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Libro Eroi Elettrici

Un po' di tutto, nel brano di Pino Daniele per Loredana Bertè

16/3/2021

3 Comments

 
Ad eccezione della stragrande maggioranza della musica Classica del Novecento e del Jazz, nella musica moderna c’è (soprattutto stata*) un’importante differenza: quella dai contenuti di alto e basso profilo, quella più impegnata (e impegnativa) e quella più disimpegnata e commerciale.
Si potrebbe indicare, semplificando**: le musiche che rientrano nell’alveo difficili e facili, complicate e semplici, sono categorizzate da una parte nei generi Progressive e Jazz-Rock, e dall’altra Pop, Funk-Dance, Blues e Rock (quello più semplice di natura blues o di canzone pop rivestita con suoni più sofisticati o al contrario più “duri”: l’Hard-rock) ***. 
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Come si può intuire le musiche di più alto profilo, compositivamente più colte, pertanto più complesse, hanno necessità di abilità esecutive superiori; viceversa le altre.
Naturalmente nell’ambito della musica “bassa” ci sono molte e interessanti interazioni di ciò, ossia brani raffinati da pochi ma decisivi dettagli, compositivi ed esecutivi, che li innalzano.

Un bell’esempio lo troviamo in uno dei dischi di maggior successo di una regina tra le cantanti italiane: Loredana Berté.
Il suo album omonimo fu registrato (dai maggiori professionisti dell’epoca) nel tardo inverno del 1980.
A fronte della sua eccelsa arte interpretativa, per comporre i brani dei suoi dischi, si sono spesi negli anni i maggiori autori italiani: belle canzoni che venivano da lei ulteriormente elevate.
​In questo caso parliamo di un fuoriclasse, Pino Daniele, che per questo disco scrisse, oltre a Buongiorno Anche A Te, pure la meno nota Un Po’ Di Tutto.


​Questo brano ha un impianto a dir poco semplice, e vedremo che basilarmente forma, ritmo, timbri e armonia in particolare lambiscono la banalità:
  1. costituito da soli 4 accordi;
  2. forma lineare di sole tre sezioni A-B-C (con l’A che funge da Intro - senza voce - e da Coda - senza voce e con assolo di chitarra elettrica): Intro-A-B-A-B-C-A-B-C-Coda;
  3. ritmo semplice e in 4/4 (a 41” battuta di 2/4);
  4. pochi suoni, con la voce della Bertè ovviamente al proscenio, insieme con basso e batteria, appena più indietro due chitarre elettriche e piano elettrico, poi inserti di percussioni e sax; presente qualche suo rinforzo a coro nella C.

Brevemente nel dettaglio di Un Po’ Di Tutto: dopo la parte A (da 15” a 29”) di tre accordi (LAm7, SIm7 e MIm7), la B (da 30” a 49”) e la C (da 1’23” a 2’02”) hanno simile sequenza accordale e sfruttano gli stessi accordi della parte A, innestandone solo un altro, il DOM7.
Dunque non solo il numero degli accordi è molto esiguo e la loro costituzione armonica è elementare, ma pure l’ambito tonale è privo di qualsiasi emendamento, è ortodosso: è nell’alveo della tonalità di MI minore.
E allora?

Principiamo da qui: l’accordo di MIm7 cioè il fondamento della tonalità è quello meno presente nel brano, che nemmeno comincia con esso; le parti B e C sono basate sul suo VI grado (DOM7), sorta di modulazione interna. Non è comune.
Il ritmo: innanzitutto la percezione della velocità è singolare, non sembra sia un pezzo così lento: 66 bpm.
La ritmica è complessivamente semplice e marcata a terra (accentuati i battere), ma è più articolata di quel che sembra. Infatti, nella più aggressiva parte A è bilanciata dal riff di chitarra con un paio di sincopi (e dalle quasi subliminali percussioni) pertanto con accentuazioni dei levare.
​E la distesa parte B ha, nel tratto finale, una mini variante tutta in levare (1’17”) che lancia la sezione C; quest’ultima è movimentata con una piccola parte sincopata di fiati, oltre che dall’inserto delle percussioni e maggiore mobilità del basso (Dino D’Autorio), che lascia il plettro (magnifico suono) e diteggia in modo agile e con gusto.
Ed è molto significativo il lavoro della batteria, suonata dal grande Walter Calloni: nell’eseguire il semplice groove lo arricchisce continuamente in modo pressoché estemporaneo: il ritmo, pertanto, da una parte è incisivo, dall’altra duttile, non ci sono due battute identiche.
Inoltre, come per equilibrare, è stata evidentemente pianificata l’astensione dall’uso di piatti e tamburi (fuorché nelle ultime 3 battute del C che rilanciano la A dove si sente, peraltro debolmente, il suono del piatto): solo cassa, rullante e charleston; tutto estremamente focalizzato, “stretto”. Straordinario.

