Carlo Pasceri
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Libro Eroi Elettrici

Chitarristi rock, una specie in involuzione

29/5/2015

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Prendo spunto dall'anniversario della nascita di T-Bone Walker (28 Maggio 1910) per stilare un'essenziale storia dei chitarristi elettrici (solisti) di rock e dintorni. Con un finale "preoccupante".
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La storia comincia dopo l'alba dei ’60, ovvero dopo che i "tre King" discepoli di T-Bone Walker (B.B., Albert e Freddie), hanno fatto vedere e ascoltare che si può cantare con la chitarra. La chiave di volta è la saturazione del suono (distorsione), che rende il tono della chitarra non solo più aggressivo, ma soprattutto più duttile, malleabile, con note più lunghe, sostenute (sustain) e piegabili (bending) nell'intonazione, ricco di sfumature: è la nascita dello strumento che più di ogni altro ha mietuto in musica... in tutti i sensi.
Clapton, da metà anni '60 in poi, porta avanti il fraseggio blues, innervandolo con il rock e con un tono saturo con più sustain e quindi ancor più cantabile; appena dopo Hendrix lo espande e lo rimodella in modo fantasmagorico sia nei suoni, cavandone di straordinari, sia nel linguaggio espressivo (oscillava da furioso a super calibrato); e non solo a livello solistico. Blackmore impasta il rock-blues con la classica-barocca, Page dai '70 in poi rende più ampio il lessico e non solo come solista, ma anche lui, come Hendrix, a tutto spettro. Santana espande e sviluppa ulteriormente il linguaggio: più fluido, ritmico, agile e cantabile nello stesso tempo e con uso virtuosistico del feedback. Beck forgia suoni incredibili, impiegandoli musicalmente in maniera flashing e creativa.
McLaughlin dimostra che si può anche andare velocissimi con originalità di linguaggio ed energia; Holdsworth e Di Meola simili a McLaughlin, ma da differenti versanti e soluzioni tecniche (legato-lineare e con leva il primo, palm muting e più sincopato il secondo). 
A fine '70 inizio '80, Van Halen unisce l'uso selvaggio della leva e i suoni inusitati di Hendrix e Beck con interventi flash, insieme con l'uso diffuso e virtuosistico del tapping. Con lui, in sostanza, terminano le innovazioni.
Negli '80/90 Malmsteen, Satriani e Vai, in maniera esacerbata, velocizzano, raffinano, sofisticano, puliscono le cose fatte precedentemente. Più classicheggiante il primo (baroque&roll), più rock-fusion il secondo, più intellettuale-esotico il terzo.
Dopo di loro (nei '90 e '00) una pletora di chitarristi estremizzano ancor più l'azione tecnica, arrivando a somigliarsi un po’ tutti (Howe, Gilbert, Kotzen ecc.). Oggi più nulla.  
Questi ultimi "eroi" della chitarra elettrica hanno potuto sedimentare tutta la ricerca e sviluppo dei decenni precedenti. Apparentemente non manca loro niente, anzi! Perizia e teoria sicuramente solida. E non si dica che non sanno suonare il Blues, che non sanno o non saprebbero contorcersi su tre note in croce acute e sature, perché non è vero! Ma la chitarra elettrica rock si è fermata lì, anzi si sta involvendo...

Cosa manca davvero loro? Cosa è mancato a mano a mano e sempre di più nei decenni trascorsi?

Tutti i chitarristi sopra citati sono protagonisti del mio libro Eroi Elettrici
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    Carlo Pasceri
    Chitarrista, compositore, insegnante di musica e scrittore.


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