Di sincera anima rock (Carlton era più jazzy), Lukather è riuscito a infondere quarti di nobiltà al potente vibe e all’aggressivo lirismo che contraddistinguono il buon chitarrista di questo sanguigno genere, ampliando il linguaggio soprattutto mediante misuratissime aggiunte di note di passaggio nelle frasi solistiche (cromatismi), tanto calibrate quanto preziose nell’infondere agli assoli sapori nuovi. Basterebbe fare attenzione a due tra i suoi assoli più famosi nelle due hit Hold The Line e Rosanna per apprezzare queste originalità, ha mescolato bending intonatissimi con fluidissime frasi, non mancando di essere un buon melodista. Lunghissima la lista di altri brani in cui Luke emerge, però non possiamo tacere l’eccezionale Don’t Stop Me Now con ospite Miles Davis, lasciando a lui il proscenio e suonando benissimo il tema melodico. (Comunque, visto che ci siamo, nello stesso disco, Fahrenheit, gli eccellenti interventi solistici in Without Your Love.)
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Dunque Lukather è stato un session man richiestissimo anche perché oltre essere in grado di leggere la musica e buon conoscitore dell’armonia applicata alla chitarra (specifiche soluzioni di disposizioni accordali), ha mostrato un’altra particolare capacità, tanto poco evidente ai più quanto pregiata per essere un professionista, quella di avere un ottimo senso del tempo metronomico e del groove (abilità non così diffusa come si potrebbe credere); altresì un controllo tecnico-articolativo della micro dinamica fuori dal comune.
Questo gli ha permesso di svolgere le parti chitarristiche con esemplare rapidità e precisione*, oltre che con quella sana dose di creatività che gli veniva lasciata decantare quando si metteva a disposizione per conto terzi, da manuale anche le sue parti di accompagnamento soul-funkeggianti; pertanto Lukather è stato uno strumentista di eccezionale efficacia.
Infatti ha prestato la sua enorme versatilità ed efficienza a una serie interminabile di artisti, da Michael Jackson a Roger Waters, da George Benson a Joni Mitchell, da Alice Cooper a Cristopher Cross… D’altronde godeva della fiducia anche di un nume tutelare del Pop come Quincy Jones.
Insomma, oltre le sue innumerabili collaborazioni come session man, e di là ovviamente di tutti i dischi coi Toto e di alcuni discreti dischi in qualità di solista (particolare Santamental del 2003 ove incrocia le asce con altri campioni), e di quello già citato con Carlton, segnaliamo che ha fatto parte del gruppo dei Los Lobotomies, ove si può ascoltarlo in un ambito più fusion che rock o pop.
Un grande chitarrista elettrico.
* All’epoca per essere degli efficienti professionisti erano necessarie competenze e capacità operative notevoli, mentre da almeno vent’anni, a fronte della potentissima tecnologia digitale diffusissima, il lavoro di registrazione dei dischi è divenuto un gioco da ragazzi: si può manipolare di tutto e di più.
Tratto dal libro 📙 Eroi elettrici - I grandi solisti della chitarra