Tom Scholz e i Boston! Un piccolo colpo: mi ricordano i miei vent’anni, o giù di lì. Una volta tanto lascio da parte il Jazz- Rock, il Prog, il Jazz, i grandi protagonisti. E lascio andare pure me, facendo riemergere alcune sensazioni canaglie… Approssimazioni interiori, sentimenti impalpabili, elaborate indeterminatezze, date forse dall’ineluttabile battaglia tra il manifestarsi del risentir emanazioni di fragranze e suoni antichi, e l’impossibilità fisica che ciò possa accadere.
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Tratto dal libro 📙 Eroi elettrici - I grandi solisti della chitarra
Larry Carlton è un chitarrista elettrico molto importante. Sin dal suo esordio nel 1973 (in verità appena ventenne nel '68 registrò un album di cover in tardo stile Wes Montgomery: With a Little Help from My Friends), e poi nei dischi di gruppi come The Crusaders e Steely Dan e successivamente nei suoi dischi solisti (dall'omonimo del ’78), è stato in sostanza il primo che ha perfezionato il chitarrismo Fusion. Il genere Fusion, all’osso, è una miscela tra il Jazz e il Pop. Perciò, in maniera un po’ sbrigativa e brutale, la Fusion si può intendere come il concretarsi di una sofisticata song strumentale funkeggiante con solismi jazz’n’blues (a volte di indole esotica-etnica).
Il britannico Peter Frampton, ottimo, ma sottovalutato, chitarrista rock (e discreto cantante), andrebbe riscoperto.
Il discorso su Wes Montgomery lo faccio semplice e incisivo, come lo stile di Wes. Ci sono state due scuole stilistiche principali della chitarra jazz: quella bianca e quella nera. Quella bianca più rapsodica, virtuosistica e intellettuale, e quella nera più blues-swing espressiva. Da una parte Eddie Lang, Django Reinhardt, Billy Bauer e a seguire tutti gli altri grandi. Dall’altra, Charlie Christian (fine anni ’30 inizio ’40) e il suo straordinario epigono: Wes Montgomery (fine anni ’50 gran parte dei ’60); poi a seguire George Benson ecc.
Tratto dal libro 📙 Eroi elettrici - I grandi solisti della chitarra Jimmy Page, ben più dell’eroe elettrico tutto assoli e gesti eclatanti. Ha suonato tutto quello che somigliava a una chitarra, pure alla lontana, e con tutto quello che le mani potevano impiegare (plettri, bottleneck, archetti). Ha pure suonato l’aria!
Tratto dall'introduzione al libro "King Crimson – Red” (amzn.to/1YUgD0Q).
1969 – 1974, sei anni di una dorata epoca per la musica, e per i King Crimson sette dischi che porteranno il gruppo direttamente tra quelli che hanno contribuito a scrivere tra le pagine più importanti della storia del Rock; peraltro quello più contiguo al Jazz. John McLaughlin sin da quando è apparso sulla scena musicale internazionale, all'alba dei ’70, si è imposto come un chitarrista differente e di caratura superiore rispetto gli altri imperanti all'epoca; specie di antitesi complementare al triumvirato inglese formato da Clapton, Page e Beck e del loro stile rock-blues “progressivo”; McLaughlin era il moderno e colto jazzista attratto potentemente dal magnete rock capace di aggredire la sei corde e sprigionare scintille elettriche quanto loro.
Il testo seguente è tratto dall'introduzione al libro "Deep Purple - In Rock" della collana Dischi da leggere. […] Se è vero come è vero che il Rock nei ‘60 è cresciuto e maturato attraverso una sintesi estremamente creativa tra Rock’n’Roll, Soul/Rhythm & Blues, canzone e ideazioni e manipolazioni di suoni, l’Hard Rock è la sua semplificazione focalizzandone alcuni tratti e radicalizzandoli. L’Hard Rock, per questo, è uno stile e non un genere, e i campioni di questo stile sono i Deep Purple. Più velocità e meno “romanticismo”, meno suoni e timbri ma più aggressivi, meno sequenze di accordi e più riff (ed eventualmente assoli), meno melodie e più ostentazione di abilità, meno ritmi e più martellamento, parti vocali più gridate che modulate finemente. Insomma, meno contenuti e sfumature ma tantissima energia, e i Deep Purple non sono soltanto la quintessenza di questo, sono l’eccellenza dell’Hard Rock.
Peter Green sostituì Eric Clapton nei Blusbreakers di Mayall e influenzò decisamente lo stile di Carlos Santana (cosa peraltro sempre dichiarata dal chitarrista di Samba Pa Ti). Queste le credenziali di un enorme talento chitarristico tanto evidente già da quel 1967 anno del disco “A Hard Road” con i Bluesbreakers e della fondazione dei suoi Fleetwood Mac, quanto però non espresso compiutamente.
