Senza addentrarci troppo nei dettagli, le due versioni esteriormente si somigliano: sono tutte e due senza pulsazione ritmica e con pochi strumenti, peraltro molti in comune (piani elettrici, contrabbasso, sax soprano e tromba), atmosfera bucolica, solo melodia strumentale senza alcun assolo.
Storicamente la versione principe di In A Silent Way è quella di Davis, che peraltro, come era solito fare, aveva invitato Zawinul a portare sue composizioni per le sedute di registrazione del disco (l'altro brano portato dall'austriaco fu Directions): il divino Miles è sempre stato formidabile a imprimere il suo magnifico stigma anche a cose altrui, perfino se erano già di grande pregio. E di approfittarsi anche di collaborazioni nate in modo estemporaneo o quasi, come fu in questo caso per John McLaughlin.
E In A Silent Way è un pezzo di musica sospeso soprattutto tra lo sciabordio dei piani elettrici di Chick Corea ed Herbie Hancock, e il ronzare continuo del contrabbasso di Dave Holland su un’unica nota, col tema inizialmente esposto (due volte) in maniera quasi esitante e folk dalla chitarra elettrica di McLaughlin, che fu sollecitato a improvvisare seduta stante la sua parte; la melodia è poi ripresa dall’etereo sax soprano di Wayne Shorter, tema ripetuto dalla tromba del gran sacerdote, che conduce la musica alla sua sublimazione finale.
Liturgia laica, salmodica ricerca dell’astrazione per elevarsi. Un brano che è stato inserito in un disco invece terragno, di carattere funky, stabilendo un bilanciamento di fondo, una zona di quiete, una meta da raggiungere esplorando assenze e vivendo con serenità attese per il futuro: rarefazione di spazi che ineluttabilmente saranno più agitati.
I settori formali del brano non sono di facile individuazione giacché poco convenzionale in termini di riferimenti costitutivi la composizione, è un flusso melodico alquanto continuo, peraltro senza scansione ritmica, in tempo rubato. La strutturazione appresso è quella che ritengo rinvii più funzionalmente a una forma adeguata per comprendere il brano.
La sorpresa è che nella sezione D ritroviamo quasi letteralmente la versione del ’69, quella di Davis: Miles avrebbe quindi estrapolato questa dall’originaria composizione e fatta esporre per quattro volte da diversi strumenti; non prima di averla provata con tanto di ritmica bossa nova e successione accordale (come testimonia una prova registrata in studio prima della versione definitiva).
Tuttavia sembra certo che l’idea di rendere del tutto statica questa sezione sia stata di Davis, poi ripresa da Zawinul per la sua versione; staticità modale che forse l’austriaco ha adottato anche per le altre parti delle varie sezioni… In ogni caso abbiamo due edizioni di uno stupendo brano che ben evidenziano come la musica sia semplice nella sua sensazione effettiva ma conseguenza di sofisticate procedure.
L'analisi di due capolavori di Miles Davis sono incluse nel libro Dischi da leggere - Collezione n.1.