L’argomento è sfaccettato e complesso, pertanto qui lo affrontiamo in modo piuttosto sommario, generalizzando e compendiando.
Altresì nel tempo il ruolo del produttore è un po’ cambiato, e rispetto ai generi musicali ha pesi un po’ differenti; la questione si pone soprattutto nell’ambito della musica di diffusione più di massa come Rock, Pop, Funk e simili.
Dunque, lo studio di registrazione di un disco, specialmente in questi generi musicali, non è soltanto il luogo in cui necessariamente ci si reca per ottenere una sintesi di una musica riproducibile e quindi riascoltabile tramite un supporto (analogico o digitale che sia), bensì, ancor prima, un potentissimo strumento addizionale.
Ciò perché nel Rock ecc. molto spesso non ci si limita a catturare quel che i musicisti fanno come fosse un gruppo dal vivo per poi riprodurlo**, ma si assumono dati stratificandoli, che poi si manipolano ulteriormente.
Il dato musicale, registrandolo su canali diversi, è decostruito per poi essere assemblato e sofisticato ampiamente e fin nei minimi dettagli per ottenere il prodotto finale. Perciò questo dato è frutto di continui ripensamenti; a volte con minuzia al limite della patologia… E meno gli autori e musicisti sono esperti meno hanno controllo in queste fasi procedurali.
Di solito il produttore è colui che sovrintende tutte queste fasi, cercando di mettere a proprio agio (tecnicamente e psicologicamente) i musicisti per farli rendere al massimo; è il trait d’union tra loro e l’ingegnere del suono (oggi chiamato fonico), ovvero chi deve approntare più efficacemente possibile il tutto per registrare e controllare i suoni.
Il produttore, come tutti, ha dei propri gusti e idee musicali che naturalmente tenta di trasfondere nei processi realizzativi dei dischi, offrendo consigli e incoraggiamenti ai musicisti. E un produttore può essere scelto invece di un altro poiché ha un modo di lavorare particolare (serrato, rilassato ecc.), un carattere personale (severo o malleabile)…
Alcuni si sono distinti giacché i dischi che hanno prodotto hanno avuto successo di massa, pertanto si desumono da ciò alcuni tratti stilistici delle opere (che non necessariamente è tutta farina del loro sacco) che quindi si assumono come patine soniche preconfezionate da trasferire in serie ad altri dischi.
Un particolare suono di batteria, riverberi ed echi, tipi di equalizzazioni e compressioni, mastering finali, la scaletta dei brani e così via possono essere quei tratti “coloristici” sovrastrutturali che alcuni produttori infondono (o infonderebbero) al prodotto finale.
Tuttavia un produttore non va oltre a questo e ad ammonimenti tipo: “questo pezzo è troppo lungo, provate a tagliare una strofa, a iniziare col ritornello…”.
Tendenzialmente gruppi e musicisti in veste di leader sono meno influenzati di un cantante alle prese con un disco come “solista”, ciò perché egli è di solito meno preparato degli altri a livello musicale e tecnologico per prendere delle decisioni di qualsiasi natura: a lui sono molto utili opinioni con cui confrontarsi e pratici aiuti.
E va da sé che più i musicisti sono esperti o affermati, e più virati a musiche creative, e meno il produttore è influente.
Comunque è impossibile stabilire in maniera precisa le quote di responsabilità, in merito ad alcune decisioni adottate, tra tutti i partecipanti alle sessioni in sede di registrazioni e missaggi dei brani; capita sovente che gli stessi musicisti affermino, nel tempo, cose differenti o che uno dica cose diverse dai suoi compagni… figuriamoci.
*La figura del cosiddetto arrangiatore merita una trattazione a parte.
** Soprattutto nei primi tempi, ossia negli anni Sessanta e primissima parte dei Settanta, l’esperienza degli ingegneri del suono e la tecnologia a disposizione non permettevano di ottenere una registrazione e una riproduzione molto fedele di un gruppo che suonava.