Per inquadrarlo rapidamente, citando solo le discendenze più famose, si può immaginare Frisell come una creatura musicale che nasce immersa nel country (Chet Atkins) imparando il clarinetto, e consanguinea a Hendrix e Fripp, Jim Hall e Wes Montgomery; pertanto con carattere di aggressività, finezze quasi cameristiche, sperimentazioni sonico-elettroniche con sfumature etniche nonché free, droni e swing.
L’acquisita sapienza armonico-melodica jazzistica, veicolata con l’uso del pedale volume con stratificanti effetti di riverbero ed eco, filtraggi di ogni tipo, finanche la chitarra sinth, ha permesso a Frisell esplorazioni e realizzazioni musicali notevolissime anche in termini compositivi, riscontrabili innanzitutto nei suoi primi dischi solisti (In Line, Rambler, Lookout for Hope, Before We Were Born, Is That You?, More News for Lulu, Where in the World?, Have a Little Faith), e nelle tantissime collaborazioni (Lyle Mays, Bob Moses, Paul Motian, John Zorn e Naked City, Elvis Costello, David Sylvian, coi Bass Desires di Marc Johnson in coppia con John Scofield).
Frisell lotta per flettere le note, curvarle, e farle vivere; glissa assiduamente l’intonazione fratturando il continuum frequenziale per passare da una nota all’altra similmente agli strumenti che non hanno i semitoni prestabiliti: rifiuta il destino di una nota stabile, anche microtonalmente, precisa nella sua inamovibilità letale.
Che siano brani composti da lui o da altri, arrangiamenti di pezzi pop o classici, spumeggianti onde di suoni alla ribalta o tremolanti e isolate note sullo sfondo, che si tratti di accompagnare o andare in assolo, Bill Frisell è sempre a suo agio ed è spesso decisivo nel definire qualsiasi scenario musicale.
Estremo.
Tratto dal libro 📙 Eroi elettrici - I grandi solisti della chitarra