Carlo Pasceri
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Libro Eroi Elettrici

I tesori dimenticati della musica Fusion

2/8/2016

9 Comments

 
Da parecchi anni moltissimi ascoltatori hanno riscoperto il grande Rock degli anni migliori (‘60/70), pure quello meno grande; e quello piccino piccino, che comunque era presente in quel periodo.
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Tutti a incensare in modo più o meno indiscriminato dischi, gruppi e artisti di quell’importantissima area della musica del ‘900, però della musica Fusion (genere da non confondere con il Jazz-Rock, che fortunatamente ha ricevuto un po’ più di attenzione) si sono dimenticati un po’ tutti, anche i discografici: se del Rock ci sono da anni periodiche ripubblicazioni, spesso esasperate, confuse, stressanti, ridondanti e peggio che inutili, la stragrande maggioranza delle opere fusion non sono state ristampate nemmeno una volta. Si sa, è lo strano gioco mercantile della domanda/offerta, e tant’è… Ne consegue che i dischi fusion non si trovano o costano moltissimo; e una fetta importantissima di musica è spinta verso l'oblio. E mal gliene incolga!
A parte rari casi, come per il gruppo del chitarrista Pat Metheny (ma non del suo complementare e abile tastierista Lyle Mays autore di due splendidi dischi solisti), i ciclopici Weather Report, i raffinati Steely Dan, e qualche disco dei Crusaders, Larry Carlton, Yellowjackets, Steps Ahead, Billy Cobham, Spyro Gyra, David Sanborn ed Elektric Band, altri artisti della metà anni ’80, tempo della maturità del genere, sono praticamente scomparsi, come gli Uzeb, Tribal Tech, Bob Moses, Mezzoforte, Brecker Brothers, Allan Holdsworth, John Scofield, Vince Mendoza, John Patitucci, Bob Berg, Mike Stern... fino ad arrivare a singoli capolavori come Motion Poet del magnifico batterista Peter Erskine e Song of the Sun dell'ottimo tastierista Jim Beard, e di alcune decine di altri bravi artisti.
Insomma non si trova granché in giro di questa distintiva musica che ha nel suo DNA un’importante quota di Jazz, che poi miscela pregevolmente con altri generi: solo per questo dovrebbe esser coccolata, sostenuta, diffusa: è strutturalmente differente da tutte le altre musiche.
In questo senso la differenza con il Pop, con il Rock e con il Funk è decisiva: questi generi non hanno matrice jazz. Certo, la Fusion è perlopiù strumentale e possedendo un linguaggio di ascendenza jazz, il pubblico di massa è meno preparato ad accoglierla; ma se ascoltata con un po' di attenzione, non è di così difficile “comprensione" e assimilazione, anzi.
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La Fusion ha unito le notevoli capacità strumentistiche dei suoi alfieri con le novità tecnologiche che a mano a mano si avvicendavano in quei fiorentissimi anni di evoluzione elettronica e di estri.

La Fusion è primariamente un amalgama tra Jazz e Pop, dunque senza grossi strappi ed estremismi sonici, sovente tanto raffinata quanto intermedia e lineare, se confrontata con il Progressive e il Jazz-Rock. In maniera un po’ sbrigativa e brutale si può intenderla come il concretarsi di una sofisticata song strumentale funkeggiante con solismi jazz’n’blues (a volte d’indole esotico-etnica). Va da sé che poi c’è chi l’ha declinata in modo più complesso, elettrico e virtuosistico, e chi no.
Naturalmente nella sua parabola (dai primi ’70 ai primi ’90), come per tutti i generi musicali, ci sono stati capolavori (e una volta tanto è il caso di spendere questa parola così abusata), cose pregevolissime, altre meno, e mediocrità, però ciarpame non c'è mai stato come in altri generi. Ciò perché è difficile accedere a questa musica: la soglia sta a un’altezza non indifferente per quanto concerne preparazione teorica e tecnica: non si studia qualche anno musica e strumento e ci si mette a suonare pezzi fusion, nemmeno a copiarli.
Da rilevare che il numero dei musicisti in forze alla Fusion è esiguo. Infatti nemmeno tutti i jazzisti sono in grado di suonarla con perfetta proprietà di linguaggio, giacché ha bisogno pure di un’articolazione più funky, d’attacco, di meno affabulazione e capacità di sintesi, di apertura ad altri suoni ed elettrici, ritmi e scansioni più binarie: condensato di caratteristiche non così comuni a loro.
La Fusion è stata un’epifania della più moderna musica elettrica, importantissima anche perché ha unito le notevoli capacità strumentistiche dei suoi alfieri con le novità tecnologiche che a mano a mano si avvicendavano in quei fiorentissimi anni di evoluzione elettronica e di estri, con alcune esplicite infiltrazioni etniche.
Tuttavia, quasi fosse stata musica imbarazzante, inferiore (vuoi anche per la crisi e involuzione commerciale che ha avuto), molti appassionati e addetti ai lavori hanno voluto quasi dimenticarla (le ragioni sono tante e non è questo il tempo né lo spazio per parlarne). Ed è una disdetta, perché la Fusion è una parte molto importante del patrimonio collettivo musicale del ‘900; e il fatto che, oltre a essersi praticamente estinta, la quantità di opere è minima, dovrebbe spingere molti a recuperare questo piccolo capitale musicale.

