Adoro l'autunno, col suo clima e la sua atmosfera di pacatezza, coi suoi colori e fragranze; il ritmo lento delle foglie che si separano dagli alberi per volteggiare al primo soffio di vento, foglie autunnali: Les Feuilles Mortes. Il suono è dolce e malinconico anche in inglese: Autumn Leaves. Una magnitudine attrattiva alla quale non seppi resistere: Autumn Leaves, una tra le canzoni più famose in assoluto, fu tra i primissimi pezzi che imparai, vuoi per il titolo, vuoi perché molto diffusa, vuoi perché alquanto semplice.
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I due fattori compositivi più usuali dei brani musicali sono il tema melodico e il Riff. Il tema quasi sempre è sostenuto da successioni tonali di accordi che ne amplificano, di molto, l'efficacia e la caratterizzazione, ed è di poche note alquanto allungate e ripetute, con pause: spesso giunge a misurare 16 battute. Il Riff è un ostinato accordale-melodico in tessitura medio-bassa di un paio di battute che si autosostiene soprattutto in virtù dell’ossessiva ripetizione e che pertanto è quasi sempre modale, ossia non ha una serie di accordi; a volte ha un minimale motivo melodico sovrapposto.
Steve Coleman, compositore-sassofonista (contralto) emerso dopo la metà degli Ottanta dello scorso secolo, è una delle maggiori figure del Jazz e dintorni. Ha fondato a New York un notevole collettivo musicale denominato M-BASE, acronimo di Macro - Basic Array of Structured Extemporizations, che ha esercitato una rilevante influenza sulla musica contemporanea, quella più avanzata e avvertita di segnali estetico-compositivi sperimentali.
Quel meraviglioso ed enorme vortice di onde di energia qual è la musica per me è stato sin da subito una specie di radar che mi ha aiutato a orientarmi nel mondo: mi segnalava i profili e i colori della realtà circostante. Divenne anche un sonar per scandagliare in profondità; di conseguenza ho vissuto. E così tuttora vivo. Talvolta nella mia testa l’eco della musica mi fa come intravedere nel buio la coda di un segreto sul punto di svelarsi, ma che gira l’angolo e sparisce, inafferrabile. Come un sogno che sta svanendo e che si cerchi di rammentare… Tuttora lo cerco.
Musica di protesta sociale, aggressiva, rapidissima, esasperata ed esasperante, incentrata sul rifiuto delle norme e regole compositive e tecnico-strumentali; e delle gerarchie. Trasgredisce tutto e tutti. No, non è il punk, è il free-jazz. Soprassedendo gli esperimenti di Lenny Tristano di fine anni Quaranta (e poi di altri), il free-jazz (chiamato all’inizio “new thing”) è nato e cresciuto in USA negli anni Sessanta per opera di musicisti di colore. E nel 1971 (registrato l'anno precedente) è pubblicato Where Fortune Smiles, successivamente accreditato al solo nome di John McLaughlin; un’opera discendente dall’esperienza che in quegli anni aveva raggiunto il culmine, che stava fecondato continenti diversi e musicisti non necessariamente legati alla causa del Black Power. Ciò indica il poderoso impatto che la “new thing” ebbe nella comunità musicale.
Pat Metheny è in assoluto tra i più grandi chitarristi-compositori contemporanei, ma io lo trovai all’inizio un po’ scialbo e antipatico.
“Poli-”: primo elemento di parole composte di origine greca o moderna, indica molteplicità numerica o quantitativa. Questo recita il dizionario di un prefisso che calza a pennello a Jack DeJohnette, compositore e polistrumentista di Jazz e dintorni, in special modo batterista. È una delle figure musicali più “poli...”.
Volevo raccontare del viaggio inaugurale di Herbie Hancock che tanto ha affascinato generazioni di ascoltatori e musicisti, ma non lo farò. Di un pezzo di musica jazz tra i pochissimi a esser divenuto uno standard (ossia un brano di riferimento nel genere jazz) pur non possedendo alcuna caratteristica swing, né riff né rimandi blues.
Una stravagante ballata che è in assoluto il brano preferito da Hancock (nato per un jingle). Dirvi del suo sondare ampi spazi ignoti, per poi ben scandagliare le parti più ammalianti; e invece no. Della sua materia e forma, della sua carne e sangue, del suo essere fuori schemi con garbo. Meglio tacere. Nel mondo musicale è molto diffusa la parola e nota l’importanza dello swing, meno la sua conoscenza; rispondendo a una specifica domanda di un lettore... Swing: con questa parolina inglese (oscillazione) dal ’900 si designa, di solito quando con la maiuscola, uno stile del Jazz in voga per una decina di anni pressappoco dalla metà degli anni Trenta ai Quaranta; con la minuscola, una qualità ritmica (prevalentemente del Jazz). Ci occupiamo di quest’ultima.
Lo statunitense Blues e lo spagnolo Flamenco sono parenti più di quanto si creda. D’altra parte circa un secolo fa Jelly Roll Morton, uno dei padri del Jazz, parlava della musica di colore spagnolo (Spanish Tinge)… La Spagna, terra abitata anche da gitani erranti, mercanti ebrei e schiavi provenienti dall'Africa, si è alimentata degli influssi culturali di ritorno dall’America anch'essa meticcia. E il Flamenco è un'espressione musicale prodotta in Andalusia nella prima metà dell'Ottocento ed è la sintesi tra l'Andalusia cristiana e quella musulmana.
