Era un inesauribile e ispiratissimo improvvisatore di musica, che fosse costituita di linee allo stesso tempo serrate ed espressive o variazioni di motivi melodici cantabili e vibranti, che Reinhardt spesso riuniva in unico assolo.
Era un virtuoso non soltanto per alcune velocissime linee che eseguiva, ma soprattutto per il diffuso uso di molte tecniche: attacco netto e varietà ritmica, vibrato e legato, bending, pull off e pull on, note ribattute, trilli cromatici, armonici, accordi di collegamento, raddoppi in ottava. Erano diventati suoi cliché, che in ogni caso Reinhardt applicava sfruttandoli per conseguire non una esibizione di destrezza strumentale fine a se stessa, ma una struttura, un’architettura musicale complessa e sofisticata, mai gratuita e sempre funzionale, perché mai carente dell’essenza melodica insita (per quanto tangente e non esplicita potesse a volte essere).
Inoltre Reinhardt aveva variegati riferimenti musicali: Bach, Eddie Lang, Louis Armstrong, Coleman Hawkins, Paganini, Duke Ellington, Listz. Django ha fuso questi (e altri) in un originalissimo, lussureggiante e arabesco stile nelle linee che ideava ed eseguiva andando alla fine sempre al nocciolo melodico del brano che suonava: aveva una incredibile e unica capacità di controllo della sua continua oscillazione sia nel trascendere il pezzo che stava suonando sia di starci dentro ed esprimerlo con innumerevoli variazioni ed essere sempre riconoscibilissimo. Ovvero riusciva allo stesso tempo sia a suonare, per mezzo della sua geniale musicalità (e cliché tecnici messi a punto da lui), cose che erano bellissime e musicali a prescindere dal contesto musicale in cui erano inserite, si reggevano in piedi da sole, sia a parafrasare le melodie e le armonie dei brani attraverso espansioni e contrazioni di questi elementi e fattori, interpretandone la loro presenza, incrementandone la loro realtà con la sua fantastica immaginazione e tecnica. Duttilità totale e quindi sorprendente espressione, mediante brevissime frasette ma anche ampi archi melodici; il flusso musicale poteva essere reso discontinuo in qualunque momento per mezzo di tutto questo enorme armamentario di cui Reinhardt era in pieno possesso.
Il Prometeo dei chitarristi solisti, questo era Django Reinhardt; colui che li ha, in origine, forgiati e plasmati.
(Reinhardt ha composto pure alcuni notevoli brani, tra gli altri: Nuages, Minor Swing, Appel Direct, Bolero, Minor Blues, Manoir des mes reves, Fleche d’Or, Crépuscule, Nocturne, Oriental Shuffle, Djangology.)
Tratto dal libro 📙 Eroi elettrici - I grandi solisti della chitarra