Va stabilito che la componente elettronica della chitarra elettrica è concretata dai magneti (pick-up), che trasducono le vibrazioni fisiche delle corde in segnali elettrici: in pratica sono dei microfoni. Questi dispositivi sono pertanto i primari responsabili* dei suoni delle varie tipologie e marche di chitarre elettriche: le due grandi marche e scuole storiche Fender e Gibson, oltre ad avere principi costruttivi un po’ differenti per quanto riguarda la parte “liuteristica”, differiscono nella tipologia di magneti in dotazione. Il risultato è che questi strumenti hanno suoni diversi.
Ma sono gli amplificatori i responsabili principali del suono dei chitarristi elettrici, non le chitarre!
Gli amplificatori sono dotati di controlli di volumi che determinano l’intensità e la profondità del suono stesso insieme con la distorsione del segnale, fondamentale e formidabile mutazione timbrica per il chitarrista elettrico (di rock e dintorni, talvolta pure di jazz); oltre ciò sono dotati di controlli di equalizzazione timbrica almeno a 3 bande (bassi-medi-alti) per l’ulteriore modificazione sonica. Va pure considerato che le differenti tipologie di altoparlanti in dotazione ai vari amplificatori hanno un ruolo non indifferente nella costruzione timbrica dei suoni: diversamente da quelli per Hi-Fi, che almeno per principio sono neutri (senza colorazioni timbriche) e quindi tutti simili, questi sono tutti diversi, hanno caratteristiche proprie che contribuiscono per il modellamento del suono finale.
Per avere prova di questo basta fare un semplicissimo esperimento: a parità di chitarre cambiare amplificatori, e viceversa… L’inevitabile risultato sarà che cambiando amplificatori cambierà e di molto il suono! Viceversa cambiando chitarre e mantenendo lo stesso ampli il suono certamente cambierà, ma molto, molto meno; concerne sfumature soniche, non di più. E quello che offre la passiva elettronica di un magnete di chitarra come caratteristica (suono più o meno brillante, più o meno “carico ecc.), gli ampli sono in grado di compensarlo mediante i loro attivi controlli di volumi ed equalizzazione; non è possibile il contrario.
E questo senza considerare l’ulteriore modificazione del suono che spesso viene operata: effetti di tanti tipi (wha-wha, leslie, chorus, flanger, tremolo ecc.) insieme con i semplici ma importantissimi riverberi ed echi, fanno sì che la chitarra, seppur matrice importante a livello manuale tattico per il chitarrista e affascinatissima, nella produzione del suono e dei timbri abbia una parte ridottissima.
La chitarra è la buccia del frutto sonoro, il succo timbrico dei chitarristi sta negli amplificatori**.
* Gli altri elementi che costituiscono una chitarra elettrica (legni, forme, ponticelli ecc.) sono influenti in minima parte, infatti tutti insieme non pareggiano quello dei magneti: la prova è che se per esempio a una Fender si cambiano i magneti adottando magari quelli tipici della Gibson, il suo suono cambia drasticamente avvicinandosi di molto a quello Gibson; pur non pareggiandolo perfettamente.
** Non pochi chitarristi a volte abbinano all’amplificatore i cosiddetti effetti a pedale (o a rack) chiamati overdrive e distorsori, per avere ancor più possibilità timbriche: essi sono preamplificatori aggiuntivi a quello insito dell’amplificatore.