Va da sé che l’asse portante di una canzone è la melodia e la sua interpretazione, e la Bertè non è seconda a nessuno per naturale grinta, precisione intonativa e ritmica ed espressività (anche micro dinamica).
E la melodia di Un Po’ Di Tutto, per quanto semplice, non è elementare quanto l’armonia e il resto. È piuttosto mobile e sinuosa, e ampia nei registri; peraltro tocca poco le note fondamentali degli accordi e della tonalità.
La Berté realizza perciò un esteso arco melodico che segna le tre parti del pezzo, facendo così conseguire alla percezione formale un efficace paradosso: nella similitudine delle varie sezioni (soprattutto tra B e C), come in un gioco di specchi, sono state immesse sapientemente alcune varianti che hanno causato mutazioni tali da far ruotare le differenti prospettive e quindi far smarrire la dimensione reale: si avvertono più estese e differenti quelle aree che oggettivamente sono più minute e simili.   

Il tocco finale, il solo di chitarra dell’ottimo Giorgio Cocilovo sulla parte A (il piano elettrico prende il posto della chitarra punteggiandolo con più garbo mediante il riff): semplice e funzionale, allineato in ciò a tutto il pezzo e quindi teso ma non esagerato, elegantemente aggressivo e melodico.
(Prevalentemente pentatonico ma non banalmente con lick blues, accentuando benissimo così le rare distensioni sulle altre 2 note diatoniche.)

In questo brano sembrava ci fosse poco, c’è invece di tutto un po’; con ingegno e abilità esecutiva questa musica "bassa" e semplicissima è stata elevata così tanto che oggi, dopo quasi mezzo secolo, si fa molta fatica a riscontrare qualcosa di simile.
 

*Da parecchi anni la musica è in grande prevalenza di basso profilo.
**Ovviamente in molti brani di tanti artisti sono riscontrabili consistenti sfumature di questa semplificata categorizzazione.
***Il genere Fusion, seppur tendente alla categoria “difficile” (pure per il fatto che è strumentale), ha strutturalmente una significativa quota di “canzone” in termini formali e cantabilità tematica, che lo rende pertanto alquanto più semplice del Prog e del Jazz-Rock. 
Anche l’Heavy Metal ha una sua peculiarità in tal senso, ribaltata: seppur tendente alle musiche “facili”, le estremizzazioni timbriche ed espressive lo rendono parecchio arduo per molti fruitori.  
3 Comments
Mimmo
30/10/2021 09:32:06

Le volevo fare i complimenti sinceri
Nella mia scarsa conoscenza ma grande amore per la musica e nella continua ricerca di informazioni stimolanti la mia arida creatività trovare una perla come questa non ha prezzo.
Ho appena comprato 2 libri suoi e sono capitato qui per conoscere qualcosa di più sull’autore e…
Sono elettrizzato!
Ora mi studierò il pezzo con molto interesse
Di nuovo complimenti!

Reply
carlo pasceri
30/10/2021 12:37:13

Gentilissimo Mimmo,
è oltremodo generoso, la ringrazio davvero.
Sono felice di esserle di aiuto per approfondire la conoscenza di questa immensa arte, e l'entusiasmo che trasmette per la musica è la ricompensa che più gradisco.
A presto, grazie di tutto.

Reply
Mimmo
31/10/2021 10:45:22

E alzo la posta perché ho già preso tutte le sue pubblicazioni, dischi da leggere e mi sono immerso nella lettura di wish you were here
Che dire…. I complimenti erano davvero meritati
Continui così!


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    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


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