Impossibile tracciare un profilo esaustivo di questo gigante in un breve articolo, anche solo chitarristicamente, men che mai musicalmente a tutto tondo, qui mi limito a segnalare una dozzina dei suoi assoli più significativi, quindi nemmeno ciò che ha compiuto con la chitarra a livello armonico-accordale e le sue ricerche timbriche: innovativo anche in questo.
Ha iniziato a cavallo tra i ’60 e i ’70, ed è emerso discograficamente partecipando nel 1972 al disco Belladonna di Ian Carr (dei Nucleus), poi nei Tempest di Jon Hiseman, in seguito affiancato e sostituito da colui che per qualche tempo rappresentò il suo alter ego stilistico nel versante rock: il troppo sottovalutato ma grandissimo Ollie Halsall, che confluì nei Tempest dopo lo scioglimento dei Patto.
Per tutti i Settanta Holdsworth ha collaborato con la maggior parte delle realtà più importanti del Jazz-Rock mondiale, ritrovandolo anche con Soft Machine, Lifetime, J.L. Ponty, Gong, U.K. e Bill Bruford.
Nel 1976 Holdsworth tentò la via “solistica”, costituendo un fantastico quartetto, chiamando a sé Alphonso Johhson, Alan Pasqua e Narada Michael Walden; pubblicò Velvet Darkness.
Il suo secondo tentativo come leader si ebbe solo nel 1982 con I.O.U., dopo peraltro un periodo alquanto buio: scarsissimi risultati, scoraggiamento del nostro, che era addirittura sul punto di abbandonare la carriera.
Però a quel punto intervenne una rockstar, Eddie Van Halen, che lo aiutò moltissimo per dare alle stampe un EP, Road Games, che fu una mano santa… Da qui in poi iniziò davvero la carriera come leader di questo titano musicale.
Il suo tipicissimo stile risente dell’influenza jazzistica, in special modo coltraniana; il Coltrane dei Sessanta, quello dei cosiddetti sheets of sound, con l’intricata affabulazione di ragguardevoli nodi armonici e melodici sciolti con l’estrema fluidità di rapidissime linee con orbite molto eccentriche che raramente atterrano, talvolta alternate da intense escursioni liriche sul registro basso, sovente alto e altissimo: sostanzia quel punto magico ove gli opposti si congiungono confluendo l’uno nell’altro, frasi velocissime con lentissime, registri alti e bassi.
Di Coltrane Holdsworth ha ripreso anche la dedizione quasi ascetica di ricerca musicale volta a raffinare sempre più un itinerario che predilige dunque una verticalizzazione degli assetti musicali, ossia meno ampiezza di orizzonte e quindi differenziazioni di esiti per concentrarsi sull’esplorazione quasi ossessiva di alcune inusitate dimensioni per perfezionarle nel tempo, rendendole sempre più radicali, per librarsi e raggiungere sommità.
Caro Allan, ovunque tu sia, magari parlando con Mr Spock in chissà quale galassia, grazie.
1975 - Soft Machine: Bundles/Land of the Bag Snake
1975 - Lifetime: Snaike Oil
1975 - Lifetime: Mr Spock
1976 - da Velvet Darkness: Velvet Darkness
1976 - Lifetime: Inspirations Of Love
1976 - Gong: Expresso
1977 - J.L. Ponty: Enigmatic Ocean part III
1978 - U.K.: In The Dead Of Night
1983 - da Road Games: Three Sheets To The Wind
1983 - da Road Games: Road Games
1984 - da Metal Fatigue: Devil Take The Hindmost
1986 - da Atavachron: Funnels
1996 - da None To Soon: Isotope
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