“Il silenzio comincia ad assumere un corpo, a diventare una cosa.” Così il poeta, ma a ben ascoltare In A Silent Way di Miles Davis, la sua via non è poi così silenziosa, anzi… È trascorso più di mezzo secolo e questo celebre disco ancora ci interroga. Ci interroga ancora forse perché, seppur diffusamente considerato un capolavoro, la letteratura relativamente a esso scarseggia.
Sollecitato dalla domanda di un lettore a proposito della "faccenda controversa del brano In a Silent Way di Zawinul, registrato da Davis e dopo un paio di anni rifatto da Zawinul stesso, anche perché sembra fosse insoddisfatto della versione di Miles: le due versioni si somigliano o no?" Domanda pertinente: diffusamente (anche nella pubblicistica più attenta) si ritiene che le due versioni si somiglino; se così fosse Zawinul ci avrebbe ripensato nel considerare la versione di Miles insoddisfacente…
Si sa, nel nostro Belpaese vige spesso il bel tempo e la leggerezza del vivere: sole, cieli azzurri, calore… E chissà se è un caso che le due canzoni italiane più famose nel mondo sono quella di Domenico Modugno Nel Blu dipinto di Blu (Volare) e quella di Bruno Martino (poi chiamata) Estate. In particolare quest’ultima, pubblicata nel 1960, è stata ripresa anche nel mondo jazzistico; infatti, seppur semplice, si presta a essere interpretata quindi plasmata giacché ci sono vari settori di flessibilità armonico-melodica che stimolano gli improvvisatori.
Questo articolo è tratto dal libro 📙 Eroi elettrici - I grandi solisti della chitarra Lo statunitense George Benson (Pittsburgh, 22 marzo 1943) è un magnifico chitarrista jazz apparso sulle scene nei ’60. Il grande successo lo ottenne nei due decenni successivi spostandosi progressivamente verso una musica più facile, cantata (benissimo), finanche danzereccia. In particolare dal disco Breezin’ del 1976 e con l’apice di Give Me The Night del 1980, ma ha continuato fino a oggi a esser ben presente sia discograficamente sia in concerto. Ottimo esempio della sua fase più luminosa è il live del ’78 Weekend in L.A..
Questo articolo è tratto dal libro 📙 Eroi elettrici - I grandi solisti della chitarra Bill Frisell è il chitarrista che più congiunge, in modo creativo e quindi originale, moltissimi generi e stili, sia musicali sia prettamente chitarristici. Attivo discograficamente dai primi anni ’80 sia come leader di propri progetti sia come collaboratore di altri o semplicemente ospite in qualità di chitarrista.
Tullio De Piscopo è il più famoso batterista italiano. Molti sanno che è un bravissimo uomo di musica, fertile autore e istrionico cantante-batterista, tuttavia la sua maestria come puro strumentista non tutti la intendono per quel che è nella sostanza. Ciò perché molti la fanno derivare dal suo essere un po’ plateale, dalla sua sovraesposizione, quando si tratta di mostrare la propria abilità al grande pubblico, ma De Piscopo è molto di più. Infatti, di là della sua stoffa volta all’ostentazione, erede di eccellenti e famosi predecessori del secolo scorso come Gene Krupa, Louie Bellson e Buddy Rich, coi loro celebri assolo, De Piscopo è un batterista più raffinato di quanto comunemente si creda…
Nefertiti di Miles Davis è il culmine della ricerca e sviluppo di un gruppo di musicisti fuoriclasse, è un’ascesa iniziata circa quattro anni prima, nel 1964. I prodromi si ritrovano nel 1963, anno in cui Miles Davis, già star del Jazz, cominciò a coagulare intorno a sé risorse umane, e quindi idee, nel disco Seven Steps To Heaven; tuttavia mancava il tassello più importante a livello compositivo, il sassofonista Wayne Shorter, Herbie Hancock (pianoforte), Ron Carter (contrabbasso) e Tony Williams (batteria) insieme con Shorter furono messi insieme dal più grande “vampiro” e ricostruttore musicale: Miles Davis.
Charles Mingus, nato nel 1922 e morto nel 1979, afroamericano dalla pelle alquanto chiara, è vissuto in uno stato quasi permanente di collera, dando un rilevante contributo alla musica jazz sferzandola di “bluesitudine”. Cuore plasmato dal cervello, Mingus incarnò l’ira organizzata. Musicalmente allevato in un ambiente classico (famiglia relativamente benestante), dallo studio del violoncello è passato al contrabbasso (suonava anche il piano); fu attivo musicalmente dagli anni ’40 ai ’70, ma le sue cose più importanti sono nel decennio a cavallo tra i Cinquanta e Sessanta. Di là che fosse un buon strumentista, essere compositore e band-leader per un bassista era più che raro.
Si sa, i luoghi comuni sono duri a morire, alcuni più di altri… per esempio che il Jazz e il Blues siano generi musicali “africani”, ossia che abbiano chissà quali elementi musicali di quel meraviglioso continente, che dal Blues discenda direttamente il Jazz (e un po’ tutta la musica del Novecento a eccezione di quella Classica), e che esistano le blue notes…
Il Blues è tra le meraviglie musicali del Novecento. Infatti, all’alba dello scorso secolo in Occidente, una delle novità musicali più importanti è stata proprio l’apparizione del linguaggio jazz-blues di matrice afroamericana, che si è affiancato e sovrapposto a quello classico-europeo.
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Carlo Pasceri
Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore. TEORIA MUSICALE
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Aprile 2024
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