La rapidità (e nettezza) esecutiva è spesso (a torto) l’unico fattore di riferimento col quale si stima l’abilità tecnica di un musicista. Ma è solo il parametro più elementare e “vistoso” (peraltro come “endemico”) della costellazione tecnica costitutiva la galassia musicale. Questa velocissima frase costituita da più di 20 note in meno di 2 secondi fa riflettere in più aspetti. Potrebbe essere di Charlie Parker o John Petrucci, ma non è così, è suonata da un musicista che certamente dai più non è considerato un granché a livello tecnico. Nondimeno in quel 1991 di certo era tra le fasi peggiori della propria carriera artistica e “commerciale”.
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Nozze di rubino. 40 anni di matrimonio, tanto dura il mio rapporto, di amore, con la chitarra. Eh già, fu in un giorno di inizio estate del 1978 che ebbi la mia prima chitarra, una Eko classica. Luna di miele immediata: notte e giorno insieme… Ma siccome appassionato di Rock, già nell’autunno/inverno del medesimo anno riuscii a mettere le mani su una chitarra elettrica: prima in prestito, poi acquistata.
Però ora basta ricordi personali: la chitarra elettrica è lo strumento che (insieme con la batteria) ha più cambiato la musica del XX secolo. La chitarra elettrica è lo strumento più versatile che ci sia. Fra poco devo uscire di casa e attraversare la città, e cosa comune a chi è nato e cresciuto in una metropoli è la rassegnazione al dispendio di risorse di ogni tipo per l’impresa… E uno dei brani che sin dall’inizio più mi colpirono di Jimi Hendrix fu il brevissimo Crosstown Traffic (contenuto nell’album Electric Ladyland del 1968), senza nemmeno un accenno di assolo di Jimi. Forse mi immedesimai col titolo, sicuramente il suo trascinante andamento mi piacque tantissimo.
Tratto dal libro 📙 Eroi elettrici - I grandi solisti della chitarra C’è un signore inglese, il chitarrista elettrico per eccellenza, che è il protagonista di uno strano caso: Jeff Beck. La carriera di Beck inizia a metà anni Sessanta e subito si distingue da tutti gli altri chitarristi elettrici perché non così incline allo stile rock-blues e ai suoi piccoli cliché che, soprattutto diffusi dai tre grandi King (BB., Albert e Freddie), stavano fecondando la stragrande maggioranza dei giovani seicordisti, compreso, anzi, soprattutto, il suo compagno d’armi negli Yardibirds: l’ottimo Eric Clapton.
Tratto dal libro 📙 Eroi elettrici - I grandi solisti della chitarra Jim Hall è stato un chitarrista jazz apparso sulle scene alla metà degli anni Cinquanta, che gode di grande fama; tuttavia la sua figura nel firmamento dei grandi è stata un po’ intermittente, ma progressivamente si è elevata senza indugi: ormai è quasi un monumento. Nel primo periodo fu tenuto in ottima considerazione, in seguito (alba dei Sessanta), forse a fronte dell’avvento di Wes Montgomery (di tutt’altro stile), un po’ meno sugli scudi.
Tratto dal libro 📙 Eroi elettrici - I grandi solisti della chitarra La maggior parte degli appassionati conoscono Steve Lukather (chitarrista, cantante e autore) come un importante membro dei Toto, ma pochi sanno che è stato tra i chitarristi più studiati dai professionisti… Ciò perché Lukather, sin dalla sua comparsa al proscenio col primo disco dei Toto nel 1978, si fece notare per il suo lavoro discreto (se confrontato con il guitar hero emergente dell’epoca Van Halen) ma efficacissimo nell’economia di un gruppo giacché strumentista che svolgeva una funzione pressoché completa di molte parti chitarristiche elettriche; anche quelle di accompagnamento “pulito” (senza distorsione timbrica), con suoni e soluzioni ammalianti l’attento ascoltatore.
Musica di protesta sociale, aggressiva, rapidissima, esasperata ed esasperante, incentrata sul rifiuto delle norme e regole compositive e tecnico-strumentali; e delle gerarchie. Trasgredisce tutto e tutti. No, non è il punk, è il free-jazz. Soprassedendo gli esperimenti di Lenny Tristano di fine anni Quaranta (e poi di altri), il free-jazz (chiamato all’inizio “new thing”) è nato e cresciuto in USA negli anni Sessanta per opera di musicisti di colore. E nel 1971 (registrato l'anno precedente) è pubblicato Where Fortune Smiles, successivamente accreditato al solo nome di John McLaughlin; un’opera discendente dall’esperienza che in quegli anni aveva raggiunto il culmine, che stava fecondato continenti diversi e musicisti non necessariamente legati alla causa del Black Power. Ciò indica il poderoso impatto che la “new thing” ebbe nella comunità musicale.
Pat Metheny è in assoluto tra i più grandi chitarristi-compositori contemporanei, ma io lo trovai all’inizio un po’ scialbo e antipatico.
Lo statunitense Blues e lo spagnolo Flamenco sono parenti più di quanto si creda. D’altra parte circa un secolo fa Jelly Roll Morton, uno dei padri del Jazz, parlava della musica di colore spagnolo (Spanish Tinge)… La Spagna, terra abitata anche da gitani erranti, mercanti ebrei e schiavi provenienti dall'Africa, si è alimentata degli influssi culturali di ritorno dall’America anch'essa meticcia. E il Flamenco è un'espressione musicale prodotta in Andalusia nella prima metà dell'Ottocento ed è la sintesi tra l'Andalusia cristiana e quella musulmana.