Gli Allman Brothers furono una via elegante e potente, articolata e agile del rock-blues tramite stradine country, soul e vicoli jazz. Furono una sorta di antitesi all’altra band rock-blues “sudista” degli U.S.A. che emerse subito dopo loro: i Lynyrd Skynyrd.
Se appartenete a quella stragrande maggioranza di persone, anche musicisti e chitarristi, che ritengono sia la chitarra il più importante strumento "responsabile" dei timbri musicali prodotti dei chitarristi elettrici di rock e dintorni (perciò suoni saturi) e volete continuare a pensarlo senza avere dubbi di alcun genere, non leggete il resto dell'articolo. Quella moltitudine di persone ritiene molto meno importante ciò che è posto dopo la chitarra ovvero l’amplificatore (che rammento essere costituito da pre-finale e altoparlante/i).
Tratto dal libro 📙 Eroi elettrici - I grandi solisti della chitarra Jimi Hendrix per molti potrebbe essere una specie di primordiale personaggio della scena rock più esteriore e bifolca, rozzo e iperbolico: uno stratosauro del chitarrismo elettrico rock.
No, Hendrix fu un geniale musicista “elettrico”, un artista che in soli quattro anni (1967 - 1970) e tre dischi registrati in studio (più quello live con Band of Gypsy pubblicato per obblighi contrattuali) è riuscito nella giungla musicale di allora a farsi largo a colpi di Stratocaster (il modello di chitarra da lui adottato di marca Fender): il Rock (pure) con lui ha subìto una notevole accelerazione di crescita, è diventato adulto. Tratto dal libro 📙 Eroi elettrici - I grandi solisti della chitarra Les Paul, al secolo Lester William Polsfuss, chitarrista e inventore, nasce il 9 giugno 1915 a Waukesha, Wisconsin. E' famoso per aver contribuito al progetto e alla realizzazione (insieme con il team di Ted McCarty) del modello di punta, che porta il suo nome, della chitarra elettrica solid body di casa Gibson, prodotta poi nel 1952: a oggi la Gibson Les Paul, insieme con la Fender Stratocaster, è la chitarra elettrica più nota al mondo.
Prendo spunto dall'anniversario della nascita di T-Bone Walker (28 Maggio 1910) per stilare un'essenziale storia dei chitarristi elettrici (solisti) di rock e dintorni. Con un finale "preoccupante".
Tratto dal libro 📙 Eroi elettrici - I grandi solisti della chitarra Django Reinhardt, chitarrista di origine belga, è un artista che non ha né precedenti né successivi; se non frammentati in migliaia di importanti musicisti influenzati più o meno direttamente da lui, che hanno “preso” almeno qualcosa dalla sua arte musicale.
Era la terza volta che ammiravo Santana dal vivo, da oltre 10 anni non era più tornato in Italia a causa di incidenti occorsi nei '70.
Erano ormai tanti anni che la sua musica e il suo chitarrismo si erano annacquati, comunque questa nuova occasione non me la sono fatta sfuggire! E come altre volte, pure in seguito non mi ha deluso: sempre generoso ha in ogni caso offerto una band super professionale e un repertorio vasto e ben assortito. Tratto dal libro 📙 Eroi elettrici - I grandi solisti della chitarra Pino Daniele è uno dei chitarristi italiani più bravi in assoluto (ma pochi se ne sono accorti). Senza andare ad analizzare il suo pur ottimo lavoro di accompagnamento, in un quadro di riferimento dei chitarristi più evoluti, anche turnisti professionisti, i suoi interventi solistici sono su un piano diverso e superiore. Daniele è sempre stato a suo agio nel tracciare improvvisazioni o comunque archi melodici solistici nell'uso delle varie “declinazioni” dello strumento chitarra: classica, elettrica (sia “pulita” sia “sporca”) e sinth. Mai pretestuoso e sempre opportuno, il flusso delle sue idee è stato spesso originale senza essere bizzarro, anzi...
Quello che non faccio mai (o quasi) è una classifica di questo o quello; ma stavolta mi voglio divertire e fare un po’ di attività da BAR dello SPORT. Il disco live che più mi piace e che ritengo il più completo di tutti i tempi, è LOTUS dei SANTANA. É un disco “monumentale”, solenne e grande anche come impegno profuso per erigere un qualcosa che sia sicuramente un’autocelebrazione delle cose già fatte, ma anche un’ulteriore estensione: insomma è un qualcosa che rappresenta benissimo il lavoro in studio già pubblicato, ma aggiunge (considerando i vari fattori in gioco che dopo elenco), innovando e spingendo in avanti (sperimentazione e ricerca). Il blues è l’unico genere musicale che non si è evoluto.
Il blues è l’unico genere musicale che se non corrisponde a quei minimi fattori con i quali è in effetti costituito da oltre un secolo, non è in sostanza considerato come blues. Il blues in pratica gira su 4 precise NOTE melodiche e 3 accordi maggiori. |
Carlo Pasceri
Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore. TEORIA MUSICALE
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Maggio 2024
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