Carlo Pasceri
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Libro Eroi Elettrici

La lunga "Estate" jazzy di Bruno Martino

16/4/2018

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Si sa, nel nostro Belpaese vige spesso il bel tempo e la leggerezza del vivere: sole, cieli azzurri, calore… E chissà se è un caso che le due canzoni italiane più famose nel mondo sono quella di Domenico Modugno Nel Blu dipinto di Blu (Volare) e quella di Bruno Martino (poi chiamata) Estate.
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In particolare quest’ultima, pubblicata nel 1960, è stata ripresa anche nel mondo jazzistico; infatti, seppur semplice, si presta a essere interpretata quindi plasmata giacché ci sono vari settori di flessibilità armonico-melodica che stimolano gli improvvisatori.
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Di là della cantabilità melodica che offre quella pervasiva suggestione atmosferica sempre affascinante, l’elemento principale preso in esame dai jazzisti per la loro rielaborazione è quello armonico, pertanto dell’avvicendamento accordale, che non deve essere troppo statico a livello diatonico-tonale.
Dunque, di solito, un pezzo interessante per un jazzman deve avere modulazioni armoniche, ossia cambi di tonalità e quindi di scale (il che metterebbe in seria difficoltà qualsiasi musicista non jazzista, anche quelli bravissimi nel loro genere), cosicché può tessere le sue linee musicali in un campo di azione più ampio e profondo.
Nella versione originale Estate è un brano in tempo medio di forma AABA di 32 misure con una breve coda di 4, perciò in totale un pezzo di 36 misure.
Basilarmente in RE minore (Dm), ma dopo appena tre misure modula nel relativo maggiore ovvero FA (F), e nella parte B modula nella tonalità parallela cioè RE maggiore (D), per tornare (anche qui dopo appena tre misure) in FA maggiore (F).

FotoClicca per ingrandire
Si segnala che la versione diffusa nel Jazz e dintorni, oltre la traslazione una terza minore discendente, pertanto in SI minore, è in tempo lento e (probabilmente per questo) sono state tolte non solo le 4 misure della coda ma anche una misura per ognuna delle quattro sezioni, divenendo di 7, quindi in totale di 28.
Storiche versioni quelle di Joao Gilberto, Michel Petrucciani e Chet Baker.
Ma a ben vedere Estate regala altro, è meno convenzionale di quanto a prima vista sembri…
Ha una struttura modulare che prevede 3 segmenti, che chiameremo a, b e c; endemicamente ciò la rende da una parte ancor più flessuosa dall’altra ancor più compatta: una dimensione ancor più interessante per un jazzista.
Dalla partitura si evince chiaramente che dopo 3 misure del segmento a (in verde) c’è una transizione per modulare nel segmento b (in rosso), e che questo b è lo stesso modulo che Martino innesta nella parte successiva convenzionalmente considerata B, e che qui è segnata come c (in azzurro). Insomma la forma è più prismatica e interessante: abab cb ab, in luogo di AABA. 

E, senza entrare troppo nel dettaglio, si sottolinea che la melodia è particolarmente costante nelle continue arcate ascendenti-discendenti, ma, diversamente da ciò che comunemente accade nelle canzoni pop-rock, è scolpita mediante salti intervallari (fondati su arpeggi diatonico-tonali), quindi poco scalare; solo il segmento c è più graduato, donando così un opportuno equilibrio tra sinuosa raffinatezza e cantabile linearità tra le varie parti.
Sono tutte superfici d’intervento che un jazzista predilige, giacché la sua prevalente dimensione di lavoro è quella di osservare alquanto rapidamente una partitura e ancor più rapidamente interagire col brano che si concreta suonando con gli altri musicisti; ed Estate è un pezzo italiano che è entrato a far parte del repertorio internazionale, l’unico.

​Non stupisce più di tanto che fu Joao Gilberto nel 1977 a riscoprire Estate inserendola nel suo disco “Amoroso”, giacché la versione originale era alquanto permeata di brasilianità.
Nel 1982 un giovane Petrucciani in trio ha dato vita a una versione particolarmente lirica, con il respiro delle spazzole del naturalizzato francese Aldo Romano e il grave ma agile contrabbasso del nostro Furio Di Castri: fu il pezzo forte del suo disco che intitolò proprio Estate, e che rese tutti noi più orgogliosi.
L’anno seguente Estate fu ancor più elevata di rango: il grande Chet Baker la suonò anch’egli in trio (con l’ottimo chitarrista belga Philip Catherine e il contrabbassista J.L. Rassinfosse) nel disco “Crystal Bells”, consacrandola definitivamente.
Estate quindi fu da loro, e da altri, riattualizzata strumentalmente, trasformando una bella canzone a ulteriore terreno fertile per talentuose reinvenzioni di grandi musicisti: la magia del Jazz è rendere immortale una musica non fossilizzandola tramite pedisseque ripetizioni, ma mutandola continuamente.

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    Carlo Pasceri
    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


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