[…] Se è vero come è vero che il Rock nei ‘60 è cresciuto e maturato attraverso una sintesi estremamente creativa tra Rock’n’Roll, Soul/Rhythm & Blues, canzone e ideazioni e manipolazioni di suoni, l’Hard Rock è la sua semplificazione focalizzandone alcuni tratti e radicalizzandoli.
L’Hard Rock, per questo, è uno stile e non un genere, e i campioni di questo stile sono i Deep Purple.
I Deep Purple non hanno avuto nemmeno un pezzo (proto)Metal. Come invece i Led Zep con “Whole Lotta Love”, “Dazed and Confused” e “Immigrant Song”, tanto per rimanere fino al 1970.
Da una parte il larghissimo, ma personalissimo, spettro dei Led Zep (qui sta la loro enorme importanza) e quello molto ristretto e quindi insistito e specializzato dei Sabbath (che ha pure fatto in modo di fondare il Metal), dall'altra i Deep Purple, che si sono messi, da In Rock in poi, nella condizione di concentrarsi su quelle coordinate Hard Rock sopradette, filtrando da questa prospettiva l’intero Rock dell’epoca.
[...] Nel ‘69 però, dopo l’uscita dei primi due dischi dei Led Zeppelin, i Deep Purple, per loro stessa ammissione, compresero quale fosse il loro “duro” percorso per il successo e svoltarono decisamente verso l’Hard Rock.
Ian Gillan e Roger Glover furono inseriti appena prima di registrare quello che la stragrande maggioranza dei critici e del pubblico considera il loro capolavoro: “Deep Purple In Rock”. Cominciarono a registrarlo nell’autunno del ‘69 e lo terminarono l’anno seguente; fu pubblicato nel giugno 1970. (Gillan proprio allora stava ottenendo un’ottima fama personale come interprete del ruolo principale nel musical di gran successo Jesus Christ Superstar). Comunque il collaudo pre-In Rock per Gillan (e tutti loro) fu la realizzazione del singolo “Halleluja”, che i boss della casa discografica ritennero essere più che incoraggiante.
I controllati, ma potenti, acuti gridati del passionale e vitale Gillan dopo un motivo melodico, comunque non sono strazianti come quelli di Robert Plant dopo un’inflessione sexy-blue di ripetuti baby-baby-baby… La chitarra al calor bianco di Blackmore non è tanto una torcia che brucia un po’ indisciplinata quanto una fiamma ossidrica; una fiamma chirurgica. Insomma Blackmore è lontano dalle grondanti espressioni di sudore di colore blue di Page; il tutto sostenuto e cucito dalle trame sature di organo Hammond di Lord calibrate sui bicordi/tricordi di Blackmore (con le infeconde duplicazioni di parti di Glover, bassista poco estroso e fantasioso ma che si dimostrerà capace di produrre ottimi riff e prendersi cura della gestione organizzativa/creativa del gruppo e in particolare di Gillan).
In aggiunta c’è Paice, batterista jazz innamorato del rock, esponente tipico della scuola inglese sulla scia di Mitch Mitchell (Hendrix) e Ginger Baker: energico e agile come un felino piuttosto che un rocker-soul tout court come Bonham, il fragoroso orso capace di zampate e grugniti potentissimi.
I Deep Purple da In Rock sono riusciti a convogliare quella specie di sconforto furente che stavano avvertendo per non essere ancora riusciti a sfondare, concentrando il loro fuoco rock per cogliere quest’obiettivo e allo stesso tempo volendo dimostrare che erano anche degli ottimi strumentisti. Da questa opera in poi saranno molto lineari e melodici, poco armonici e profondi, non stratificati né variabili nemmeno a livello timbrico (i suoni, esclusivamente elettrici, sempre quelli), ma spesso tutto ben convogliato a propensione di un orizzonte preciso e compatto. Non sofisticati ma potenti. Nessuno altro, a quel tempo, fu aggressivo ma accattivante, brillante, preciso ed elegante come loro.
Dunque sono riusciti a focalizzare e formalizzare maniere che sono più di altre risultate efficaci e diventate archetipi per molti. E anche per loro stessi: non hanno sperimentato null’altro che si discostasse da questa loro pietra angolare.
Un cambio di direzione spettacolare considerati pure gli esiti: da un enorme spettro di stili rock, influenze e massicce iniezioni di musica Classica, si sono concentrati (più di altri) per produrre musica prettamente con quello stile hard che stava emergendo proprio allora, pertanto hanno contribuito a definirlo e, visto il grande successo, a diffonderlo. […]