occasione, in un comizio politico o al supermercato mentre si scelgono le verdure. Anche la vera e propria attività musicale, per vari ordini di motivi, si è così livellata in basso che ormai moltissimi hanno uno strumento e strimpellano.
In ogni caso, quale che sia il suo livello, chi suona opera con “immagini” invisibili che crea lui stesso e che esistono nel mondo solo in quel momento per poi ineluttabilmente scomparire: questa è una delle magie della musica.