Tratto dal libro Eroi elettrici - I grandi solisti della chitarra
Storicamente sono stati tre i più grandi chitarristi del Jazz-Rock: John McLaughlin, Al Di Meola e Allan Holdsworth. Ed è curioso notare che due sono britannici e uno, Di Meola, americano di chiare origini italiane.
Holdsworth si differenzia da McLaughlin e Di Meola per varie ragioni, due le più evidenti: la sua carriera come leader ha fatto molta fatica a concretarsi, e sicuramente non ha avuto il successo di pubblico degli altri due; il suo stile chitarristico, seppur come McLaughlin e Di Meola basato sulla rapidità, privilegia l’articolazione tecnica del legato (dopo aver dato l’impulso con la mano dx congiunge le note immediatamente seguenti tastandole solo con la sx), mentre gli altri due sono dei formidabili plettratori (suonano a una a una la stragrande maggioranza delle note con la mano dx), e usa la leva vibrato.
Questo articolo è tratto dal libro 📙 Eroi elettrici - I grandi solisti della chitarra Lo statunitense George Benson (Pittsburgh, 22 marzo 1943) è un magnifico chitarrista jazz apparso sulle scene nei ’60. Il grande successo lo ottenne nei due decenni successivi spostandosi progressivamente verso una musica più facile, cantata (benissimo), finanche danzereccia. In particolare dal disco Breezin’ del 1976 e con l’apice di Give Me The Night del 1980, ma ha continuato fino a oggi a esser ben presente sia discograficamente sia in concerto. Ottimo esempio della sua fase più luminosa è il live del ’78 Weekend in L.A..
Questo articolo è tratto dal libro 📙 Eroi elettrici - I grandi solisti della chitarra Bill Frisell è il chitarrista che più congiunge, in modo creativo e quindi originale, moltissimi generi e stili, sia musicali sia prettamente chitarristici. Attivo discograficamente dai primi anni ’80 sia come leader di propri progetti sia come collaboratore di altri o semplicemente ospite in qualità di chitarrista.
Tratto dal mio libro Eroi elettrici - I grandi solisti della chitarra
Frank Zappa è stato un chitarrista elettrico tra i più importanti in assoluto. In particolare il suo linguaggio musicale solistico è stato molto creativo: fu esplorativo sia nella sostanza (le note in sé) sia nella forma (l’articolazione tecnico-espressiva).
Tratto dal libro Eroi elettrici - I grandi solisti della chitarra Robben Ford è uno dei massimi chitarristi fusion di sempre. E quando si tratta di Fusion non ci si deve riferire semplicemente a un raffinato stile strumental-borghese di colto Pop-funk venato di Rock, ma a un sofisticato genere che ha come matrice il Jazz, e quindi una importantissima e adulta radice musicale: se non si padroneggia la grammatica e la sintassi jazz non si può tessere un serio discorso di musica Fusion. Questa è la ragione per cui anche grandi chitarristi rock non hanno accesso a questo genere.
Il Blues è tra le meraviglie musicali del Novecento. Infatti, all’alba dello scorso secolo in Occidente, una delle novità musicali più importanti è stata proprio l’apparizione del linguaggio jazz-blues di matrice afroamericana, che si è affiancato e sovrapposto a quello classico-europeo.
È stupefacente la capacità di alcuni artisti nel rendere interessanti cose costituite da elementi più che semplici… Con fattori minimi e comunissimi si possono conseguire ottimi risultati.
Il 10 ottobre 1969 viene pubblicato il secondo album solista di Frank Zappa, "Hot Rats". E' uno dei dischi fondamentali di questo magnifico compositore-chitarrista; e siccome tra i maggiori artisti musicali del Novecento, deve essere preso in seria considerazione da chiunque sia interessato alla grande musica, senza peraltro sforzarsi più di tanto: Hot Rats ha una superficie scorrevole e smussata ma con contenuti notevoli al suo interno.
Tratto dal libro 📙 Eroi elettrici - I grandi solisti della chitarra Brian May è stato tra più importanti chitarristi elettrici in assoluto. Non semplicemente perché ha fatto parte di uno dei gruppi rock più pregevoli e apprezzati della storia di questo genere, i Queen, ma perché si è distinto dagli altri chitarristi nell’andare a costruire, con la sua chitarra, musica a tutto tondo. Le sue parti chitarristiche, maestose in termini di quantità e straordinarie in termini di qualità, sono da antologia, da manuale del perfetto chitarrista rock.
Amicizia è un termine che oggi sottende un istantaneo dare/avere, che si consegue col ridottissimo movimento di un dito; merce di bassissimo pregio sia astratto sia pratico, perfettamente anonima e superficiale; a volte effetto di asseriti entusiasmi per qualcuno o qualcosa da condividere per consolidarli. Amicizia è in realtà principalmente un incontro morale, ed è in tal senso una realizzazione di equità creata con l’armonia; ed è possibile vera e feconda armonia solo tra entità dissimili: quelle simili fanno coro unisono, rafforzano all'istante ottuse energie proiettandole solo in modo rettilineo, non si espandono in tutte le direzioni gradualmente nel tempo, effetto di ponderazioni e mediazioni. La vera amicizia ha acuta intensità energetica fuori di sé.
Castello di Carimate, dintorni di Como, autunno 1979, si sta registrando il terzo disco del giovane ed emergente cantautore napoletano Pino Daniele, quello che lo proietterà nell’empireo della musica italiana: Nero A Metà. I dischi immediatamente successivi eleveranno Daniele ancor più, confermando che non solo è nata una stella, ma che splende sicura come quella polare; allo zenith. Il disco è intriso di qualità a tutti i livelli; sarà un capolavoro.
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Carlo Pasceri
Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore. TEORIA MUSICALE
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Aprile 2023
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