E per favorire ciò evidenziamo qualcosa che pochi sanno: il nostro Pino Daniele è l’UNICO cantautore italiano che ha prodotto della Fusion (cantata). Cugino di primo grado, oltre che degli Steely Dan, di Stevie Wonder, John Martyn, Gino Vannelli, Al Jarreau, Joan Armatrading, George Benson, Earth Wind & Fire, Michael Franks, Rickie Lee Jones… La sua discendenza è confermata anche dalle numerose collaborazioni, infatti, ha avuto come strumentisti al suo fianco numerosi autori e strumentisti Fusion tra i migliori in assoluto del panorama mondiale. Pino Daniele è straordinario anche per questo, e vale la pena di riscoprire la Fusion fosse anche per comprendere meglio la discendenza di uno degli artisti italiani più notevoli in assoluto. 

​
PS: Pochissima anche la Fusion pura (strumentale) italiana, i migliori sono stati i Lingomania, gruppo capeggiato dal sassofonista di chiare ascendenze shorteriane: Maurizio Giammarco.  Appresso ci sono alcuni bei dischi solistici del batterista Roberto Gatto, e dei chitarristi Umberto Fiorentino e Francesco Bruno.

PPS: Rammentiamo il caso di Sting che, dopo i Police, a metà '80, è passato alla Fusion; altresì al termine degli 80 e l'inizio dei ’90 ci fu il movimento acid jazz: simpatico ma sterile fenomeno di recrudescenza fusioneggiante di origine britannica, semplificazione soul-cantata-ballereccia di ben più nobili ascendenti.
9 Comments
Beppe
11/12/2016 11:42:09

Non concordo sulle considerazioni fatte su Pino Daniele. Esponente sicuramente importante della Fusion italiana, non lo considererei affatto l'unico. Dimenticarsi di Area, Perigeo, Pfm, è quantomento azzardato. E non mi si venga a dire che gli area facevano progressive...oggi sarebbe a tutti gli effetti fusion.

Reply
carlo pasceri
11/12/2016 16:14:59

Signor Beppe,
so per esperienza che il tema della collocazione degli artisti nei vari generi musicali a molti ascoltatori sta tanto a cuore quanto argomento confuso nelle loro menti. Evidentemente pure a lei.
Peraltro rimproverandomi l’azzardo di aver dimenticato Area, Perigeo e PFM, fornendo riferimenti sbagliati non solo per appartenenza o meno di quei gruppi che ha citato al genere Fusion, ma anche perché sono dei gruppi e non sono dei cantautori; inoltre Area e Perigeo sono perlopiù strumentali...
Ho affermato che “Pino Daniele è l’unico cantautore italiano che ha prodotto della Fusion (cantata)”.
Comunque, lei ha dei parametri tecnici ben precisi per determinare, seppur in linea di massima, le coordinate dei vari generi, oppure va a orecchio? Per sensazioni o sentito dire? Per aver letto qualcosa su qualche giornaletto?
Non voglio convincerla su Pino Daniele, solo sommessamente consigliarle di riconsiderare genericamente la sua posizione.
Torni pure a trovarmi.

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Carlo
25/11/2017 20:30:25

Caro Carlo Pasceri, ho letto il suo articolo e voglio complimentarmi con lei per il suo eccezionale lavoro. Non solo ha curato molto i dettagli ma ha anche colto lo spirito di questo fantastico genere musicale. Nonostante io abbia solo 16 anni, sono un grandissimo cultore e amante della musica(passione ereditata da mio padre bassista) e cerco sempre di diffondere tra i giovani
d'oggi generi musicali come la Fusion, la musica Funk ,Blouse e il Rock progressivo che, assieme alla Fusion, è uno dei miei preferiti (in particolare ascolto tantissimo gli Alan Parsons Project e di musica Fusion Herbie Hancock). Comunque rinnovo i miei complimenti per il suo articolo.
Distinti Saluti.

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duccio
8/1/2018 00:36:46

e il più grande di tutti LEE RITENOUR dove lo mettiamo ?

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Roberto
4/2/2018 01:12:29

Ciao Carlo ma i fratelli Grusin? Li hai dimenticati? e i Capolavori GRP,,,,,

Reply
carlo pasceri
4/2/2018 07:44:32

Ciao Roberto,
non proprio dimenticati, diciamo che i Grusin, seppur ottimi autori e musicisti, con la loro derivazione più "easy", hanno contribuito a far dimenticare la Fusion...

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Alpha t
6/3/2022 03:54:11

Bravo bravo ma come si fa a dimenticare la GRP

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pierpaolo sanetti
13/5/2022 11:17:14

Io sono cresciuto con la fusion e con il jazz per me la fusion di cui possiedo orgogliosamente una collezione di album infinita è il più bel genere musicale esistente .....ovviamente bisogna essere musicisti come me per capirla ....ma la grande tecnica musicale e l'espressività di questo genere è entusiasmante ....bisogna ascoltarla in HIFI e con volume alto ....la carica che da è impressionante ......i rocckettari puri si andassero a nascondere

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Giovanni
9/8/2022 23:08:35

FRANK GAMBALE insieme ad ALLAN HOLDSWORTH sono i più grandi interpreti della chitarra fusion.

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    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


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